La rosa è viva | Denise Ciampi

La rosa è viva | Denise Ciampi

La rosa è viva - Denise Ciampi

Quando la memoria storica diventa testimonianza attraverso la scrittura
di Simone Bachechi

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La rosa, dall’antichità all’era moderna, ha trovato diverse connotazioni simboliche sia nell’arte che nella letteratura. Dalla sua associazione al mito di Adone e Afrodite nel mondo antico, assurta a emblema dell’amore, fino alla mistica cristiana e all’esoterismo rosacrociano, e nella letteratura moderna la ritroviamo simbolo politico, icona del socialismo prima e della socialdemocrazia poi. 

«La rosa è viva e fiorirà certamente.»

La citazione gramsciana tratta dalle Lettere dal Carcere posta in esergo al volume di Denise Ciampi che ne ricalca il titolo (La rosa è viva, ChiPiùNeArt Edizioni, 2020, pagg. 139 euro 14,00), è la più pregnante sintesi di quest’opera, di cui l’autrice stessa confessa nella premessa nascere prima nel corpo che nel pensiero«mossa da emozioni potenti, da un impulso della stessa qualità di quello che spinge all’azione». L’appassionata e commovente dedica a Paolo Romboli, amico, «combattente gentile» e compagno di lotte, dal quale scaturisce il bisogno di scrivere a seguito della sua scomparsa, è l’esplicazione dell’intimo bisogno che ha dato il via all’opera della scrittrice toscana, nonché insegnante e impegnata nel campo dell’immigrazione, della cooperazione e della mediazione sociale, la quale ha al suo attivo altri due romanzi, L’amore di Greta per i pappagalli (Stampa alternativa 2018), L’offerta di Minerva (Carmignani editrice 2016), oltre a due raccolte di racconti e una silloge poetica. Questo romanzo è il frutto di tale impulso.

Le protagoniste principali del bel romanzo di Denise Ciampi sono due donne: Gaia e Lidia, la Rosa di cui al titolo. Gaia è una ragazza dei giorni nostri, militante neofascista, la quale rovistando quasi per caso nelle vecchie memorie familiari si imbatte nel diario della sua bisnonna partigiana che è stata internata a Ravensbrück. Per conoscere le testimonianze dal Lager dove durante il secondo conflitto mondiale vennero deportate soprattutto donne si rimanda al volume di Lidia Beccaria Rolfi e Anna Maria Bruzzone citato dall’autrice, Le donne di Ravensbrück (Einaudi 2020). Come molte sue coetanee Gaia è alla ricerca di punti di riferimento in quella Roma fatta di borgate, popolare, incattivita e sclerotizzata, terreno fertile dei  circoli di estrema destra. Di uno di questi Gaia fa parte insieme ad altre compagne. L’essere venuta in possesso delle lettere della bisnonna, tra le riunioni al circolo, il volantinaggio e le varie beghe sentimentali tipiche di ogni adolescente, crea una crepa nell’incerto processo formativo e nelle vaghe convinzioni politiche di Gaia che nel suo monologare inizia a prendere coscienza di una realtà che “Nun è solo ‘na cosa de la famija tua” come le dirà l’amica Alice. 

Il volume è diviso in tre parti in cui si alternano le voci di Gaia e di Lidia, quest’ultima parla di Torino, attraverso le sue lettere e il suo diario scritti alla fine del secondo conflitto mondiale, una città martoriata dalle bombe. La stessa città rivive negli scritti della bisnonna di Gaia, creando un affascinante effetto fading all’intero romanzo.

Lidia ospiterà nella sua casa partigiani feriti, e con uno di loro, Antonio, avrà una breve storia d’amore, il cui frutto, vorrà chiamare Antonio Libero. Rosa, nome di battaglia della militante antifascista e partigiana Lidia, prende parte agli scioperi nelle fabbriche per fermare il conflitto, rifornisce di munizioni e viveri gli avamposti della guerriglia, fa parte dei Gruppi di Difesa della Donna, viva testimonianza storica del ruolo avuto dalle donne nel processo resistenziale, e infine deportata in campo di concentramento, 

La storia di Lidia vive nel diario da lei lasciato, ritrovato da Gaia decenni dopo. La rosa è viva parla di comuni temi tra le due epoche quali la xenofobia, l’omofobia, il razzismo, la violenza contro le donne, lo sfruttamento nel mondo del lavoro.  Un filo rosso lega la memoria della resistenza alle lotte, testimonianze di eventi spesso dimenticati o vittime di revisionismi. 

Quattro generazioni tra testimonianza e una professione di appartenenza politica e vocazione civile.

Ne emerge l’importanza della scrittura come testimonianza storica, sociale e individuale. Un piccolo, ma prezioso strumento di resistenza.

  

Editore: ‎ Chi Più Ne Art Edizioni (23 febbraio 2021)
Lingua: ‎ Italiano
Copertina flessibile: ‎ 140 pagine
Peso articolo: ‎ 150 g
Dimensioni: ‎ 15 x 1.5 x 21 cm 

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