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Ho riflettuto molto prima di scrivere la recensione di "A letto non si pensa al futuro", il nuovo libro di Lucia Brandoli edito da Pendragon Edizioni. Ho riletto ognuno dei 18 racconti più volte, in tempi diversi, ma devo ammetterlo: non sento di averli compresi appieno.
È come se mancasse sempre la parola “fine”, come sentissi qualcosa sfilarsi e sfuggire.
Forse perché l'elemento comune a tutti i racconti, vari sia per personaggi sia per ambientazione, è proprio un senso di smarrimento, di straniamento, di confusione, dato dal confronto dei protagonisti con una condizione di disagio più o meno grave, dettata dagli eventi, dalla propria natura, dalle vicissitudini con le quali si confrontano non uscendone mai davvero.
Storie di derive, di ricerca di identità e ruolo, di fughe ma mai davvero di rinascite, di svolte, di affrancamento dal passato.
Racconti difficili da catturare e inquadrare, da sintetizzare, perché non si riesce a coglierne un senso definitivo, un messaggio.
Quello che traspare è un indubbio talento narrativo, un ottimo stile, la capacità di condensare scampoli di vita in pochi caratteri, ma manca un coinvolgimento emotivo, non ci si riesce ad appassionare alle vicende, non ci si emoziona, non ci si turba, si rimane delusi, estranei.
Possibile che sia un risultato voluto ed anzi, il frutto di un sapiente studio?
Perché, come già scritto, l'abilità c'è e direi anche una buona preparazione, ma è sempre pericoloso non coinvolgere il lettore, lasciandolo come un visitatore di un acquario, schiacciato sui vetri per cogliere ogni vibrazione, rumore, ma senza dargli gli strumenti per restare coinvolto.
Ci si aspetterebbe di più, molto di più.
Titolo: A letto non si pensa al futuro
Autore: Lucia Brandoli
Collana: I chiodi
Edizioni : Pendragon
Formato: 122 pp, copertina flessibile
Uscita: 25 maggio 2017
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© Erika Casciello