+++++
Avevamo conosciuto Jenni Fagan con “Panopticon”, romanzo in cui la protagonista è la quindicenne Anais Hendricks, accusata di aver lasciato una poliziotta in coma e trasportata all'omonimo Panopticon, un ex carcere convertito in unità di assistenza sociale.
Jenni Fagan è tornata con un libro ambientato in un futuro molto vicino e distopico nel quale un nucleo di persone affronta l’inverno sempre più estremo in un campeggio scozzese.
Nel romanzo “I Pellegrini del Sole”, Dylan, un uomo alto più di due metri lascia il Babylon, il piccolo cinema dentro il quale sembra essere nato e cresciuto, quasi come il pianista di Novecento. È costretto ad andarsene perché è schiacciato dai debiti e dalla morte di sua madre Vivienne McRae e dalla nonna Gunn. Dylan è un uomo grande e grosso, eppure “nessuno gli aveva mai detto che il dolore per un lutto fosse qualcosa di così fisico…”
A Londra fa freddissimo, tutti cercano di spostarsi in qualche paese più caldo, lui invece va in Scozia dove probabilmente c'è ancora più freddo. È l’inverno più freddo che si sia registrato da secoli. Le calotte polari sciogliendosi hanno bloccato la corrente nord-atlantica precipitando il pianeta in una nuova era glaciale.
Comunque Dylan andrà a vivere là, poco distante dalle Isole Orcadi, dove sua madre e sua nonna erano nate. La madre gli aveva preparato il piano B acquistando in contanti una roulotte in un campeggio a Clachan Fells. In questo campeggio rimane colpito da una donna che lucida la luna, Costance e arriva a conoscerla tramite la figlia Stella, una dodicenne intrappolata in un corpo di maschio, costretta ad affrontare le ostilità nella piccola comunità in cui vive.
Dylan, Constance, Stella: è questo il trio principale che si muove sullo sfondo di un camping isolato vicino all’oceano Atlantico, popolato da una varietà di persone che attende l’arrivo di un iceberg dalle enormi dimensioni e assiste al Parelio, il fenomeno naturale in cui sembra che ci siano tre soli ma in realtà, i due ai lati sono un riflesso di luce.
Tra la gente di Clachan Falls si diffonde la leggenda dei cosiddetti “pellegrini del sole”, asceti norvegesi che riescono a sopravvivere “nutrendosi” solamente dei raggi solari.
Le temperature scendono fino a - 56 gradi e le previsioni meteo non sono confortanti. In sintesi:
“Farà molto, molto più freddo”.
E cosa può essere più freddo di una temperatura così?
C’è chi si lascia andare, come Barnacle, appoggiato a terra, con la schiena curva a formare una lettera C e gli occhi rivolti verso l’alto.
"É così che se n’è andato: sdraiato a guardare le stelle, a guardare la notte che diventava giorno e aspettando il cielo, la sua consorte”.
E c’è chi invece resiste, stringendosi l’uno contro l’altro, forte di nuovi amori o consapevolezze, dei baci che “sono come le sigarette. Se ci provi gusto non ne hai mai abbastanza”.
Alla fine, per sopravvivere bisognerà fare come dice Stella: bere la luce.
In un unico romanzo si parla di due temi fondamentali, sempre più dibattuti: l’ambiente e il transgender.
Il primo, sempre attuale, è tornato prepotentemente alla luce con Greta Thunberg e il movimento Friday for Future. Il secondo viene discusso soltanto quando qualche politico vuole limitare i diritti delle minoranze e imporre una visione medioevale e oscurantista della vita.
L’autrice Jenni Fagan vive ad Edimburgo. È autrice di raccolte di poesie, è stata candidata a diversi premi letterari ed è stata tradotta in otto lingue. Nel 2013 è stata selezionata tra i giovani autori inglesi dalla prestigiosa rivista “Granta” per il suo romanzo d’esordio, “Panopticon”.
