++++ +
Credo di essermi disintossicato dal calcio il 25 giugno del 1978, quando l'Olanda perse la finale contro l'Argentina. Quel giorno ebbi la sensazione che gli dei del calcio fossero troppo ingiusti: l'autunno seguente cambiai attività sportiva e smisi di seguire le partite in televisione.
Eppure, fino ad allora, come tutti i bambini di una certa età mi ero impegnato a fondo. Avevo esercitato il piede sinistro fino a diventare meglio di un mancino naturale, ma probabilmente il calcio non lo amavo troppo, gradivo poco le trasferte, lo spogliatoio, la competizione, in pratica tutto.
A differenza di Vikash Dhorasoo che dice:
"Amo questo sport perché racconta la noia, i tempi morti, il vuoto, l'ingiustizia, con o senza prova TV (e io preferirei senza)".
Vikash Dhorasoo è un calciatore francese di origini mauriziane.
Se Osvaldo Soriano fosse ancora in vita, lo inserirebbe in un'edizione aggiornata di "Ribeli, sognatori e fuggitivi".
Inizia la sua carriera con il Le Havre nel 1993, nel 1998 passa al Lione, successivamente al Bordeaux per poi tornare nel Lione e vincere due campionati e due Supercoppe di Francia.
Nel 2004-2005 arriva nel Milan a parametro zero. Lui, lettore di Libération e La Repubblica, cresciuto nella rossa Le Havre, anticapitalista e anticonformista, nell'ambiente di Milanello è come un alieno. Nella città entra da un fioraio e viene addirittura scambiato per un mendicante. Di sicuro ha più l'aspetto di un kebabbaro o di una rockstar che quello di un calciatore.
Dopo quella stagione incolore, nella quale riesce a collezionare soltanto qualche scampolo di partita e un'unica formidabile rete, ingiustamente annullata, torna in Francia, al Paris Saint Germain. È l'occasione giusta per giocare con continuità e meritarsi un posto in nazionale dopo il ritiro di Zidane.
Domenech lo schiera titolare e poi, quando Zidane annuncia il rientro, lo rispedisce in panchina. Da lì Vikash guarderà quasi tutto il mondiale del 2006, un’esperienza raccontata senza peli sulla lingua nel documentario Substitute, girato con una Super8 fornitagli dal suo amico Fred Poluet. Un film che è stato premiato al Festival di Belfort, selezionato a Berlino e al Festival di Bellaria ma che ha raccolto meno di 20.000 spettatori nei cinema francesi.
Vikash non è un tipo che si abbatte; certo, è alto soltanto un 1,68 centimetri, pesa 63 kg ma ha imparato a convivere con la sofferenza fin da piccolo, dopo essere stato operato dalla pupalgia e alla schiena.
Dal Paris Saint Germain viene licenziato in tronco per motivi disciplinari, tenta un'ultima stagione nel Livorno ma la termina ancora prima di scendere in campo. Si reinventa giocatore di poker e partecipando a due tornei di livello internazionale riesce a portare a casa circa 530.000 dollari.
"Con il Piede Giusto" non è una lettura lineare, la palla rimbalza tra l'inizio e la fine della carriera di Vikash, passa da un lato all'altro del centrocampo, accarezza i piedi di compagni e avversari, nomi che potrebbero suscitare piacevoli nostalgie in tifosi di ogni colore. Talvolta la palla finisce fuori dal campo di gioco, per raccontare della sua famiglia, dell'infanzia trascorsa nella periferia, di come sarebbe stata la sua vita se fosse rimasto alle Isole Mauritius.
Ogni tanto termina pure in rete perché tra le righe scorrono parole semplici che lasciano il segno.
"Se non giochi, non puoi perdere".
E lui, che più volte sostiene di non aver mai perso le finali in cui ha giocato (con Vikash in panchina il Milan e la Francia furono sconfitte) dichiara che il dopo partita della finale di Istanbul fu un grande giorno.
"Se non giochi, non puoi perdere...quando perdi, forse un giorno potrai vincere. quando vinci, sei sicuro che un giorno perderai. Certo. Ecco, è fatta. Ho perso. Forse potrò finalmente diventare un grande campione".
"Con Il Piede Giusto" è una piacevole lettura, anche per chi, come me, ha smesso di credere nel calcio all'età di tredici anni. Forse proprio per questo, perché “Tra i difetti del calcio non ci sarà mai il calcio".
Per saperne di più su Vikash Dhorasoo potete leggere questo articolo su Zona Cesarini, una web magazine di storytelling e analisi sul calcio che so già, nonostante il mio ateismo calcistico mi terrà occupato per qualche sera.
Con il piede giusto | Vikas Dhorasoo
Copertina flessibile: 147 pagine
Editore: 66th and 2nd (31 ottobre 2018)
Collana: Vite inattese
Lingua: Italiano
© Paolo Perlini