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Non è la Libia, non è il Nord Africa e non è il mar Mediterraneo, ma è sempre zona di frontiera. Si tratta della foresta messicana attraversata dai migranti clandestini centroamericani. Si muovono dall’Honduras, dal Nicaragua, dal Guatemala e da El Salvador per raggiungere la frontiera con gli Stati Uniti.
Nel 2014 le statistiche ufficiali USA parlavano di 43,6 milioni di residenti nati all’estero, dei quali 11,1 milioni di illegali. Gli irregolari messicani rappresentano il 52% dell’intero flusso migratorio.
Come succede ai migranti che raggiungono le nostre coste, anche coloro che tentano di entrare negli Stati Uniti vengono traditi da chi li guida e consegnati ai trafficanti che con stupri e torture li rendono mansueti.
È lo scenario di “Terra Bruciata” del messicano Emiliano Monge che proprio con questo romanzo ha vinto nel 2016 il prestigioso premio letterario Elena Poniatowska.
I protagonisti sono i due capi della banda, Epitaffio e Stele, due amanti incapaci di comunicare, tormentati dalla stessa mancanza di dialogo e il cui unico sfogo è la sofferenza che riescono ad infliggere alle loro vittime.
Sono cresciuti nell’orfanotrofio di Padre Loculo, un tipo che accoglie i bambini rapiti ai migranti, li marchia e li alleva per farne membri efficienti dell’organizzazione.
Se non fosse che gli altri altri personaggi si chiamano Funerale, Mausoleo, Ossaria, Cimitera, il nome di Loculo passerebbe inosservato.
Come si può notare, sono tutti nomi cimiteriali ma non c’è da meravigliarsi: in Messico i primi due giorni di novembre sono i più allegri dell’anno. Il Giorno dei Morti diventa un giorno di festa e gioia, ricco di colori fluo e teschi variopinti.
Epitaffio e Stele, alla pari di Caronte, sono dei traghettatori infernali. Non viaggiano su zattere ma su enormi furgoni carichi di anime private di tutto: della propria dignità, del proprio nome e passato.
È un romanzo dal quale traspare un evidente lavoro di ricerca, documentazione e uno sforzo per tradurre tutto questo in narrazione, con ripetuti cambi di registro e citazioni dantesche.
Forse non siamo abituati a una scrittura così densa, probabilmente non lo sono io (e infatti la lettura procede lenta, come se fossi immerso nella sabbie mobili) e per questo ho l’impressione di trovarmi davanti a qualcosa di pesante, raccontato al presente ma in cui, nonostante le efferatezze compiute, sembra che nulla accada.
E forse l’inferno è proprio così.
Terra Bruciata
Autore: Emiliano Monge
Copertina flessibile: 316 pagine
Editore: La Nuova Frontiera (28 settembre 2017)
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© Paolo Perlini