«...se uno non riesce a scrivere in un posto come questo può fare a meno di provarci da qualsiasi altra parte».
A quanto pare Cees Nooteboom è capace di farlo ovunque.
parole di Paolo Perlini
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Della mia prima volta a Venezia, ricordo i colombi che svolazzavano intorno a me e io che mi riparavo i piedi infilandoli in un sacchetto di carta. Ma può anche essere che questo sia un falso ricordo, indotto da alcune fotografie.
Di sicuro, nella mia gioventù l'ho frequentata a lungo, visitandola anche tre volte all'anno in occasione di eventi, mostre, gite romantiche. Tuttavia i percorsi erano sempre gli stessi e a un certo punto ho iniziato a frequentarla con l'intenzione di perdermi.
Non ne sono un profondo conoscitore come può esserlo Cees Nootebom che da cinquant'anni la visita e la abita a lungo, risiedendo in sestieri sempre diversi, in albergo o in appartamenti di amici, diventando come dice lui, «un collezionista di indirizzi».
Cees è arrivato a conoscere la città e muoversi come un vero veneziano, a mescolarsi fra le gente comune, leggere il Gazzettino e nonostante tutto, perdersi ancora.
Probabilmente, perdersi è un imperativo per conoscere meglio:
«...domani mi perderò di nuovo, come devono perdersi tutti quelli che vengono da fuori, perché è l'unico modo per conoscerla».
C'era bisogno di un altro libro su Venezia? È proprio necessario parlarne?
Cees ci mostra un'altra Venezia, quella dei suoi autori preferiti: Tiepolo, Tintoretto e Canaletto. Quella dei dogi e dei letterati che l'hanno frequentata, dei commercianti, dei naviganti e dei pirati, dei pescatori, raccontando anche dei veneziani di oggi, i pochi rimasti. Dal 1951, quando aveva raggiunto il suo massimo di 174.808 residenti, il centro storico di Venezia ha perso circa il 70% della popolazione, attestandosi sui 52.996 abitanti nel 2018.
Una città che è diventata la seconda in Italia dopo Roma con il più alto flusso turistico e che la sera si trasforma:
«Si dice che quasi tutti i veneziani, la sera, abbandonino la loro nave che affonda. Affitti troppo alti, troppi turisti. Abitano a Mestre o ancora più lontano, da qualche parte in Veneto...ho sempre l'impressione che la città, sul far della sera, si sollevi un po' sull'acqua, come un traghetto quando si sbarca».
E quindi, c'era bisogno di scrivere un altro libro su Venezia? Sì, ce n'era proprio bisogno perché «questa città è un libro che si volta da solo le pagine.» E prima che si trasformi definitivamente in un luna park, prima che la subsidenza, cioè lo sprofondamento del suolo per cause naturali e antropiche, ce la porti via, è meglio leggerne più pagine possibile.
«...Venezia, sempre la stessa, sempre diversa. Non per niente Paul Morand ha intitolato il suo libro su questa città Venezie, e in realtà non basta ancora. Solo per quest'isola dovrebbe esistere un grado superlativo del plurale».
Titolo: Venezia. Il leone, la città e l'acqua
Autore: Cees Nooteboom
Editore: Iperborea (27 ottobre 2021)
Pagine: 256
Traduzione di: Fulvio Ferrari
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