Avete mai desiderato cambiare pelle? La Muta, l'ultimo romanzo di Aliya Whiteley, potrebbe farvi cambiare idea. O forse no.
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Detto così, secco e deciso, può trarre in inganno. Come ho letto il titolo ho subito pensato a una protagonista senza l'uso della parola. In successione ho immaginato una muta di corde per chitarra classica, da sub, di cani da caccia e infine, alla muta dei serpenti. Quest’ultima è quella che si avvicina di più.
Vi è mai successo di trovare la muta di un serpente in un bosco, lungo un sentiero, ai bordi della strada? A me sì, anche di notevoli dimensioni, e fa impressione. I serpenti compiono una muta completa della pelle in periodi che variano da sei mesi a un anno. Alcuni giorni prima del cambiamento perdono l'appetito, diventano nervosi… è meglio non incontrarli in questa fase. Sotto la pelle vecchia si forma uno strato di pelle nuova e quando arriva il momento, rompono il rivestimento esterno sulla sommità della testa e lo spingono indietro. Si sfilano con la stessa semplicità con la quale noi sfiliamo un guanto o un costume, anzi, non avendo le zampe per loro è tutto molto più naturale.
Immaginate che questo possa accadere anche agli umani, ogni sette anni e con la muta vadano persi gli amori, le emozioni, i ricordi. Immaginate che qualcuno, come Rose Allington, soffra di SME, Sindrome della Muta Estrema, una malattia rara che sottopone chi ne è affetto a cicli di ricambio molto più frequenti rispetto ai consueti sette anni. Provate a immaginare cosa comporti subire questo processo che diventa sempre più doloroso e ogni volta doversi lasciare tutto alle spalle, cambiare lavoro, città, amicizie.
Ecco, Rose Allington ha un passato come bodyguard e una storia d’amore con il celebre attore Max Black. Ora fa la commessa in un negozio di abiti di seconda mano. Max torna a cercarla per chiederle di indagare sul furto di una preziosa collezione di pelli e per provare a riportare indietro le lancette del tempo, ovvero, fare in modo che lei si innamori nuovamente di lui.
Rose non se la sente di tornare a un lavoro impegnativo e fisico come quello del bodyguard e non si ritrova nei panni di investigatrice. Perché Max chiede proprio a lei di indagare? A quale scopo?
Si lascia convincere, perché ‘a pelle’, sente che in quella collezione rubata, forse c’è qualcosa che la riguarda.
«Non è un’impresa facile, identificare le vecchie pelli. La sensazione che si ha toccandone una è un mero riflesso dell’amore che il suo proprietario provava un tempo, prima di perderlo nella muta. Se quell’amore era particolarmente forte, la sensazione potrebbe essere accompagnata da immagini: il flash di un volto, o magari persino un breve frammento musicale. È come mettere insieme i pezzi di un puzzle, ricostruire una fotografia che è stata strappata».
Inquietante, eh? Come ha fatto Aliya Whiteley - della quale avevamo già raccontato L'arrivo delle missive, un romanzo agile, piacevole, una fiaba moderna da divorare in due serate - ad avere una pensata del genere? Un romanzo visionario, perturbante, che suggerisce come i sentimenti possono annidarsi anche fra i pori della pelle e tornare a galla con la stimolazione di uno dei cinque sensi, quello meno prevedibile: il tatto.
Aliya dà significato e valore a tutti quei luoghi comuni (non sto più nella pelle, a pelle lo sento…) su quel tessuto di frontiera che sta tra noi e il mondo esterno. Quel fantastico organo che arriva a misurare anche 2 metri quadrati e pesare 10 chili, si autoripara e si estende nel corso della vita. E allora, perché non dovrebbe anche ricordare le emozioni?
Autore: Aliya Whiteley
Editore: Carbonio Editore
Collana Cielo stellato
Traduzione Olimpia Ellero
Pagine 224
Prezzo 15,50 euro
Uscita 2 settembre 2021
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