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“In quell’istante, un lampo divise il mondo in due livide parti. Il tuono si ridusse a uno schianto e, senza transizione alcuna, una pioggia torrenziale si precipitò giù dal cielo e toccò il suolo. Subito dopo il fulmine colpì di nuovo, e questa volta un boato assordante scosse Memorial Avenue da cima a fondo. Il temporale alla fine scoppiava, con le sue furie e i suoi vortici. La città si fece confusa, le superfici si costellarono di nero, d’argento, di mercurio, un ciclista passò sul marciapiede sollevando schizzi d’acqua, come se, in uno sbattere di palpebre, sull’asfalto avessero avuto il tempo di formarsi delle pozze. I mendicanti finivano di eclissarsi negli androni”.
Non c’è nulla di meglio di una citazione per entrare in un libro. Specialmente in questo libro.
"Sogni di Mevlidò" di Antoine Volodine, pubblicato da 66th and 2nd nella loro collana Bookclub – una delle più belle del panorama editoriale italiano, perché cuce su misura del libro una grafica originale e di volta in volta diversa, curata da Silvana Amato – è un’opera dalla lingua fortemente evocativa.
Non c’è una sola caratteristica di questo libro che non mi abbia colpito: dal colore del testo, che lo rende davvero piacevole da leggere nonostante non sia il classico nero, a (soprattutto) la trama: la storia è infatti ambientata a Ulang-Ulan, un luogo grossomodo corrispondente alla Mongolia, una metropoli del futuro dove governano capitalisti senza scrupoli; Mevlidò, il nostro protagonista, è un poliziotto incaricato di scovare i ribelli, per cui però segretamente parteggia, e di fatto vive tra loro nel ghetto di Pollaio Quattro.
L’aria che si respira è umida, pesante, soffocante: non solo quella all’esterno ma anche all’interno del nostro protagonista che, perseguitato dai fantasmi del passato, cade spesso in uno stato di catatonica incoscienza abbandonandosi ai ricordi, confondendo i sogni con la realtà. Il futuro che viene rappresentato è realistico, colpisce subito il lettore più sensibile alle problematiche politiche odierne: l’umanità rappresentata ha in realtà molto poco di umano, è abbandonata a se stessa e da se stessa, per questo l’unica via di fuga sono i ricordi, i sogni, il delirio. Tutte caratteristiche che fanno parte del genere inventato dallo scrittore, il post-esotismo, che non è quindi né fantascienza né distopia né fantapolitica, ma viene definito il “manifesto della letteratura dell’altrove”.
Volodine ha la capacità di evocare con la sua scrittura densa, ma mai complessa, immagini potenti, inquietanti e disturbanti, di rendere l’atmosfera cupa e pesante, dando il meglio nelle scene d’azione, un crescendo di dettagli che esplodono nel momento giusto, lasciandoti senza fiato: non è dote da tutti.
Tra le pagine, inaspettatamente, una storia d’amore.
Un romanzo denso, direi vischioso: ma immergersi è entrare in un universo narrativo così originale che ne esci fresco di buone speranze.
© Christna Bassi
Sogni Di Mevlidò | Antoine Volodine
Editore: 66th and 2nd
Collana: Bookclub
Uscita: 28 febbraio 2019
Formato: Copertina Flessibile
Lunghezza: 411 pagine