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“L’arte di essere fragili- Come Leopardi può salvarti la vita” si presenta come un corollario di suggerimenti su come affrontare la vita, adatto a tutti dai quindici ai novant’anni: per quanto tutti possiamo essere umani e sperimentare le più diverse emozioni per la prima volta da soli, il compito del poeta è quello di prepararci affinché possiamo essere pronti a non lasciarci prendere dallo sconforto che la novità può causarci ma soprattutto quello di non farci sentire soli.
Per questo la biografia dell’autore è così importante: per quanto la sua produzione possa essere innovativa, nasce sempre e comunque da riflessioni sulla vita, tutto è volto verso la vita. E la vita di un essere umano si forma dai primi importantissimi momenti di sfiducia nei confronti del mondo esterno.
Ungaretti diceva, a proposito di Leopardi:
“Il poeta non canta più per divertire, per fugare la noia, per dimostrare che è bravo. Canta perché soffre per tutti, per chi non sa ancora nulla del suo destino, per gli astri che dovranno, anch’essi, morire, canta per decifrare il segreto dell’universale male che colpisce ogni cosa creata, canta per desiderio del bene, anche se il bene non gli sembri che un’illusione”.
Per questo l’insidioso e coraggioso progetto di D’Avenia è utile per cogliere al massimo la poetica di un autore spesso odiato dai giovani, quando invece proprio lui potrebbe aiutarli.
Nessuno come Leopardi nel panorama della letteratura si è posto così tante domande sull’esistenza, appunto perché la sua è stata breve e perennemente minacciata da malattie che lo hanno reso allo stesso tempo attaccato morbosamente all’esistere nell’immediato e contemporaneamente alla morte. Questo atteggiamento altro non è che quello tipico degli adolescenti, che si pongono continuamente domande perché non sono più bambini che colgono ciò che la vita gli offre in maniera passiva e non sono ancora adulti disillusi da tutto: “sono domande. Riformulano con i loro silenzi gli stessi “perché” reiterati tipici dei bambini, ma su un piano diverso: il bambino chiede come mai ci sono le stelle, l’adolescente chiede come ci si arriva”.
Tuttavia, la sua poca esperienza lo rende preda di troppe insidie che, si spera, un adulto dovrebbe essere in grado di raggirare, come ad esempio l’omologarsi per sentirsi “qualcuno”, la ricerca spasmodica di attenzioni più o meno importanti. Proprio nell’infanzia e nell’adolescenza è quindi importante l’incontro con la letteratura, che permette di comprendere pur senza farne accorgere la vera natura e il vero scopo dell’esistenza, perché essa ci presenta situazioni lontane dalla nostra realtà e questo ci permette meglio di coglierne all’interno le peculiarità del nostro mondo.
D’Avenia grazie al suo mestiere di professore sfrutta la letteratura per aprire gli occhi ai ragazzi ed appassionarli con il suo utilizzo particolarmente abile della parola, per renderli involontariamente coscienti di quanto il libro stampato “non è fuga dal reale, ma piena immersione e penetrazione del reale”.
E qui introduco un altro degli argomenti tanto cari allo scrittore, trattato ampiamente in questo libro, prima dell’importanza della scuola e dell’insegnamento, non visto come perenne inseguimento di un risultato tangibile, come la fine del programma e il sentirsi in pari con le direttive ministeriali, quanto più come leva per spingere il ragazzo a raggiungere da solo le conclusioni, trovare quello che in questo testo è definito “il rapimento”, ovvero la passione che divampa per qualcosa alla quale voteremo la vita intera.
Seppur con troppo stucchevole positivismo, se vediamo la situazione con gli occhi di un liceale che si approccia pigramente alle materie scolastiche, D’Avenia fa un ottimo lavoro fornendo allo studente il gancio giusto a cui appigliarsi per rivoltare al meglio la proprio vita.
Chiaramente quando si parla di Leopardi non si può prescindere dal cosiddetto pessimismo cosmico che colse lo scrittore dal momento in cui, come ogni ragazzo, si distaccò dalla famiglia per lanciarsi per il mondo e vi si perse. Questo smarrimento potrebbe essere rappresentato nelle generazioni del nostro secolo dalla tecnologia, che pur tenendoci perennemente “collegati” al mondo, non ci permette di evadere e crea semplicemente uno schermo tra noi e la vita reale anziché un mezzo per affrontarla.
Ovviamente queste difficoltà Leopardi le ha superate con l’arte e la scrittura, dando così un esempio ai futuri giovani “persi”: è vero che la vita potrebbe a volte sembrarci banale (dal francese banal, ovvero appartenente al signore nella società feudale, quindi privo di originalità, comune) ma l’arte contribuisce invece a renderla fuori dall’ordinario. Ed è questa la strada che ci è già stata naturalmente tracciata prima che nascessimo:
“L’uomo, fiato impastato di tempo e carne, è l’unico capace di raccontare la sua fabula, il suo destino e le sue destinazioni. Gli animali fanno versi, le piante foglie, le rocce tacciono. L’uomo racconta. Il linguaggio è la casa del nostro vivere, dove cresce prima di essere messo in pratica.”
L'arte di essere fragili -come Leopardi può salvarti la vita.
Autore: Alessandro D'Avenia
Editore: Mondadori
Anno di pubblicazione: 2016
Pagine: 216 pp.
Prezzo di copertina: 19€
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© Christina Aspasia Bassi