L’esplorazione di una minacciosa dimensione di fragilità psichiche
Parole di Chiara Bianchi
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La raccolta di racconti, scritta da Elvira Navarro, edita da LiberAria Editrice con traduzione in italiano di Sara Papini (che ha già tradotto della stessa autrice il romanzo La lavoratrice) è preceduta dalla prefazione di Rossella Milone che scrive: «gli undici racconti che compongono questo libro sono il suono attraente e inquietante delle nostre ombre, delle oscurità che si muovono nella vita di ogni essere umano, che cercano solo il modo di venire a galla».Elvira Navarro, voce importante del post-modernismo spagnolo, ci spinge ai confini del reale dove niente è davvero come sembra. Attraverso questi undici racconti raccoglie le inquietudini, le paure e la follia smussandone i contorni con l’uso di una prosa tagliente, puntuale, indolore.
I personaggi – un po’ fuori centro, vuoi perché sono nel bel mezzo di una crisi come coppia, o per la perdita di una persona cara, o vittime di circostanze anomale o semplicemente sono fuori luogo nella vita, in generale – si muovono in ecosistemi alterati, traduzioni fisiche di un paesaggio interiore non meno alterato, in cui ciò che sentono e credono accada al di fuori di loro, ciò che sperimentano, fa parte di meccanismi cerebrali derivanti da comportamenti ossessivi, anomali, imprevedibili, tipici della pazzia (o degli illuminati).
L’autrice esplora brillantemente questa minacciosa dimensione di fragilità psichica, autoinganno e comportamento squilibrato.
Quasi tutte le storie, nonostante trattino argomenti molto variegati, si svolgono in spazi periferici, marginali, alternativi alla società stessa: che sia Parigi, Madrid o la periferia spagnola di Talavera o Saragozza, oppure terreni abbandonati, quartieri e parchi degradati, isolotti e grandi isole, questi spazi risultano atipici.
Le undici storie condividono un’atmosfera inquietante e sfuggente. Stricnina, L’isola dei conigli e Gengiva fanno eco alla forza della trasformazione di origine kafkiana che apre al fantastico. In Memoriale assistiamo alla metafora di internet come spazio senza tempo, dove anche i defunti continuano a esistere.
La narrazione è costantemente affidata ai cinque sensi, con una predilezione per l’olfatto.
«La sedia ha un odore diverso dal tappeto. Riconosce: polvere, pelo di gatto, ebano, tamarisco, forfora, oppio, stricnina».
L’inserimento di alcuni piccoli dettagli della tradizione spagnola, cattolica e leggendaria e superstiziosa amplificano quei cinque sensi risvegliati dalla percezione dei corpi.
Come un filo rosso, che attraversa questi ecosistemi, c’è l’impossibilità a controllare tutto che emerge nel mostrare quelle fragilità e quella precarietà di cui ogni vita è colma.
«Tutto ciò che aveva creduto fino a quel momento finì sottosopra, e si disse che l’universo tracciato dai deliri non avveniva a un livello soltanto immaginario. Esisteva qualcosa, e la malattia poteva essere la scusa, il coperchio di un’altra vita che il fratello conduceva di nascosto da tutti, forse anche da se stesso».
L’Isola dei conigli
Autore: Elvira Navarro
Collana: Phileas Fogg
Traduzione di Sara Papini
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