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20 gennaio 2017
Caro Diario,
“Friends don’t lie”, come direbbe la sempre saggia Eleven di "Stranger Things". Per cui posso essere davvero sincera con te?
Bene. Vado tutto d’un fiato: mi sono rotta le palle di odiare solo una settimana al mese.
Tu sei maschio, non puoi capire la vastità dell’apocalisse che si genera ogni 28 giorni nella testa e negli ormoni di una donna. Specie se questa donna ha sempre in vissuto con la costante guerra tra la sua autostima altalenante, le aspettative e le richieste, una guerra fredda personale combattuta a colpi di “sì” non convinti ma detti solo per non deludere un mondo superveloce che ci vuole multitasking, multitalking e, possibilmente, privi del bisogno di dormire.
Per la serie: che due paroline di swahili non le vuoi sapè? E se ti arriva una cliente kenyota? Mi raccomando però, per dopodomani devi imparare anche il cinese perché, sai, la Cina è la nuova superpotenza economica. Ah, sono le 4 di notte ma tu ovviamente non stai dormendo. Corri a rispondere alla mail del cliente. Quando hai finito con i comunicati stampa, non dimenticarti di montare il palco per CantanteXsuperindiesuperspocchiaesupersfigato e di andare a prenderlo con l’aereo costruito e guidato da te personalmente. Il tutto gratis eh, che vuoi pure i soldi?
Ma sei uomo di mondo anche tu, quindi capirai perfettamente come i “no” non detti incancreniscano i piedi, cancellino le strade della scelta e vadano a formare quel groppo in gola (o polpo, come lo chiamerebbe Zerocalcare) difficile da mandare giù pure con settordici litri di vodka liscia.
Perché questo sono i “sì” detti senza convinzione, ogni “no” lasciato in gola è un bivio che si unisce, una libertà che viene a mancare.
Capirai perfettamente come ad un certo punto lo spazio in gola finisca e una settimana al mese non basti per odiare tutto e urlare fuori i tentacoli del polpo.
E boom, succede che scoppi e o canalizzi la rabbia all’esterno, o l’odio ti si ritorce dentro e ti trasforma in un burattino insoddisfatto senza più possibilità di libero arbitrio.
Tutto questo pistolotto pseudo psicologico da bar (che anche basta, è finito l’oppio e le troppe parole son come gli ospiti, dopo tre giorni - o tre righe - puzzano), per dirti che l’odio è cosa buona e giusta.
"È il piacere più duraturo, gli uomini amano in fretta e odiano con calma" (no, non l’ho detto io ma George Byron. Non sono così intelligente, pippone su a parte. Linguaccia). La rabbia per essere canalizzata all’esterno va espressa, così come tutti i sentimenti negativi.
Come un mantra da anni mi ripeto una frase che disse Luigi Tenco quando gli chiesero perché scrivesse solo cose tristi. Beh, Tenco rispose: “perché quando sono felice, esco”.
Ogni canzone, ogni opera d’arte, ogni fumetto nasce da una crisi, personale o collettiva. Tutto sta nell’esorcizzarla per costruire qualcosa di bello, dentro o fuori di te.
Capisci bene il mio sgomento quando mi sono imbattuta ne "L’Odiario", l’ultima graphic novel di Tuono Pettinato uscita in novembre per GRRRz Comic Art Books (e un fumetto sull’odio poteva non uscire per una casa editrice dalla parola onomatopeica della rabbia?) e già presentata al Lucca Comics 2016.
Un clic, il motivatore per estendere la rabbia a 365 giorni l’anno.
“Tutti i fumetti nascono da una crisi. Questo fumetto ne documenta una” campeggia in prima pagina.
Bingo. Tenco ha sempre ragione!
Ora, friends don’t lie e devo essere sincera anche in questo caso. Tuono Pettinato l’ho conosciuto con “Nevermind” e amato follemente con “Corpicino” e “We are the champions”. Ti dirò di più, l’ho conosciuto anche personalmente l’anno scorso alla mostra Bowie Blackstardust allo Spazio Cima di Roma. Tutto appare fuorchè un essere rancoroso, torvo e rabbioso.
Insomma dai, da uno che scrive una graphic novel su Kurt Cobain bambino e il suo amico immaginario, per salutarti ti dice “A prestolino!” e su Facebook si chiama Buono Pettinari, non è che ti puoi aspettare occhi di braggia e serpenti dalla bocca.
