Per chi ama camminare, viaggiare lento e percorrere itinerari che odorano di storia: questo libro è una strada da fare.
Parole di Paolo Perlini
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Ha 291.572 abitanti, poco più della mia città. È la regione a statuto ordinario più piccola e meno popolosa del Paese ed è pure la più giovane: ha solo 59 anni.
Spesso la si deride e di lei si dice che non esiste.
Parlo del Molise, del quale purtroppo, ora mi sono innamorato. Complice il nome, quella emme che svetta su tutto il resto e il suono dolce e soffice, come può esserlo un bastoncino di zucchero filato. Complice soprattutto il libro di Maria Clara Restivo che insieme a Giulia ha percorso questa regione affondando i piedi sui tratturi, le antiche vie d'erba battuta lungo le quali, fino a un paio di secoli fa, avveniva la transumanza del bestiame.
Il Molise è attraversato da sette dei tratturi principali che usavano i pastori per portare le greggi dall'Abruzzo alla Puglia a metà autunno, per poi fare il percorso inverso a primavera.
La scelta di questo percorso è stata decisa dopo aver valutato diverse mete e cammini, aiutata anche dal bando di Fuori Rotta, un concorso per il sostegno a viaggi non convenzionali.
Maria Clara e Giulia partono il 10 agosto del 2015.
«Bisogna fare attenzione a poggiare i piedi nel posto giusto per non sprofondare fino alle ginocchia nelle cicatrici di Madre Terra, rimasta ferita e dimenticata lì, come se non fosse di nessuno. L'asfalto corre lieto a distanza di sicurezza. Sappiamo sarebbe più facile, ma ora che ci siamo non possiamo, non vogliamo tradire il tratturo».
Con sé hanno una tenda: non si presenta mai il bisogno di usarla perché trovano sempre accoglienza per una notte, un piatto di cibo, dell'acqua, un tratto di cammino insieme.
Attraversano paesi in cui l'archeologia «si fa studio non tanto di ciò che emerge ma di quello che rimane». Paesi in cui «le campane hanno un suono che è già dolce nostalgia».
Scoprono che il Molise non è arido e vuoto ma molto verde, vario. In sostanza, a dispetto di quello che si dice, scoprono che esiste. Soprattutto che è fatto di persone capaci di accogliere, ospitare, raccontare.
«...l'ospitalità non ha niente di razionale, non risponde a un'offerta, non è causa di niente. Non vuole un effetto né ha bisogno di attese. L'ospitalità è un riflesso immediato e spontaneo, caglia le situazioni, le rapprende e dà loro una nuova forma. Si può non capire ma non si può non accettarla. Ti abbraccia, l'ospitalità. entriamo e prendiamo possesso del nostro letto».
Per camminare a lungo insieme, affrontare disagi, indecisioni, circostanze, bisogna essere molto affiatati, più che amici.
«Di nuovo Giulia e Clara, non più noi.
Anche la nostra simbiosi sembra arrivata a un punto di saturazione. La stanchezza e la confidenza intima di un mese insieme ci fanno reagire talvolta in maniera troppo brusca, o troppo molle: diamo per scontata l'altra che diventa un addendo nella somma di elementi, perdiamo la cura. Capita.
E così, stamattina, per poco non percorriamo la strada da sole, mantenendo la distanza che ci fa smettere di essere noi, per la quale diventiamo soltanto due».
Un cammino dentro di sé, dentro un'amicizia, dentro una regione che c'è e si conclude il 6 settembre, con l'ultima tappa a Castello di Campobasso. Giulia e Chiara sono accompagnate in questo tratto da sessanta persone.
Di libri come questi, che danno vita a piccoli paesi quasi abbandonati, spingono a un turismo più sostenibile e trasformano la gente comune in personaggi, ce n'è sempre più bisogno.
Qui potete vedere un video di questa lunga camminata.
Il loro diario di viaggio.
Titolo: La strada da fare - in cammino nella regione che non c'è
Autore: Maria Clara Restivo
Editore: Neo Edizioni
Data pubblicazione: 13 luglio 2017
Pagine: 184
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