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Volenti o nolenti viviamo in un’era in cui le idee si comunicano in maniera rapidissima e idealmente potremmo avere un mondo in cui collaborazione e confronto prevalgono su arroganza e prevaricazione. Di fatto si ha la sensazione che ci si spartiscano dei territori — siano essi del web o fisici — sui quali gruppi con idee affini si riuniscono, talora per ignoranza o per bieco opportunismo, tracciando linee divisorie tanto ideali quanto invalicabili, dietro le quali ci si trincera, ci si punta il dito contro con sempre maggiore facilità, perdendo di fatto la prima capacità utile nella comunicazione: saper ascoltare.
In questo contesto crescere omosessuali in un mondo dominato dal machismo e dal sessismo, dove la violenza verbale — e per i meno fortunati anche fisica — sembra essere irreversibilmente permeata nel civile convivere, non è semplice anche quando hai una famiglia amorevole che ti supporta. La diversità portata indosso come ferita, anziché come una ricchezza, può essere devastante specie se non ci si rispecchia in modelli che la normalizzano. A prescindere dalle caratteristiche individuali di ognuno, come esseri umani siamo in maniera naturale portati a seguire delle orme, ad arrampicarci come l’edera lungo qualcosa per poter crescere belli rigogliosi. A seguire degli schemi, direbbe qualcuno. Forse è per questo che costrutti sociali come la famiglia sono tanto potenti.
Generazione dopo generazione diamo forma e nome giuridici o sociologici e incaselliamo la famiglia in categorie che variano di persona in persona per riconciliarne la definizione in relazione ai nostri credo, invece di ricordarci che quella cosa è in sostanza una commistione di primordiali istinti biologici e pura umanità.
La Famiglia X di Matteo Grimaldi sembra voler proprio metterci dinanzi all’inconfutabile fatto che la famiglia non è altro che amore liquido e che l’etichetta o il contenitore non ne possono snaturare l’essenza. E tutto questo avviene attraverso gli occhi di Michael — da leggersi Micael, pena l’eterno odio del protagonista.
Michael ha tredici anni ed ama la matematica, è un tipo sveglio, probabilmente molto più riflessivo e introspettivo di quanto ci si aspetterebbe da un tredicenne e incredibilmente resiliente. Viene tolto temporaneamente ai genitori, cacciatisi in guai con la giustizia e viene affidato dapprima alla materna ma inflessibile signora Guerra per poi essere accolto da Enea e Davide, una coppia di uomini gay.
Scritto con il consueto stile di Grimaldi asciutto e stringato, il libro si legge velocissimo. I suoi periodi secchi e snelli danno la sensazione di fissare dei frame che, nello scorrere veloce, animano la scena. Il lettore sembra assistere ad un cortometraggio che pur avendo tutti i vivi e accesi colori della fantasia, porta con sé tutto il necessario peso della realtà.
Ad una lettura superficiale potrebbe sembrare che il libro tratti di affido a coppie omosessuali e che si possa liquidare e bollare "La Famiglia X" come un racconto a tematica LGBT, ma sarebbe come guardare un quadro e notarne unicamente i rossi, scartando incomprensibilmente il resto della tavolozza. Infatti Michael durante l’arco della sua avventura deve innanzitutto confrontarsi con i problemi classici dell’adolescenza: il senso di incomunicabilità che spesso i giovani avvertono verso degli adulti, la ribellione a un sistema che appare ingiusto ed imposto dall’alto, la prima cotta ed il fallimento. Ed è questo che rende il libro terribilmente speciale.
Non è possibile catalogare "La Famiglia X". Non senza commettere un seppur piccolo errore di approssimazione. Come di quelle poesie che puoi leggere per intero oppure una riga sì e l’altra no e scoprirne un significato diverso e nascosto. Non è necessariamente un libro destinato agli adolescenti con il suo chiaro proposito di mettere sul tavolo uno dei temi più discussi e dibattuti degli ultimi tempi: la famiglia omogenitoriale. E non è destinato agli adulti giacché in definitiva il libro assolve al suo fine ultimo: dare il via alla conversazione, innescare la riflessione, accendere la miccia della curiosità e stimolare i giovani al confronto critico. Senza scadere nel didascalico o nei moralismi, piuttosto "La Famiglia X" spinge i giovani a riflettere su sé stessi e a prepararsi per la crescita, raramente esente da ostacoli o da pene, fornendo loro degli strumenti per porsi delle domande e magari consentire agli adulti di dare loro delle risposte.
In definitiva, il senso del libro è forse racchiuso in una sua frase per me ne costituisce la vera e propria chiave di lettura: “non puoi lasciare la stanza senza aver trovato ciò che cerchi” e grazie a "La Famiglia X" per essere una delle stanze delle necessità potteriane della narrativa che, a mio avviso, mancava.
Titolo del Libro: La Famiglia X
Autore: Matteo Grimaldi
Editore: Camelozampa
Collana: Gli arcobaleni
Data di Pubblicazione: 2017
Pagine: 208
Genere: letteratura per ragazzi
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© Stefano Pastore