Entriamo nei microcosmi delle vite con il macrocosmo del linguaggio – tutto d’un sorso.
Ce ne parla Maria Teresa Renzi-Sepe
La neonata casa editrice déclic continua l’anno all’insegna della sperimentazione, con il quarto volume del loro catalogo. Anche per questo, come lo era stato per L’ordine sostituito, la complessità è direttamente proporzionale alla brevità – e al divertimento.
Sto parlando di Bosco di Antonio Vangone, in cui si gioca con il lessico, la punteggiatura, la morfologia. In questa raccolta di 26 microracconti si parla di vita quotidiana: il lavoro, la famiglia, il vicinato, la noia, la creatività, la sessualità. Tutto è evocativo e ripetuto, gli scenari soprattutto.
Abbiamo famiglie raccontate con gli oggetti, storie raccontate con soli aggettivi. Oggetti e animali che raccontano fatti, più protagonisti degli esseri umani. Un piccione e una Fiat Panda ci spiegano il senso di una vita secondo loro, mentre un robot ci dice un paio di cose molto interessanti sulla creatività e su ciò che le ronza attorno.
Ogni pagina mi ha strappato un sorriso e non è per la cosa, ma per il come. Che poi è sempre così: da lontano sembriamo tutti uguali, ma da vicino ci distinguono le parole, presenti o assenti. Antonio Vangone ci fa entrare nei microcosmi delle vite con il macrocosmo del linguaggio. Il tutto in neppure cento pagine – il che ha del godurioso. Bosco va letto come si beve un bicchiere di tè freddo a luglio: tutto d’un sorso. E rigorosamente al limone (per contestazioni dagli amanti della pesca siete pregati di contattarmi in privato: parliamone).
Titolo: Bosco
Autore: Antonio Vangone
Pagine: 96
Pubblicazione: 24 maggio 2024
Editore: déclic edizioni
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