Ci sono libri che ho terminato e che non valeva la pena farlo. Ci sono libri sui quali mi sono chiesto a lungo: “Ma perché l’ha scritto? Che gli hanno fatto di male? E perché sono stato così masochista da continuare la lettura?”
Poi ci sono libri che non ho terminato, perché sono capitati nel momento sbagliato, perché mi sono appellato al terzo diritto del lettore, ovvero il diritto di abbandonare la lettura secondo Pennac, perché mi sono fatto le domande elencate sopra.
Il mio personale orfanotrofio dei libri non è molto affollato e, per dirla tutta, gli ospiti sono trattati con ogni riguardo, vengono spolverati due volte all’anno, sfogliati distrattamente. Insomma, vantano gli stessi diritti dei libri terminati, anche quello di essere recensiti, appunto.
Eccone alcuni.
"A Volte Ritornano" di Stephen King
Avete presente Asterix e i Normanni, nel quale il capo Olaf Grandibaf vuole scoprire il significato della paura, convinto che essere spaventati "metta le ali ai piedi"?
Ecco, speravo fosse così. Ho acquistato il libro ormai più di vent’anni fa per sapere cos’è la paura, capire se si può leggere tra le righe, se si può raccontare e magari anche volare.
Tentativo fallito.
Confesso che nei confronti dell’autore ho avuto sempre molti pregiudizi che in parte ho mitigato con la lettura di altre opere. Però, in questi racconti non ho trovato il brivido ma solo la noia, quindi dopo un paio di storie l’ho abbandonato.
Editore: Bompiani
Collana: I grandi tascabili
Pagine: 381
"Le invenzioni della notte" di Thomas Glavinic
Mi piaceva il titolo, la copertina e anche la trama, la storia di Jonas che un mattino d’estate si sveglia a Vienna e si rende conto che tutti gli umani e gli animali sono scomparsi. È l’unico essere rimasto al mondo. Inizia bene e poi, per molte pagine continua a ripetersi e a non dire nulla. E il nulla, se viene raccontato male, annoia.
C'è solo Alessandro Baricco capace di non dire niente ma almeno lui lo dice bene, a parte qualche eccezione.
Tuttavia, credo che a questo volume darò un'altra opportunità, per almeno tre motivi:
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Il titolo
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La copertina
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Il protagonista che si chiama Jonas
Editore: Longanesi
Uscita: 4 ottobre 2007
Collana: Biblioteca di narratori
Pagine: 376
"City" di Alessandro Baricco
Come ha detto qualcuno, Baricco non dice niente ma lo dice bene. Saprebbe scrivere in maniera avvincente la lista della spesa e anche le preghiere per le anime più dimenticate del purgatorio. In questo io non ci ho capito nulla, forse era il caldo, forse avevo altri pensieri, fatto sta che con disperazione l’ho abbandonato a metà.
Se ne avessi il potere, a lui farei scrivere "Le Invenzioni della Notte" e a Thomas Glavinic questa storia. Forse riuscirebbero meglio entrambi.
Editore: Feltrinelli
Collana: Universale Economica
Pagine: 272
"La zia Julia e lo scribacchino" di Mario Vargas Llosa
Ero talmento ubriaco di Jorge Amado e Gabriel Garcia Marquez che volli continuare con le letture sudamericane. Chissà cosa mi aspettavo. Un’altra Macondo, una Dona Flor? Eppure la trama è avvincente: racconta la storia d’amore fra il giovane e minorenne Mario e Julia, sua zia acquisita. Ma qualcosa deve essere andato storto nelle prime pagine e non l’ho mai iniziato. Forse potrei concedergli una seconda opportunità.
Editore: Einaudi
Collana: NumeriPrimi
Pagine: 600
"La Prosivendola" di Daniel Pennac
Sì, proprio lui, che ha scritto i dieci diritti del lettore, fra i quali il terzo che invita ad abbandonare la lettura. Che volete farci? Mi è stato regalato, ci ho provato ma sono arrivato fino al capitolo dieci e poi ho smesso. Non ricordo il motivo. Forse perché quando senti dire che un libro è divertente e fa morire dal ridere ti aspetti sul serio di farlo, di sentire le mandibole che si disallineano e la pancia con i crampi. Invece no.
È come assistere al film di un comico. No, non si ride. La comicità è una cosa troppo seria per lasciarla ai comici di professione.
Editore: Feltrinelli
Collana: Universale Economica
Pagine: 304
© Paolo Perlini