La convinzione che tutti i corpi siano materiale interscambiabile da utilizzare, con l’esenzione di chi detiene il potere.
di Chiara Bianchi
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«Ci sono persone che non esistono» dice la testa, gli occhi socchiusi.La madrivora di Roque Larraquy uscito per Alter Ego Edizioni, tradotto da Carlo Alberto Montalto è un romanzo dai tratti inquietanti, oscuri, allusivi e fortemente creepy.
Ogni frase tende alla successiva e, per una sua logica surreale, turba continuamente. Lo shock è assicurato.
Composto di due storie che appaiono slegate tra loro: la prima ambientata in un sanatorio nel 1907 e la seconda incentrata sulla vita di un artista visivo nel 2009. Un romanzo dalla struttura parassitaria, in cui l’intreccio delle storie, prima attraverso i temi e poi con i personaggi condivisi e i dettagli della narrazione, apre alla prospettiva di un mondo in cui conoscenza e volontà sono sovrapposte, dove creare e dominare sono sinonimi.
Entrambe le parti sono narrate da due personaggi annichiliti dal perseguire i loro progetti nei quali sembrano non crederci davvero fino in fondo. Sia la medicina che l’arte divengono strumenti per elevarsi all’esercizio del potere sugli altri.
Se volessimo ricercare, in questo cortocircuito di valori, un collegamento alla realtà, non sarebbe difficile cogliere le allusioni alla violenza politica argentina. Larraquy vuole però puntare il dito contro qualcosa di più circoscritto: la violenza sul corpo attuata dalla medicina.
Non siamo più nella dimensione del lager, dove ogni bruttura è purtroppo immaginabile, ma il nuovo scenario è un sanatorio dove medici, attraverso false diagnosi, danno avvio a sperimentazioni coercitive e senza senso, con la convinzione che tutti i corpi siano materiale interscambiabile da utilizzare a favore del potere, naturalmente esentato dal massacro.
Nella seconda parte, l’artista visionario dà vita a una serie di istallazioni in cui il corpo – o meglio pezzi di esso – diviene protagonista nella sua oggettivazione, mentre il corpo dei vivi viene sottoposto alla chirurgia estetica riparatoria, alle diete, e al raggiungimento di una perfezione inesistente, in una sorta di esperimento continuo in cui volontà e conoscenza si scontrano, si fondono e si perdono.
Larraquy attraverso la parodia, il surreale e l’iperreale analizza e critica la struttura politica del suo Paese vittima della corruzione del sistema amministrativo, burocratico e sanitario.
Sorprende la gestione di orrore, di umorismo nero e di manciate di amore platonico per un romanzo che va ricostruito passo dopo passo, assieme alle voci dei due personaggi.
La madrivora, «la cui linfa produce microscopiche larve animali» le quali «hanno il compito di divorare il vegetale fino a inaridirlo completamente» è la metafora più agghiacciante e veritiera di cosa sia la sete di potere e di cosa si sia disposti a fare per ottenerlo, in un processo senza fine, esattamente come i resti del vegetale «si disperdono e fecondano il terreno, riavviando così il processo».
Titolo: La madrivora
Autore: Roque Larraquy
Traduzione: Carlo Alberto Montalto
Collana: Specchi
ISBN: 978-88-9333-210-1
Pagine: 168
Prezzo di copertina: Euro 15,00
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