C’è sempre un cielo al di là della nebbia e Camurri ce lo lascia osservare
di Chiara Bianchi
+++ ++
Roberto Camurri torna a raccontarci di Fabbrico e dei suoi abitanti, in Qualcosa nella nebbia, edito da NN Editore, e sceglie di farlo seguendo due piani narrativi: dando vita alle vicende dei personaggi Alice, Jack, Giuseppe e Fabbrico, dei quali si alternano le storie inserite in forma racconto andando un po’ avanti e indietro nel tempo, e parallelamente seguiamo il racconto-sfogo dello scrittore, personaggio controverso di cui ci vengono svelati pian piano pensieri, opere e omissioni del suo processo creativo strettamente legato alla sua vita, ma avvolto nella nebbia di un essere - non essere.
Richard Yates nel suo racconto Costruttori, inserito nella raccolta Undici solitudini (MinimumFax), nell’incipit scriveva: «Gli scrittori che scrivono di scrittori possono produrre facilmente il peggior genere di aborti letterari. Questo lo sanno tutti. Incominciate un racconto con un «Craig spense la sigaretta e si avviò deciso alla macchina da scrivere», e non troverete negli Stati Uniti un solo editore che andrà avanti a leggere la frase successiva. Quindi non preoccupatevi: il racconto che state per leggere sarà una normalissima storia diretta e senza fronzoli che parla di un tassista, di un divo del cinema e di un famoso psicologo per bambini. Ve lo prometto. Ma dovrete avere un po’ di pazienza perché nella storia ci sarà di mezzo anche uno scrittore. Non lo chiamerò Craig, e posso garantire che non risulterà l’unico individuo sensibile tra i personaggi; dovremo però sopportarlo dal principio alla fine, e sarà meglio immaginarselo maldestro e importuno come sono quasi tutti gli scrittori, sia nei romanzi che nella vita.»; Camurri delega le prime pagine al suo scrittore-personaggio e dice: «Ho scritto un libro che parlava di come ci si possa sentire in gabbia di fronte all’infinito, ora, nei racconti che ho iniziato, sento che c’è qualcosa di diverso, qualcosa che non capisco. Voglio scoprire dove mi sta portando, ascoltare ciò che mi sta chiamando. Ho molta paura.» e così invita noi lettori a seguirlo in questo viaggio nella scrittura, in quella Fabbrico che non esiste – come dichiara nella dedica iniziale. Anche Camurri ci chiede un po’ di pazienza, perché il suo scrittore regge le fila della trama, ne svela gli arcani e i profondi abissi – del suo essere e del suo scrivere – e non è detto che ciò fosse necessario a sostenere gli eventi che avvolgono le vite di Alice, Jack e Giuseppe – le quali vite abbiamo imparato a conoscere negli scorsi racconti su Fabbrico – cariche di folli decisioni e vicissitudini paralizzanti, sempre sul filo della tensione che Camurri porta avanti con consapevolezza nei lunghi periodi ipotattici, incalzando anche il lettore meno abituato a una scrittura così precisa nei movimenti e nella descrizione di cieli e nuvole sopra l’oscuro destino del paese e di chi ci si avventura.
Fabbrico è un paese borderline: esiste nella realtà, ma nelle storie di questi racconti assume un fascino perturbante, carico di mistero, avvolto nella nebbia – una costante – e s’incarna come protagonista indiscusso della storia con le fattezze di una megera vestita di nero.
In particolare, la vita di ciascuno dei tre personaggi è caratterizzata da un continuo ritorno alla memoria dei luoghi e del passato, quest’ultimo dalle fattezze incomplete. Ciascuno ha un conto in sospeso con il ricordo, macchiato dal tempo trascorso in cui altro è accaduto. Si sente potente il rinnegare le scelte non volute, l’essere caduti in trappola nella fatale ascesa del destino e della serie di appuntamenti mancati o mal interpretati che hanno condotto le loro esistenze da un’altra parte, con conseguenze spesso devastanti e unilaterali.
La conclusione è il risvolto di un taciuto segreto, finito nei meandri di una memoria soffocata. Una verità privata dell’accettazione con cui fare i conti e chiude, forse per sempre, il capitolo dedicato a questa visionaria Fabbrico, finora fonte irriducibile di ispirazione sia per lo scrittore-personaggio che per Camurri stesso. La nebbia continuerà ad avvolgere la casa dai cinque comignoli, ma sarà solo il normale effetto di un fattore naturale.
«Avrei voluto dire loro che Fabbrico non era nulla, solo un pretesto. Ero io, soltanto io, l’autore di tutto quello».
Titolo: Qualcosa nella nebbia
Autore: Roberto Camurri
Editore: NN Editore
Pagine: 176
Pubblicazione: 17 marzo 2022
Ti è piaciuto questo articolo? Dacci una mano! Il tuo aiuto ci consente di mantenere le spese di questa piattaforma e continuare a diffondere l'arte.
L'associazione si sostiene senza pubblicità ma soltanto con le tessere associative e l'impegno dei soci.
I Link verso i canali di vendita sono inseriti al solo scopo di agevolare gli utenti all'acquisto.
Sottoscrivi la tessera associativa con una piccola donazione su PAYPAL
Oppure puoi offrirci un caffè.