Ecco no, diciamo che Tuono Pettinato sembra più un Ned Flanders in versione pisana.
Quindi mi sono approcciata al libro convinta di trovare un’altra storia sarcasticamente pucciosa in stile Tuono.
E invece sbam, un colpo assestato come un no inaspettato. Sarcasmo sì ma nero, tagliente e serrato come le vignette che tanto abbiamo imparato ad amare dell’illustratore pisano.
Ne "L’Odiario" non ci sono vezzeggiativi, parole edulcorate, bambini pucciosi e smielosità. O meglio, ci sono ma in funzione della narrazione di un cambiamento, quello di un orsetto Buono in bestia Tuono.
"L’Odiario" è il testamento artistico di un illustratore stanco dei sì non convinti, delle commissioni sempre accettate, dell’ignoranza e delle mode buoniste, la rivelazione di come dentro tanta morbidosità possa nascondersi Dart Fener.
Così i pargoli alunni delle sue lezioni di pucci-fumetto diventano bambini tutti merendine e social in cerca porta a porta di like per soddisfare l’ansia da visibilità su Facebook, i gattini dolciosi e innocui del web diventano l’emblema di una cospirazione ai nostri danni da parte delle multinazionali e delle società del terrore (come Edizioni Paoline, Nestlè, Scientology, Mtv e Whiskas).
Che poi, caro diario, se ci pensi bene il gatto è l’emblema perfetto dell’odio e della asocialità. Cioè, quando ti guarda con quegli occhi tenerosi, in realtà sta solo pensando a come graffiarti e farti morire dissanguato.
Il tutto condito da comparsate qua e là di “figurine illustrate” a inframezzare la narrazione, di personaggi come Sergio Cinti, Alice Cooper e Honorè de Balzac pronti a dire la loro sull’odio.
Lo sapevi per esempio che l’umanità è una merda?
Sì vabbè, eccola qua la scoperta di come prendere l’acqua con la forchetta. Le genti sono tutte brutte, cattive e odorano di stalla, solo che prima di me e te l’ha detto un certo Philippe Taquet, paleontologo e direttore del museo nazionale di storia naturale di Francia (Tuono, se ci stai perculando, ci sei riuscito. Tanto qua chi è che va a vedere se è vero, chi è e che ha fatto. Ti pare che su internet poi la gente non vada a controllare la fonte prima di mettere una citazione? Eddaje su).
Caro diario, "L’Odiario" è tutto questo e molto di più. Un fumetto di un orsetto redento, un racconto sarcastico, un testamento satanico, un elenco di rabbie ma soprattutto il primo volume di una saga illustrata sull’odio quotidiano e silente che andrà a scardinare i no dalla gola di Tuono Pettinato e dalla nostra.
In che modo? Semplice. Ti dicevo prima di quanto la scrittura sia catartica, di come fare liste aiuti ad ordinare i polipetti nella carotide.
Poteva quindi Tuono non finire "L’Odiario" con un’incitazione a redigere il nostro personale elenco di rotture di coglioni?
“Stila la tua top ten dell’odio! Condividila! Hashtagga #lodiario. Perché cosa c’è di meglio che riversare dello humor nero nel mare di melassa stucchevole dei social network?”
Inchiostro scuro come l’odio alla mano, colpo di tosse per risvegliare i polipetti e via.
Car’odiario, la mia lista dell’odio è:
1) Le persone che non ascoltano, la finta attenzione, la risposta per pregiudizio
2) Il fantastico effetto Bocelli sugli occhiali quando apri il forno acceso e ti vien da cantare “Musica èèèèè”
3) Non capirsi. Non chiarirsi. Non.
4) Il “ma quando ti sposi?”immancabile ad ogni pranzo con i parenti che si rispetti
5) La totale mancanza di consapevolezza di come gestire il mio tempo. Sempre troppo poco o troppo-matantoc’ètempooo
6) Barbara d’Urso
7) L’uvetta quando pensi sia cioccolato, addenti il biscotto e ci rimani di merda come se ti avessero rubato la macchina
8) La Lazio
9) 0,99 centesimi
10)I profili di coppia su Facebook
E tu car’Odiario? Qual è la tua lista dell’odio?
Titolo: L’Odiario
Autore: Tuono Pettinato
Editore: GRRRz Comic Art Book
Collana: Gran Tour
Pagine: 56 pp., copertina rigida
Uscita: novembre 2016
Acquista su: Amazon
© Isabella Di Bartolomeo