Abbiamo avuto il piacere di rivolgerle alcune domande.
- In “Panopticon” era facile immedesimarsi nella protagonista e pensare al femminile, Ne “i Pellegrini del Sole” tutto questo non è evidente. Se non fosse per il nome in copertina sarebbe difficile capire se il libro sia stato scritto da un uomo o da una donna. Sembra quasi che sia stato scritto da Stella. Quando l’hai scritto, in che personaggio ti sei immedesimata di più?
JF: Mi identifico con tutti i personaggi in maniera differente, però probabilmente l’inverno è il protagonista che ho sentito più vicino di tutti.
- Anche se si tratta di un accostamento non del tutto appropriato, non ho potuto fare a meno, durante la lettura, di associare la figura di Stella a Greta Thunberg. Credi che ormai le speranze di sopravvivenza del pianeta, per come lo abbiamo conosciuto, siano affidate a loro?
JF: No, sono convinta che la sopravvivenza del pianeta sia nelle mani di tutti ed aspettarsi che ci pensino dei ragazzini, non è affatto accettabile.
- Quello che mi ha sorpreso nella lettura dei due romanzi è che in Panopticon, un romanzo in cui i protagonisti sono quasi tutti adolescenti, la musica non è mai presente. Ne parli molto di più ne “I Pellegrini del Sole”. Citi canzoni, cantanti. C’è un motivo per cui hai tralasciato la musica in Panopticon?
JF: in realtà, in Panopticon la musica è presente: lei racconta di ascoltare vecchi dischi dei Nirvana, Daniel Johnston ecc ecc.
- Qual è il tuo rapporto con la musica? Ti serve come ispirazione, ti distrae, è qualcosa di cui puoi fare a meno?
Non ho ascoltato musica mentre scrivevo i primi due libri, mentre invece l’ho fatto con il terzo. Di solito ascolto musica tutti i giorni, è una grandissima parte della mia vita.
- Hai un metodo di lavoro, un posto nel quale preferisci scrivere e quando lo fai pensi a un lettore specifico, un pubblico ideale?
JF: Sono madre di un bambino piccolo, quindi cerco di lavorare dove e quando posso, e no, non scrivo pensando ad un pubblico ideale.
- Cosa ti ha portato a scrivere, a usare questa forma espressiva? E quanto, la spinta iniziale che ti ha portato a scrivere può resistere alla routine, allo scrivere inteso come lavoro, obbligo, quotidianità?
JF: Scrivo da quando ho 7 anni e ho scritto la mia prima raccolta di poesie a quell’età: era proprio un piccolo libro di poesie. Scrivere è proprio quello che faccio ma è difficile gestirlo e incastrarlo con tutti gli altri doveri della vita.
- Quali sono le tue letture preferite e ricordi il primo libro che hai letto o che ti ha cambiata?
JF: Leggo tantissime cose diverse e non riesco a pensare ad un solo libro. Mi muovo fra fiction e poesia, da scrittrice tendo a leggere nel modo più vario possibile.
- Se potessi scegliere tre libri da consigliare, quali sarebbero?
Preferirei non farlo.
- Il tuo prossimo romanzo, se si può sapere, di cosa parlerà?
JF: È ambientata fra 110 anni ad Edimburgo, è molto dark, un’opera gigantesca e ridicolosamente ambiziosa. Non credo che scriverò mai più niente del genere.
- Un’ ultima curiosità? L’hai inventata tu o hai visto davvero una donna uscire sulla veranda, con uno straccio e il braccio pallido, e impegnarsi a lustrare la luna?
JF: Sono una scrittrice e una poetessa e quello che visualizzo nella mia mente è esattamente quello che scrivo. Non posso dire di avere o non avere tratto ispirazione dalla vita reale. La maggior parte di quello che metto nei miei romanzi arriva dalla mia immaginazione.
© Paolo Perlini