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Cristiano Denanni con il suo libro ci porta per mano lungo un viaggio all’interno di un mosaico di vite, e come per ogni mosaico che si rispetti, alcune tessere sono più belle e luminose di altre.
Una volta concluso il libro mi sono detto: “definire L’Atlante dei destini non è facile”. Ci troviamo di fronte ad un romanzo composito, dove la cornice è rappresentata dalla figura di Stefano Solinas, professore dell’università di Torino improvvisamente deceduto, ma di cui conosceremo solo parzialmente il carattere attraverso delle lettere a lui indirizzate e che hanno, come scopo ultimo, la creazione di un libro.
Dunque, già da questo preambolo si può dedurre che il corpus del romanzo non riguarderà la vita, le scelte, le azioni di Solinas (detto Istè), bensì, ciò che vorranno scrivere di lui e per lui i suoi amici di penna. Talvolta saranno persone amiche del professore, talaltra conoscenti di qualche sera o di qualche ora, in un caso addirittura uno sconosciuto. Le storie sono, o meglio sembrano, piene di vita, la realtà è che l’autore ci dirà ben poco dei singoli personaggi perché questi sveleranno solo ciò che vogliono all’interno delle proprie lettere. Spesso ci domanderemo come sia andata a finire una faccenda o come si sia risolta la situazione ingarbugliata, ma non lo sapremo mai.
Vista la natura composita del romanzo non sempre troveremo un filo conduttore, l’unica cosa in comune che si scorge all’interno dell’insieme è l’amore. A volte sarà un amore raccontato nei dettagli, a volte un amore fugace, altre un amore malato, un amore inventato; vedremo come nelle vite di questi personaggi provenienti da varie parti del mondo l’amore abbia avuto un’importanza più o meno decisiva nei loro “destini”.
Come dicevo prima, alcune tessere saranno più brillanti e belle di altre, ovviamente dipende dal peso di ognuna delle storie e da quanto riescano a trasmetterci in quei pochi istanti in cui potremo conoscerle.
È un libro che non a tutti potrebbe piacere e talvolta ricorda da lontano qualcosa di già letto, ma è assolutamente originale l’idea e tocca apici stilistici, in alcuni momenti, davvero alti. L’inconcludenza delle varie lettere mi ha lasciato l’amaro in bocca; le storie raccontate hanno, per la maggior parte, un buon potenziale che rimane, però, solo potenza aristotelica senza mai divenire realmente atto. Forse dedicando più spazio ad ogni singola lettera, ad ogni singola tessera, il tutto sarebbe potuto essere un mosaico di Gaudì ma invece resa un’incompiuta.
L'atlante dei destini | Cristiano Denanni
Editore: Autori Riuniti (7 giugno 2018)
Collana: I nasi lunghi
Lingua: Italiano
© Marcello Meli