Le origini, una madre distante e una voragine profondissima
di Chiara Bianchi
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La mia vita invece era tutta una crosticina che rimaneva attaccata.
La voce di Mia Balestra impariamo a conoscerla già dalle prime righe di questo romanzo firmato Diana Ligorio – alla prima prova letteraria – per Terrarossa Edizioni.
L’undicenne arriva di notte con la madre a Dolina, in Puglia, il posto delle vacanze estive, luogo di origini, di lavoro per sua madre – per la quale «[…] non erano previste vacanze dalla medicina. […] No, lei era sempre sempre sempre la Dottoressalmadistante, tutto attaccato.» – e, soprattutto, il luogo dove suo padre ha perso la vita quando lei era piccola.
Attraverso i suoi occhi ci muoviamo nello spazio di una piccola comunità fatta di bambini-bestia che lei cerca di evitare perché «ridono senza motivo e si arrabbiano senza motivo». Mia preferisce rovistare nella «monnezza» e farlo alla maniera di Tonia Pungente, la donna-sirena. La segue con lo sguardo, è affascinata da questa figura diversa, speciale, magica. Tutto il contrario di sua madre che non ha nessuna considerazione di lei e dei suoi bisogni, mentre dedica tutto il tempo a curare i bambini degli altri.
I miei pensieri erano vermi cocoli: quando hanno paura si chiudono a sfera e rotolano.
Attraverso la costruzione di un linguaggio vicino al pensato, più che al parlato, Diana Ligorio ci conduce nei meandri più segreti dei pensieri di Mia spalancandoci la porta di un mondo meravigliosamente grottesco e allegorico alla scoperta della voragine: profondissimo squarcio nella terra di Dolina simile alla ferita nel cuore di Mia.
I bambini dotati di tale fantasia sono spesso tristi, arrabbiati, incompresi. Il loro rifugio è in quel mondo da loro appositamente creato che non sempre, però, è fatto di unicorni e arcobaleni, anzi. Per esorcizzare le paure e farle proprie Mia si cala nell’acqua, nel buio e nelle profondità della terra. Riemergendo nuova, compiuta.
Ci vuole una grande dose di sensibilità per comprendere Mia. Non basta neppure esserle madre, e nemmeno coetaneo (penso a Loris, uno dei bambini-bestia). La ragazzina che si fa spazio nei suoi pensieri e si porta appresso una gamba che sembra vivere di vita propria ha un dono: essere altamente sensibile. Questo sentire le consente, fin quasi alla condanna, di vedere le cose oltre il loro essere, di osservare le persone nel dettaglio e carpirne gli angoli remoti del loro vivere.
Per Mia tutto, compresa la morte di suo padre, è troppo.
Ma di questo troppo tenta di setacciarne l’essenza.
Legai tutto, tirai con le mani e con i denti ed ecco fatto. Era spaventosa, storta, strana: era me a forma di zattera.
Diana Ligorio | Mia e la voragine
Data di Pubblicazione ottobre 2022
Numero Pagine 132
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