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Dopo un periodo in Sudafrica e ad Edimburgo, la famiglia Aubrey approda al 21 di Lovegrove Place, a Londra.
È il periodo edoardiano, successivo all'epoca vittoriana. Gli Aubrey sono padre, madre, tre figlie, Cordelia, Mary e Rose ed infine il piccolo Richard Quin, così chiamato in onore dell'amato zio Richard Quinbury, morto in India.
Il padre è un affascinante quanto inaffidabile redattore per un giornale locale, la madre una sfiorita e nevrotica ex musicista. Le vicissitudini della famiglia pare rechino la voce narrante di Rose, ma non l'impronta infantile.
Quasi tutto ciò che viene narrato avviene tra le mura domestiche, tra discorsi seri ed impegnati e assolute facezie. La madre, praticamente abbandonata dal marito, prima in senso figurato, poi letterale, cerca di crescere da sola la propria prole, riversando su di essa le frustrazioni che subisce ed ha subito come donna e come artista. Vittima predestinata la figlia maggiore, rea di non assomigliarle abbastanza, vessata quotidianamente, umiliata e disprezzata perché carente di eccellenza musicale; anche quelli che dovrebbero essere pregi, come l'impegno costante che dimostra a scuola e la disciplina che si impone per migliorarsi, sono invece visti dal resto della famiglia come segnali della propria inadeguatezza e debolezza.
Urge chiarire una cosa: si avverte da subito una certa affettazione ed una esasperazione al tempo stesso drammatica e conformista che tende a spiazzare il lettore.
Si respira un accanimento feroce su alcuni personaggi ed una assoluta indulgenza su altri, in un fluire schizofrenico di follia e languore.
Non mancano i colpi di scena: assistiamo ad un delitto, un abbandono, vari fallimenti, tradimenti, non mancano nemmeno fenomeni paranormali, ma in modo ovattato, come avvenisse sott'acqua, distante, intrappolato. Sembra sempre possa esplodere tutto da un momento all'altro, ed ad un certo punto ce lo si augurerebbe pure, per liberarsi da quel senso di oppressione e di angoscia che piano piano si deposita sul petto, ma non accade mai.
Ci si aspetterebbe un messaggio, una rivoluzione, un affrancamento, la demolizione di questa presunzione snob, un coup de théâtre: speranze disattese.
Lo stile è compito e disciplinato, scorrevole ma lento. Ci si attarda, si sospira, si porta parossisticamente il dorso della mano alla fronte e si prosegue.
La famiglia Aubrey
Autore: Rebecca West
Edizioni: Fazi Editore
Genere: Romanzo
Collezione: le Strade
Uscita: luglio 2018
Pagine: 576
© Erika Casciello