++++ +
Ogni storia è una storia… d’ansia, parafrasando (male) Alessandro D’Avenia. Eppure per Matt Haig sembra essere la pura verità. Lo scrittore anglosassone lotta da sempre contro una grave ansia sociale che l’ha portato anche, dopo un periodo di intensa depressione, a scrivere il bestseller "Ragioni per continuare a vivere" (traduzione di Elisa Banfi, Ponte alle Grazie, Milano, 2015), un toccante pamphlet sulla sua esperienza.
L’intento di questo libro è però un altro, ovvero quello di andare più a fondo nelle paure che ci affliggono ogni giorno, che non necessariamente sono paure gigantesche ma che possono insinuarsi piano piano e colpire gli individui più deboli e insicuri. Come Matt Haig si è reso conto, sperimentandolo sulla propria pelle, “noi siamo i neuroni del cervello del mondo, e trasmettiamo noi stessi a tutti gli altri neuroni. Trasmettiamo il sovraccarico avanti e indietro. Neuroni sovraccarichi di un pianeta nervoso. Sul punto di crollare”.
Parlando più concretamente, si fanno riferimenti al nostro utilizzo e alla nostra organizzazione del tempo: per quale motivo ne siamo così ossessionati, perché ci sentiamo perennemente indietro, perennemente in ritardo? Il tempo dovrebbe essere un nostro strumento, e invece è diventato il nostro cappio. O, ancora: perché i nostri desideri ci rendono solo più frustrati? Perché guardare le vite degli altri ci fa sentire sempre inadeguati, inetti, inutili? E che connessione c’è tra i social network e il nostro voler essere fisicamente perfetti?
Certo queste non sono cose che sentiamo adesso per la prima volta. Internet esiste da abbastanza tempo perché i suoi danni siano stati già esaminati e studiati, ma Matt Haig non intende darci delle vere e proprie risposte a queste domande: il suo intento è quello di tranquillizzarci.
Come una mamma che legge le filastrocche al figlio per farlo addormentare dopo un brutto incubo, così lo scrittore ci prende dolcemente per mano e raccontandoci la sua storia e la sua esperienza (che ho sentito incredibilmente vicina nonostante gli anni, i chilometri e le differenze che ci separano) ci infonde coraggio e fiducia, principalmente ricordandoci cose che già sappiamo ma che tendiamo a dimenticare, ad esempio che se qualcosa ci fa sentire ansiosi o di cattivo umore possiamo evitarla, o che non esiste un modo universale per essere al mondo, e quindi cercare di essere “come gli altri” non necessariamente ci renderà più felici. Che le cose che ci rendono felici a volte possono essere cose piccolissime. Che gli attacchi di panico possono capitare, e che possono capitare a tutti, che non c’è nulla di male nel chiedere aiuto. Che le persone che abbiamo intorno in carne e ossa sono migliori e sicuramente più utili di quelle che vediamo in rete. (A proposito di rete, esemplare in questo senso è il capitolo: Come rimanere sani di mente su internet: una lista di comandamenti utopistici che seguo di rado, perché è molto difficile farlo, il cui primo “comandamento” è Praticate l’astinenza).
Con capitoli brevi e agili e una vena autoironica rara (scaturita senza dubbio da una sana e approfondita autocritica) questo piccolo gioiello di autofiction fornisce un compendio alla nostra vita quotidiana, da sfogliare quando tutto si fa troppo pesante da sopportare.
Titolo: Vita su un pianeta nervoso
Autore: Matt Haig
Pagine: 416
Prezzo: 15€
© Christina Bassi