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Questo saggio di Paolo Ruffilli, edito da Il ramo e la foglia è un vademecum antologico di personaggi narrativi, raggruppati in “tipi”. Facilmente consultabile nella sua struttura, è un’utile raccolta di titoli e autori, tendenze e punti di vista sui protagonisti delle storie più amate della letteratura, dai Greci a oggi. Di seguito e in breve, la carrellata di tutti i tipi individuati dall’autore.
Il pigro: sempre negativo e dipinto con toni moraleggianti. I russi, primi fra tutti, hanno creato (anti)eroi inetti e infastiditi dalla vita. Un vero peccato che nella letteratura sembrino mancare quasi del tutto esempi di come l’inattività possa essere utile, se non addirittura l’unica via possibile per evitare la sofferenza.
Il libertino: fra un servile Casanova e un antimoralista Don Giovanni, fino ai più sacrilegi personaggi di de Sade, questo tipo è fondamentalmente un’egoista, un seduttore che “traduce l’ansia in desidero e l’eterno in insaziabilità” (p. 48).
L’ipocrita: usa la retorica per schermarsi, dominare o dominarsi. Ruffilli descrive vari tipi – o gradi – di ipocrisia, come quella autodistruttiva di Madame Bovary, o quella più consapevole di Ivan Karamazov, minato dai dubbi e distaccato dalla realtà.
L’ingenuo: anche se in casi come Holden Caulfield e Mattia Pascal si sovrappone all’ipocrita, è il tipo che non pensa con malizia, per inesperienza, irrimediabile ignoranza o idealismo. Oppure per bontà: quando l’innocenza attrae il suo contrario, resta vittima dei peggiori aguzzini. Primi fra tutti i bambini, gli “umiliati e offesi” di Dostoevskij.
Il bello: unito alla “bella” che poi si evolve nell’erotica femme fatale ottocentesca, se nei greci non è temuto, lo è invece nella tradizione occidentale più recente, dove chi è bello o è stupido o è perfido. Così, la bellezza è quasi sempre associata a un’altra trasgressione. Indefinibile, essa da sola sembra non caratterizzare mai un personaggio; ció ha dato seguito a “belli stereotipati” e molti meno “belli naturali”, come la Ramsay di “Gita al Faro”.
Il malvagio: se non è bello, questo tipo viene spesso accompagnato dalla redenzione finale – come per l’Innominato. Se è senza quest’ultima – come per Iago – la razionalità è al servizio dell’ego, ma mai vincente.
Il vanitoso: l’autore definisce la vanità come quel sentimento che “tiene conto di tutto”. Essa non sceglie, ha sete di qualunque cosa e nulla le basta mai. È declinata volentieri in fatuità, come quella del dandy frivolo nelle sue convinzioni e intenzioni, o in presunzione come quella di Andrea Sperelli.
L’androgino: o la ripresa in più forme del mito di Ermafrodito. Si inizia con il Simposio di Platone e la ricerca della perduta e irreplicabile unità perfetta degli esseri umani, per finire con l’evoluzione di questa figura nell’Ottocento, più devota all’erotismo.
Maschere e figure è una piccola banca dati, ricca di tipi letterari con uno sguardo tagliente tipico di una certa psicologia. Una maxi-seduta di gruppo dall’analista, ma circondati da tutti i nostri più amati e odiati amici di carta.
Titolo: Maschere e figure. Repertorio dei tipi letterari
Autrice: Paolo Ruffilli
Casa editrice: Il ramo e la foglia edizioni
Pagine: 152
Pubblicazione: 2023
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