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Ho impiegato due giorni per leggere questo libro e quasi due mesi per decidere di parlarne, o meglio, per trovare le parole, poiché il libro in questione non è un romanzo ma una raccolta di diciotto interviste alle donne politiche di oggi, alcune ancora impegnate, altre passate in secondo piano o comunque non sotto i riflettori mediatici.
Già nelle due pagine di introduzione sono stato colpito da questa frase:
“Non è stato facile convincere i principali nomi noti del ‘Pink Tank’ italiano a raccontarsi. Anzi, è stata la parte più complicata di questo testo”.
Riassumendo, a parte le diciotto politiche presenti, non hanno risposto all’appello Maria Elena Boschi, Viola Carofalo, Susanna Camusso, Alessandra Mussolini, Maria Stella Gelmini, Virginia Raggi, Giusi Nicolini, Debora Serracchiani, Lara Comi, Elisabetta Casellati, Giulia Bongiorno, Chiara Appendino, Federica Mogherini.
La mia prima reazione si è riassunta in una parola: “Peccato”.
Poi, nel corso della lettura, complice anche le affermazioni di alcune politiche, mi sono dato una risposta. Sono convinto che se al posto di Serena Marchi ci fosse stato un Bruno Vespa qualsiasi, nessuna di loro si sarebbe negata, anzi, avrebbero sgomitato per entrare a far parte della raccolta.
Lo so, potrebbe sembrare un pensiero di parte, ma la stessa Emma Bonino lo dice con estrema chiarezza:
“A volte siamo le peggiori nemiche di noi stesse. Pure in questo sta la differenza, tra noi e gli uomini. Anche nella stronzaggine, non siamo mediocri. Quando una donna è stronza lo è, irrimediabilmente, al massimo”.
"Pink Tank" sono diciotto scatti fotografici, diciotto ritratti di donne impegnate da sinistra a destra.
È interessante scoprire come si sono avvicinate a questa passione, i problemi che hanno affrontato e che continuano a vivere e pure vedere come alcune di loro sono cambiate dal tempo dell’ esordio. È altrettanto interessante, e pure spunto di riflessione, riuscire a essere d’accordo con alcune affermazioni di persone che politicamente (ma direi di più, eticamente) sono al tuo opposto. Arrivi quindi a chiederti se le frasi che hai letto sono uscite dalla bocca della stessa persona che vedi in televisione oppure se quella è soltanto una rappresentazione, l’emulazione dei difetti maschili, buona per ottenere due minuti di visibilità.
Come dice la Pitonessa, Daniela Santanchè:
“Raggiungeremo la vera parità dei sessi e le pari opportunità solamente quando riusciremo a mettere una donna cretina in un ruolo importante come già avviene con gli uomini: di cretini, ai posti di comando, ne abbiamo da sempre moltissimi”.
Se fosse così, credo che l’obiettivo sia più vicino del previsto ma per riuscirci serve un po’ di coraggio. Invece ho l’impressione che la verità stia nelle parole di Luciana Castellina:
“Mi viene da pensare che, per qualche ragione, le leader in politica non ci siano perché alle donne stesse non interessa. Non le attrae essere a capo di una macchina maschile”.
Ecco, io che al momento del voto do sempre la preferenza a una donna, vorrei qualche volta riuscire a vincere e all’occorrenza poter dire: “il mio voto non lo avrà più”.
Vorrei che una donna fosse votata di più, perché il tank del titolo stilizzato in copertina, è un carro armato, ma tank significa anche serbatoio e trovo ancora strano che il serbatoio elettorale femminile rimanga così cieco. Vorrei tanto vedere Penelope disfare definitivamente la tela, gettarla alle ortiche e partire per la guerra. E così stupire Luciana Castellina.
Vorrei tanto che le donne che non hanno risposto all’appello di Serena Marchi la chiamassero e si facessero intervistare per una seconda edizione di Pink Tank.
Pink Tank di Serena Marchi
Editore: Fandango Libri (26 settembre 2019)
Collana: Documenti Pagine: 204
© Paolo Perlini