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Dal giorno in cui ho impugnato una stilografica Aurora, ho leccato migliaia di francobolli ed è per questo che la quarta di copertina del libro di Alberto Cellotto mi ha incuriosito:
"Un uomo, dopo il licenziamento, si mette in viaggio da solo con l'auto. Dalle camere degli alberghi inizia a scrivere molte lettere a più persone, ma non si decide mai a spedirle. Dopo due settimane di viaggio muore. La moglie deciderà di pubblicare le lettere".
Lo avevo iniziato ma poi, forse per la complicità della poltrona o per la distrazione dovuta ad altre letture, era rimasto abbandonato. Un viaggio in treno mi ha fatto capire che proprio questa era la dimensione giusta per leggerlo, non la tranquillità del salotto ma la promiscuità e il movimento di un treno del nordest.
L'uomo del romanzo è Martino Dossi, di circa quarantanni, lascia la moglie Ester e i figli per un periodo di tre settimane che intende trascorrere in solitudine. Intraprende un viaggio che modella a seconda delle circostanze e ogni giorno, dalla camera dell'albergo scrive delle lettere alla cerchia di conoscenti, familiari ma anche incontri occasionali.
"Non faccio granché: guido, mangio, dormo negli alberghi che mi piacciono e scrivo lettere, un'attività non così diversa dalle migliaia di email che per lavoro ho ricevuto e inviato per anni" scrive ad Anna.
Un gesto strano, desueto, quasi quanto spedire delle cartoline. Eppure romantico e sovversivo, soprattutto adesso in cui bollette e pubblicità sono l’unica corrispondenza che ancora riceviamo. Abbiamo talmente disimparato a scrivere a mano che negli hotel è sempre più difficile trovare carta e penna nel cassetto e un tempo, lo ricordo bene, poco più di un decennio fa, ci si trovavano pure le buste da affrancare.
"Adesso scrivo questa lettera, poi domani o un altro giorno cercherò qualche cassetta rossa e la lascerò cadere a destra, nella buca per tutte le altre destinazioni. Chissà che il gesto che descrivo qui ti procuri tenerezza, come ti succede con tutti i gesti e gli oggetti fuori dal tempo" continua a dire ad Anna, con la quale dovrebbe avere avuto e concluso una storia sette anni prima.
Martino si ripromette di affrancarle e imbucarle, senza mai riuscire a farlo. Ad alcune persone scrive più volte, accennando a qualcosa già scritto nella precedente lettera non spedita e allora è costretto a specificare, instaurare quasi un dialogo immaginario.
"Abbiamo fatto una gran perdita" è un viaggio per l'Italia che parte da Monselice e si ferma a Cortona ma più che un viaggio geografico è un viaggio interiore nel quale l'autore ci accompagna. E in quest'epoca frenetica la cui cifra sembra essere la velocità, vale la pena leggerlo con calma, facendo delle pause, all'occorrenza leggerlo pure a caso, saltando da una lettera all'altra.
Ed ogni tanto, come ho fatto io, alzare lo sguardo e guardare fuori dal finestrino. Oltre.
Abbiamo fatto una gran perdita | Alberto Cellotto.
Editore: Oedipus
Collana: La freccia del parto
Uscita: 1 gennaio 2018
Formato: Copertina Flessibile
Lunghezza: 112 pagine
© Paolo Perlini