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È il 1896 quando tutto comincia e, a bordo di un carro, due sposini male assortiti, Ada e Roy, provenienti dall'Iowa, mettono le fondamenta della disgraziata dinastia dei Goodnough, nella contea di Holt in Colorado.
Lei, piccola, silenziosa e sottile, inadatta ad una vita di stenti; lui, burbero e duro come il legno, avido e tirchio, pronto a creare una famiglia con lo stesso spirito con cui avrebbe allevato una mandria.
È il 1914 quando Ada muore, lasciando due ragazzi di 17 e 15 anni, Edith e Lyman, alla dura vita che lei non era stata in grado di sopportare, e solo un anno dopo, nel luglio del 1915, Roy Goodnough, a seguito di un incidente con la trebbiatrice, perde le mani, cadendo poi in una spirale di tirannia e malvagità. Ad aiutare lo stentato nucleo familiare rimasto, il vicino di casa, John Roscoe, uno dei pochi testimoni delle quotidiane vessazioni alle quali i giovani devono sottostare, soprattutto Edith, di cui egli è invaghito e al quale lei dovrà rinunciare, tenuta sotto scacco dall'invalidità del padre che lui prontamente aggraverà ogniqualvolta lei sia preda del desiderio di fuggire.
Riuscirà a sfuggirne invece Lyman, ormai quarantenne, per poi tornare all'ovile 20 anni dopo e finire l'opera del padre: la rovina della sorella.
Edith, rimasta sola col tiranno, rimane spettatrice delle vite altrui: John si sposerà e avrà un figlio, Sanders detto Sandy; Lyman viaggerà godendosi la vita e inviandole soldi che lei non spenderà e cartoline, che invece consumerà, provando con la fantasia a sfuggire dalla triste gabbia che le si è serrata addosso e dentro la quale la vediamo sfiorire giorno per giorno.
Tra il 1950 e il 1952 muoiono gli uomini chiave della sua vita, John e Roy e si scopre, sola e ancora piacente, a cercare spesso la compagnia del figlio del suo primo amore, Sanders, che vede prima in lei una figura quasi materna e poi se ne scopre attratto, nonostante i molti anni di differenza, ammaliato da quella stessa forza, quel fascino e quell'intelligenza che anni prima avevano attratto suo padre.
La loro non sfocerà mai in una relazione amorosa, ma forse, proprio per questa impossibilità di trovare una collocazione, non si perderanno mai di vista, condividendo tragedie e gioie, fino alla fine.
Fine che poi Edith cercherà nel 1977, tornando improvvisamente alla ribalta, sotto gli occhi di tutti, dopo una vita trascorsa ad essere invisibile ed abbandonata.
Narratore della vicenda è proprio Sanders, anche di quella parte di storia antecedente la sua venuta al mondo. Un racconto particolare, di enorme dignità e sacrificio, di quel senso del dovere che spesso, in molte famiglie, porta alcune vite a sacrificarsi per altre, alcune libertà a negarsi per altre.
Agli occhi di tutti Edith è una vittima ma non si comporterà mai da tale: è una donna instancabile, generosa, piena di talenti, che però vive da invisibile; la si vede sgobbare nei campi, mungere le mucche, curarsi di tutti e non ricevere cure da nessuno. È solo alla fine che quei pochi che l'hanno conosciuta davvero cercheranno di difenderla, di raccontarla, di mostrarla al mondo per quello che è stata, incastrata, intrappolata da quei vincoli familiari, da quei legami che hanno finito col stritolarla e soffocarla.
Romanzo d'esordio di Kent Haruf, pubblicato per la prima volta nel 1984, viene riscoperto dopo il successo conosciuto dagli altri romanzi della serie ambientati nella fittizia contea di Holt: Canto della pianura, Crepuscolo e Benedizione, una trilogia slegata, da leggere in serie o singolarmente.
Non fa eccezione Vincoli, una storia lunga quasi un secolo, più di una vita, con il carico di tragedia ed emozioni di ogni esistenza comune, raccontata come una confidenza, con trasporto, commozione, emozione e con la franchezza rude della vita di campagna, dove gli eccessi sono l'alcool e le scazzottate e una vita di successo è di colui che può permettersi l'acqua corrente in casa.
Titolo: Vincoli
Autore: Kent Haruf
Edizioni: NNEditore
Genere: Romanzo
Uscita: 5 novembre 2018
Pagine: 264
© Erika Casciello
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