Rabbia: secondo il vocabolario Treccani, irritazione violenta prodotta dal senso della propria impotenza o da un’improvvisa delusione o contrarietà, e che esplode in azioni e in parole incontrollate e scomposte.
Incapacità di gestione, inettitudine, aggressività, passività, angoscia, l’istinto umano sorprende sempre per le numerose reazioni che genera per autodifendersi dalla rabbia.
Ma, esattamente, cos’è questo sentimento primordiale? Quanti tipi di rabbia esistono? Una? Due? Infinite come le sfaccettature dell’animo umano? Non è facile rispondersi, probabilmente una risposta razionale non esiste nemmeno. La rabbia è un filo conduttore che lega le persone dall’estrazione, l’immaginario e l’espressione più diverse e che si pone al centro delle storie contenute nel fumetto corale “La Rabbia”, uscito il 14 ottobre per il colosso Einaudi in collaborazione con l’autoprodotta Fortepressa. Casa editrice nazionale e produzione indipendente, mondo emerso e mondo sommerso, libertà e regole. Due ecosistemi apparentemente antitetici tra loro ma che insieme generano esplosioni d’ispirazione.
Presentato in anteprima giovedì 13 alla libreria Feltrinelli in via Appia Nuova a Roma al cospetto degli autori, "La Rabbia" appare come un libro corposo in cui un esercito di combattenti con la matita (Zerocalcare, Simone TSO e Primosig, Bambi Kramer, Hurricane, Ratigher, Nomisake e Trapani, Sonno, Vincenzo Filosa e Giusy Noce) prova a rispondere razionalmente ad un istinto attraverso lo sguardo di esseri umani e fantastici costretti a reagire all’imprevedibilità della vita.
Otto le storie a due e quattro mani in cui gli autori riversano sé stessi partendo dalle esperienze comuni nei centri sociali, passando per le suggestioni estetiche delle autoproduzioni fino ad arrivare alle indignazioni quotidiane in una sorta di terapia disegnata.
Sfogliando il fumetto troviamo così muri, porte aperte, spazi bianchi per la libera interpretazione del sentimento, digestioni a livello sistemico di notizie che bloccano la gola, rimorsi per le scelte non fatte e bestemmie come canalizzatori della rabbia.
-“'La Rabbia' è un libro che sorprende. Non aspettatevi di trovare nulla di ciò che cercate, perché dentro ci sarà dell’altro. Nella mia storia volevo spingere molto a livello narrativo ma essere respingente dal punto di vista grafico e sensoriale, indignare più che sfogarmi”, racconta Hurricane.
-“Nella nostra storia, invece”, gli fa eco il duo femminile Nomisake e Trapani, “l’unica immagine che ronzava nella mente mentre disegnavamo era quella di un uomo bloccato dentro a un ascensore senza possibilità di uscire. Per noi non avere scelta è la rabbia più grande che un uomo possa provare. E’ un sentimento che esiste da millenni, è quel “chissà chi?”. La rabbia è in ogni cosa che non puoi raggiungere e che genera una bestemmia, il vero palliativo.”
-“Io e Primosig, invece”, racconta Simone TSO ad un pubblico sempre più incuriosito, “siamo partiti dall’idea di creare tanti personaggi per dare spazio alle molte sfaccettature della rabbia. La storia è nata in maniera facile e istintiva perché abbiamo parlato di situazioni che conosciamo bene. All’interno de La Rabbia c’è l’Italia, è stato quindi naturale proporre un libro del genere ad un grande editore. Era però alta la paura di un appiattimento di tutto il lavoro a causa della distribuzione nazionale.”
L’idea secondo la quale le case editrici nazionali siano tutte delle gabbie per l’espressione, è però un clichè. Einaudi è l’eccezione, la capofila dei colossi lungimiranti e aperti. Ne “La Rabbia”, come racconta anche Ratigher, gli autori hanno avuto infatti la stessa libertà di movimento che avrebbero avuto in una autoproduzione, con l’unica differenza di poter raccontare senza blocchi qualcosa di personale all’interno di un progetto di più alta risonanza, valicando così le mode editoriali.
Più che un libro, a prima vista "La Rabbia" somiglia ad una fanzine a fumetti per la sua struttura a fascicoli. Ogni capitolo ha la sua copertina, operazione interessante per richiamare le autoproduzioni e l’importanza di manifestazioni fondamentali per l’illustrazione italiana come il Crack festival al Forte Prenestino di Roma.
Last but not least, il microfono all’attesissimo Zercalcare, testimonianza tutta italiana della potenza delle ispirazioni underground: “Sono cresciuto artisticamente e anagraficamente nelle realtà dei centri sociali, per cui sono molto legato al festival del Crack. Quando Valerio Bindi”, curatore del libro insieme a Luca Raffaelli, “mi ha proposto questo progetto, ho aderito subito perché è parte della mia storia. Sono cresciuto in una famiglia in cui i libri Einaudi erano l’emblema della cultura alta di sinistra, per mia madre il fatto che abbia scritto un libro per questo colosso dell’editoria significa riscattarsi per la mancanza di una mia laurea. Provenendo dal mondo delle autoproduzioni, arrivare a quello della cultura alta ha sempre generato in me un po’ di ansia. Da lettore è fighissimo, ma viverlo da dentro crea problemi. A questo punto per me è stato naturale parlare della rabbia nella mia vita precedente, nella comunità in cui sono cresciuto e contemporaneamente nell’altro lato del mondo editoriale, quello luccicoso e accattivante ma che in me ha generato soprattutto bile. Di conseguenza ho voluto unire questi due mondi in un unico libro.”
Cos’è, quindi, questo sentimento primordiale? E da dove proviene? Le domande ancestrali probabilmente resteranno insolute all’interno del libro, cosa certa è però che ne “La Rabbia” potremo viaggiare all’interno delle infinite possibilità del fumetto e dell’animo umano, capire che l’imprevedibilità della vita genera sempre una sfida, una possibilità di scelta e di libertà.
Titolo: La Rabbia
Autori: AA. VV.
Editore: Einaudi e Fortepressa
Pagine: 344
Prezzo: 18 EUR
© Isabella Di Bartolomeo
Foto di © Elisa Marchegiani