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C’è un periodo buio nella nostra storia recente che tendiamo spesso ad ignorare, a spazzare sotto al tappeto. Non è facile però per chi quel periodo l’ha vissuto da troppo vicino: stiamo parlando degli anni ’70, quelli delle Brigate Rosse e di Lotta Continua, i cosiddetti anni di piombo. Erano anni in cui la violenza era all’ordine del giorno e, condizionati dagli umori avvelenati d’oltreoceano e dal versante sovietico, i giovani si organizzano in bande armate con l’intento di fare la rivoluzione. Muoiono in molti, e chi era giovane all’epoca ricorda con orrore la carneficina quotidiana, gli attentati, le morti ingiustificate.
Giuseppe Culicchia scrive "Il tempo di vivere con te" dopo aver vissuto quarant’anni portando dentro di sé un lutto inestinguibile: in quei terribili anni perde la vita per mano della polizia Walter Alasia, brigatista appena diciannovenne.
Walter Alasia era suo cugino, e Culicchia lo ricorda con tenerezza quasi infantile, proprio perché il loro era un rapporto tra fratelli più che tra cugini. Con Walter il giovane Giuseppe amava parlare di sport, correre nei campi, prendere in giro i genitori, ma anche imparare delle ingiustizie del mondo, diventare grande. Per lui il cugino è un modello, un ragazzo che porta l’anticonformismo nella noia di provincia.
Eppure ciò che Walter fa nel privato è tutto fuorché lecito: nel cercare di perseguire la sua idea, di far fruttare gli insegnamenti dei suoi idoli della rivoluzione e riscattare così i genitori, rappresentanti della classe operaia, Walter ha scelto la via della violenza, macchiandosi di crimini quali omicidio e sequestro. Sono anni, questi, in cui la politica bussa alla porta delle persone con insistenza: è impossibile stare a guardare mentre la gente muore nelle fabbriche, quella stessa gente che ha dovuto affrontare una guerra durissima e si è vista togliere il pane dalle mani ora continua ad avere fame, a sentirsi prigioniera di padroni senza scrupoli e leggi che non la tutelano.
Tuttavia in queste pagine, oltre al dovuto contesto storico, non si racconta la figura dello spietato brigatista, l’uomo che intenta un processo proletario a magistrati e politici, non si prendono le parti dei buoni né quelle dei cattivi: in queste pagine c’è soltanto il ricordo di un bambino della sua persona preferita, un ragazzo esuberante con un grande spirito di giustizia, appassionato di sport, capace di trovare sempre il pretesto per ridere e alleggerire gli animi. Non è un romanzo storico, non è una biografia: si tratta di una lunga lettera di un adulto che non ha mai superato l’ingiusta morte della sua persona preferita, e del bambino che resta chiuso nel suo petto, che ancora chiede “perché”, che ancora vuole sapere cosa ne è stato di quel sorriso che gli è stato strappato via troppo presto, in un mare di fumo.
Autore: Giuseppe Culicchia
Titolo: Il tempo di vivere con te
Pagine: 162
Prezzo di copertina: 17 euro
Edizioni: Mondadori
© Christina Bassi
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