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La prima volta che ho letto il titolo ho pensato a quanto fosse bello: breve, delicato, incisivo. Ho riflettuto sul suo significato ma mi sono soffermato su una mia interpretazione personale, un Mi al cubo, il Mi sopra il rigo.
Iniziando la lettura mi sono detto che il vero senso doveva essere ben altro ma piuttosto di ricercare e farmi influenzare, ho preferito partire senza indugi e iniziare il viaggio.
Sì, perché in questa raccolta Nunzio ci accompagna in un percorso, quasi un pellegrinaggio, e lo dice fin da subito. Se salite a bordo della vettura (scegliete voi quale, io ho preso il treno) ve lo rende chiaro con il Manifesto che introduce il primo capitolo.
Manifesto
Scrivo perché la poesia è visione
Il primo passo per la trasformazione
Scrivo perché la parola è una traccia
E il suono è operativo
Scrivo perché la beatitudine è bellezza
E il vuoto è compassione
Scrivo perché Milarepa cantava
Poi si parte e complice la struttura ho proprio avuto l'impressione di un viaggio che ti porta ad attraversare paesaggi che cambiano ogni ora, uno sferragliare operativo e lento per vedere "i papaveri che spuntano tra binari e traversine", ma soprattutto osservare quella trasformazione indicata nel manifesto. Infine socchiudere gli occhi e sorseggiare una bevanda calda che ti offre il personale di servizio: un caffè, nero, caldo e struggente.
Come neve nel caffè
S’addensano i fiocchi in volo
C’è spazio solo per i cinguettii
E le urla schizzate dei bambiniIl latrare affannato di un cane
S’ostina fuori posto
Coi pochi colombi in fugaMentre il vento disperde
Il fumo della mia sigaretta
Mi riporta indietro il tuo visoIl mio naso tra i tuoi capelli
La mia lingua tra i tuoi denti
Le mie labbra sulla schienaTutto si fa vivido e indistinto
Nell’intermittente vortice
D’immagini che non duranoLe punte fredde delle mie dita
Non si scaldano sui tuoi seni
Né si bagnano tra le tue cosceCosì al verde dell’erba ghiacciata
Frullata dalle gambe dei passanti
Si scioglie la coltre di ricordiChe ora pesa
Come neve
Nel caffè
Dopo aver riaperto gli occhi e riflettuto (Poema della roulotte – Cut up meditativo), giungiamo alla terza parte. Siamo liberi di scendere, visitare paesi, città e spedire cartoline, come questa:
Bruciati i pensieri
Nel sole d’estate
D’autunno non tocca
Che guardarsi morire
E nell'ultima parte, quando ormai l'urgenza di arrivare se ne è andata, le parole diventano essenziali, quasi dei messaggi telefonici:
Le parole inciampano nei passi
Invisibili pensieri
Preparano i trapassi
È il momento di risalire a bordo e tornare a casa. Non so se l'ordine delle poesie rispetta quello cronologico di scrittura ma l'impressione è proprio quella di un percorso protratto nel tempo.
Sul treno che avanza
La nebbia intorno
Nei ricordi si perde
E quindi, prima che il ricordo si perda del tutto, vado a indagare su Mu, scoprendo che il significato è ben diverso e più articolato di quanto pensassi e alla luce di questo, forse vale la pena riaffrontare il viaggio e la lettura.
Nunzio Di Sarno, nato a Napoli, vive e insegna a Firenze. Ha pubblicato articoli e poesie su riviste on line - “Il Pickwick”, “Emèresi”, “Istituto Onorato Damen”, “La bottega del Barbieri” ed altre -.
Autore: Nunzio di Sarno
Titolo: Mu
Editore: Oedipus
Collana: Intrecci
Anno di pubblicazione: agosto 2020
Pagine: 108
© Paolo Perlini
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