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Per curiosità, come faccio quasi sempre e soltanto al termine di una lettura, sono andato a cercare informazioni su Zivko Cingo, uno scrittore macedone che nella sua breve vita ci ha regalato “Grande Madre Acqua”. Ho scoperto un volto che assomiglia tantissimo al nostro Renato Pozzetto e almeno un’altra manciata di altri libri di cui potremmo godere.
Sempre per curiosità sono andato a prendere dalla polverosa libreria un volume dell’enciclopedia della letteratura universale: quando internet non è sufficiente si fa anche questo. Purtroppo non ne ho ricavato molto, se non poche righe:
“Dopo la seconda guerra mondiale il macedone fu elevato a lingua ufficiale e letteraria della Macedonia jugoslava...è da quel momento che nasce la nuova letteratura macedone con un numero grandissimo di scrittori nei campi della narrativa, del teatro, della critica letteraria, della lirica. Ed è rapido anche il passaggio dalle tematiche suggerite dalla guerra e dalla rivoluzione sociale a quelle meno ideologiche e più eticamente sofferte dall’uomo contemporaneo.”
Ho concluso che la prefazione di Marcoandrea Spinelli spiega già tutto: “nei Balcani non si è solo serbi, croati, albanesi, macedoni, si è serbi di Macedonia, albanesi di Kosovo, croati di Serbia”.
Credo che sia appunto questa miscela, il vivere costantemente in luoghi di confine e labili frontiere a rendere la letteratura balcanica densa di meraviglie, magie, una sorta di realismo magico alla Marquez, caratteristiche che avevo riscontrato anche in Talianka del kosovaro Agron Gashi.
"Grande Madre Acqua" è una favola per adulti che colpisce duro e ti fa ringraziare la buona sorte per non essere cresciuto all’interno di un orfanotrofio chiamato Chiarezza, una struttura un tempo riservata ai malati di mente, con il nome Città della Pace.
Il protagonista è Lem, la voce narrante che intercalando i ricordi con la frase “che io sia maledetto”, rievoca i ricordi della sua infanzia e dell’amicizia con Keiten, il ragazzino affidato a lui:
“Me lo assegnarono come compagno di fila. Che io sia maledetto, compagno di fila. Lo misero sotto la mia responsabilità, me lo caricarono sulle spalle. Ogni alunno esemplare era obbligato a prendere un cattivo compagno di fila sotto la propria responsabilità... Era così, lo giuro. Era la primavera del 1946, la prima dopo la guerra. Da allora sono trascorsi mille anni.”
Il compito di questi centri, nella Jugoslavia di Tito — qualcuno si ricorda che una volta esisteva la Jugoslavia? — era di formare i ragazzi all’obbedienza grazie ad un sistema di controllo e terrore. A vigilare sull’ordine c’erano la compagna Olivera Srezoska, educatrice e assistente del direttore dell’orfanotrofio, il compagno Ariton Iakovleski chiamato da tutti Piccolo Padre. Tutti e due erano temuti perché esercitavano il loro potere con punizioni corporali e umiliazioni di ogni genere.
Altro protagonista è il Campanaro il cui capitolo è un libro a sè e l’ultimo paragrafo potrebbe essere un altro romanzo, l’ultima frase l’incipit perfetto:
“Quel giorno il Campanaro impazzì del tutto. Ormai era un caso senza speranza. Per giorni e giorni non riuscì a bere né a mangiare, andava di bambino in bambino piantandogli addosso quel suo sguardo fisso, vitreo; poi cominciò a correre di qua e di là, a nascondersi, piangere, gridare, a rotolarsi per terra, sbattere la testa contro il muro. Allora, per impedirgli di soffrire ancora, decidemmo di impiccarlo. Mentre moriva, restammo a guardarlo. Che io sia maledetto, non è vero che si muore in fretta e come si vuole. Il Campanaro morì di mattina, all’alba di un giorno qualunque, poco prima che arrivassero le mosche.”
Infine il muro di cemento, un limite invalicabile che non impedisce però di bloccare i sogni, il profumo della libertà, il rumore della Grande Madre Acqua, il richiamo del Monte Senterlev che spinge i bambini ad evadere, almeno con la fantasia.
"Grande Madre Acqua" è uno di quei piccoli gioielli per cui alla fine ti viene voglia di ringraziare l’autore, la casa editrice, il mondo intero per il regalo ricevuto.
Titolo: Grande Mare Acqua
Autore: Zivko Cingo
Casa editrice: CasaSirio
Pagine: 192
Prezzo di copertina: 12,75€
© Paolo Perlini