Gradimento +++++
Accessibilità +++++
Se il senso di entrare in un museo è quello di apprendere qualcosa di più piuttosto che starne fuori, il Galata Museo del Mare ha per me più senso di tutti gli altri. A Genova, affacciato sul mare, ha sede questo museo totalmente dedicato alla navigazione, in cui ogni sala proietta in un mondo altrimenti ignoto e insegna così tanto da rimanerne continuamente stupefatti.
Proprio qui, in occasione della nuova mostra (ora diventata permanente), “T/n Andrea Doria, la nave più bella del mondo”, ho scoperto di non conoscere una delle pagine più belle e drammatiche della storia della marineria moderna. Anche l’Italia ha il suo “Titanic”, il suo bellissimo e sfortunatissimo transatlantico portatore di sogni e speranze, tragicamente naufragato nell’Oceano Atlantico.
La mostra, voluta e personalmente curata dal direttore del Galata, il dott. Pierangelo Campodonico, si propone di descrivere i fasti e la tragedia dell’Andrea Doria, occupando interamente il quarto piano del museo.
Il transatlantico, varato nel 1951, era stato pensato, costruito ed arredato per essere bellissimo e modernissimo, antesignano delle moderne navi da crociera.
Portavoce del Made in Italy oltreoceano, traboccava di lusso e preziosità: aveva ben tre piscine (una per ogni diversa classe di passeggeri), spazi per esibizioni artistiche, luoghi per lo svago ed il benessere. Ogni dettaglio era moderno e prestigioso comprese stoviglie e suppellettili.
Ma questa storia di meraviglie è destinata ad interrompersi nella notte del 25 luglio 1956. A circa 300 km da New York, complice una fittissima nebbia, il Doria venne irrimediabilmente speronato dalla svedese Stockholm.
Per far comprende al visitatore l’ingenza del danno, un modellino di 6 metri mostra lo squarcio sul fianco del transatlantico.
La ricostruzione di una porzione di ponte inclinato di 30° permette di provare in prima persona la difficoltà provate dall’equipaggio nel tentativo di salvarsi dalla nave.
Ad oggi le dinamiche e soprattutto le responsabilità dell’incidente non sono ancora del tutto chiare. L’esposizione cerca di spiegare l’accaduto per mezzo di filmati e registrazioni originali e sono a disposizione del visitatore anche le comunicazioni tra il Doria e le navi soccorritrici prontamente intervenute in aiuto.
Un’ultima sezione è dedicata alla memoria delle vittime dell’incidente.
Grazie alla collaborazione con il Secolo XIX è stata lanciata una call dal titolo “eravamosuldoria” tramite la quale si è tentato di ricostruire la vicenda umana di questa tragedia facendo appello alla memoria collettiva per ritrovare superstiti, ricordi, fotografie, documenti.
Ho molto apprezzato l’iniziativa del direttore di porre l’attenzione non solo sui passeggeri ma su tutto l’equipaggio recuperando il “ruolino” dell’Andrea Doria con l’elenco di tutti i lavoranti a bordo.
Come sempre l’esperienza al Galata Museo del Mare è coinvolgente ed emozionante, il visitatore può godere della sala a molteplici livelli e può approfondire tanto quanto la sua curiosità lo invita a fare.
Peccato solo che a fronte di un allestimento curato sin nei minimi particolari la mostra pecchi in accessibilità.
© Valentina Accietto