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“Guardando la neve vorticare al di là del vetro, Della ha la sensazione di sbirciare dentro il proprio cervello. Così sono adesso i suoi pensieri, in costante movimento, si spostano da una parte all’altra, solo un’enorme tormenta dentro la testa. Uscire nella neve e sparirvi dentro non sarebbe un’esperienza nuova per lei. Sarebbe come se il mondo esterno e il mondo interno si incontrassero. Fondendosi. Tutto bianco. Esci e cammina. Continua a camminare. Magari là fuori incontrerai qualcuno, o magari no. Un’amica.”
Ritorna Jeffrey Eugenides dopo ben sette anni dal suo ultimo romanzo, La trama del matrimonio, con una serie di racconti raccolti tra i suoi più belli, pubblicati per varie testate giornalistiche a partire dal 1996, rivisti e adattati per l’occasione.
La sua penna è al solito chirurgica nell’indagare gli aspetti più oscuri dell’animo umano, e sembra a tratti di rivivere le atmosfere dei migliori racconti di Raymond Carver, con tutte le implicazioni che questo comporta: un senso di disagio pervade il lettore, forse per la schiettezza dei suoi personaggi o per la loro costante inadeguatezza, come nel caso del racconto “Giardini volubili” in cui i quattro protagonisti hanno ognuno un retroscena (un divorzio, un tentativo di suicidio fallito, un amore non corrisposto) che penetra dalle pagine corrodendole con la sua malsanità.
L’abilità di Eugenides è in questo, nel prendere situazioni normali e banali e farle interagire con personaggi inadeguati, che riescono a fare tutto nel modo sbagliato. Come tanti Zeno Cosini si destreggiano in contesti pressoché statici: niente eclatanti colpi di scena dunque, la narrazione scorre fluida nonostante ricorrenti flashback e immersioni nell’anima e nella psiche dei protagonisti.
Si ritrovano con piacere le tematiche care allo scrittore, i ricordi d’infanzia, i rapporti familiari e la sessualità, in ogni racconto si ritrova qualcosa di intimo, quasi domestico; inoltre ci troviamo di nuovo faccia a faccia con chi in precedenza abbiamo già conosciuto, come Mitchell Grammaticus de La trama del matrimonio e il dottor Peter Luce di Middlesex.
Il racconto che vede quest’ultimo protagonista si chiama “La vulva oracolare”, scritto da Eugenides nel 1999, tre anni prima della pubblicazione di Middlesex (che è valso allo scrittore un premio Pulitzer): il dottor Luce è il medico che prende in cura la protagonista, Calliope, individuando per primo la sua condizione di essere ermafrodito. In questo racconto il personaggio è solo sulla scena e in un flusso di coscienza ne vengono illuminati tratti della personalità interessanti come l’approccio “immersivo” agli studi della materia nella quale si è specializzato.
Anche in questo come in altri racconti prevale il senso di sconfitta di un uomo che pur essendo un luminare riconosciuto in tutto il mondo porta con sé l’ingombrante fardello dell’insoddisfazione e del fallimento, la sconfitta di una vita frammentata che non conosce amore.
Nel complesso per quanto piacevole sia stato ritrovare Eugenides in queste pagine, e per quanto alcuni dei racconti presenti nella raccolta siano densi e bellissimi, sento di dover dire che probabilmente le short stories non sono il suo forte: aspettiamo quindi un nuovo romanzo in cui tutto può avere il giusto spazio per evolversi con la consueta fluidità e bellezza.
Autore: Jeffrey Eugenides
Titolo: Una cosa sull’amore
Edizioni: Mondadori
Pubblicazione: 28 agosto 2018
Prezzo di copertina: 17€
© Christina Bassi