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La sovrapposizione del sogno con la realtà. La convinzione netta che una sola realtà non esiste.
Recensione di Chiara Bianchi
Due città, Milano e Parigi, un uomo e la sua storia si intrecciano con quella di un altro uomo: Marcello.
Giuliano Gramigna scrisse questo romanzo – oggi ripubblicato da Il Ramo e la Foglia edizioni, il suo terzo, alla fine degli anni Sessanta del Novecento, quando si diceva che il romanzo era morto, che la saggistica era il futuro. Gramigna però, dall’alto della sua privilegiata posizione di osservatore critico della letteratura, con la sua indole al francese di Proust, ben amalgamato all’interesse per Kafka e per Joyce, dà voce a Bruno, suo alter ego, di estrazione borghese, colto, scrittore compromesso dalla sua stessa arte, circondato da personaggi colti in preda ai fumi dell’alcol e delusi continuamente dai rapporti personali. Della stagione neorealista non v’è traccia, e il malessere delle classi medio basse raccontato in anni appena precedenti è scomparso a favore di crisi egoriferite di personaggi scontenti e ipernevrotici.
Ma se la storia si muove sullo sviluppo del malessere esistenziale, tema tanto caro agli scrittori del Novecento letterario di cui si sente l’eco (penso a Moravia, Bianciardi, Parise, Volponi, Balestrini e persino Pasolini), e con una trama semplice e lineare: Bruno è incaricato di trovare Marcel scomparso a Parigi, Gramigna gioca tutte le sue carte migliori creando ambiguità tra le figure del narratore e dell’autore cambiando spesso il punto di vista, passando dalla prima alla terza persona, moltiplicando le note a piè di pagina in cui l’autore discerne sulle scelte operate al testo.
Continui i cambi di registro, grande spazio al flusso di coscienza e a dialoghi no-sense, per un romanzo che è antiromanzo e racconta il potenziale di una penna, sensazionalmente ricca di citazioni, complessa, dichiaratamente alta, pretestuosa e metaletteraria. Un libro che ai giorni d’oggi ridurremmo all’aggettivo sperimentale. Ma qui non lo faremo.
«Rientrare a Milano e fare il morto, almeno per un po’ di tempo. A Bruno piaceva poco viaggiare, specialmente per lavoro, e si staccava con fatica dalla sua città come del resto da ogni abitudine; ma un lungo viaggio era a sua volta una nuova abitudine, per uscire dalla quale e ritornare alle antiche occorreva uno sforzo di volontà.»
Titolo: Marcel ritrovato
Autore: Giuliano Gramigna
Casa editrice: Il ramo e la foglia edizioni
Pagine: 296
Pubblicazione: 2023
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