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Noi italiani amiamo poco i racconti e ci siamo sempre divisi tra romanzo e poesia. È brutto dirlo: li riteniamo degli avanzi, dei regalini, delle incompiute, dei testi figli di un dio minore. Siamo passionali, ci piace immergerci nelle storie, vivere un film intero e non un singolo episodio. Arrivati a pagina 25 non abbiamo voglia di abbandonare il protagonista e ricominciare da capo, con un’altra storia, altri problemi, situazioni, eventi. Sta proprio qui il problema: spesso le raccolte di racconti sono poco omogenee, non hanno un minimo comune denominatore.
Però c’è un libro, finalmente, che smentisce tutto questo: "Paradisi Minori" di Mayhew Bergman Megan.
In Italia di lei si conosce poco. Sappiamo che vive in una fattoria del Vermont con il marito, due figlie, quattro cani, quattro gatti, due capre, un cavallo e probabilmente molto altro.
Il suo essere fuori dal mondo lo si avverte fin dall’incipit del primo racconto: "Le Arti della Casalinga".
In famiglia, sono io che porto a casa i soldi e sono io la casalinga. Preparo i pranzi e cambio le lampadine, le lenzuola e l’olio della macchina. Bacio i lividi sulle ginocchia e uccido a zappate i serpenti testa di rame che arrivano dal torrente dietro casa. Posso fare una crostata e sterminare le locuste in cantina con un’asse ricoperta di colla, non in contemporanea, però. Mi piace tessere le mie lodi perché non lo fa nessun altro.
Il suo essere fuori dal mondo, inoltre, lo si capisce perché insieme al figlio sta affrontando un viaggio per raggiungere uno zoo dove è custodito Carnie, un pappagallo grigio africano, capace di riprodurre la voce di sua madre defunta da un anno. Capite? Nell’epoca in cui abbiamo digitalizzato tutto (nascite, matrimoni, feste e momenti improbabili di ogni giornata) la protagonista vuole riascoltare la voce di sua madre attraverso un essere vivente e non tramite un dispositivo tecnologico.
Quello della maternità è un tema che ricorre spesso. In "La Mucca che si Mungeva da sola", una donna incinta si sottopone a un’ecografia dal marito veterinario, proprio sullo stesso tavolo dove poco prima era stato esplorata la pancia di un rotweiller.
In "Le Balene di Ieri", una coppia ambientalista, convinta che mettere al mondo una creatura significa produrre carbonio, aumentare l’inquinamento, distruggere il pianeta si trova davanti ad una scelta: tenere o no il bambino concepito? Lui rimane convinto delle proprie idee ma lei, quando scopre che le balene spingono in superficie il piccolo appena partorito, per farlo respirare, cambia opinione e rimette tutto in discussione.
È difficile dire quale sia il racconto migliore, anche perché il pregio di questa raccolta è che alla fine hai la sensazione di aver letto un unico romanzo, una sequenza di fotografie, immagini, episodi con un’unica protagonista femminile intorno alla quale girano madri, padri e compagni difficoltosi. Soprattutto è circondata da animali, tanto che in Collezioni, lei deve decidere chi abbandonare: l’uomo che ama o i suoi animali? Tutto ci fa pensare che l’uomo, il suo compagno, sia troppo comprensivo e non abbia torto. Come si fa a convivere con tre cani, uno dei quali cieco, uno epilettico e l’altro paralizzato? E poi gatti selvatici, procioni e pecore che scorazzano nel giardino?
Che vi piacciano o meno i racconti, questo libro serve per fare pace con se stessi e il mondo. Del resto, abbiamo tutti un paradiso minore.
Interessante è vedere la genesi di questo libro, titolo e copertina. Potete leggerlo qui. E alla fine ne converrete: non poteva esserci un titolo e una copertina migliore.
Paradisi Minori
Autore: Megan Mayhew Bergman
Editore: NNEditore
Pagine 240
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© Paolo Perlini