Francia. Gennaio. Anno Domini ____. Interno (serrato) giorno.
“Se risaliamo a quel lasso di tempo (gli ultimi decenni) per vedere quale è stato lo spazio degli uomini e delle donne nel campo della creatività in materia di fumetti, è inevitabile constatare che ci sono state pochissime autrici riconosciute. Se osserviamo i fumetti francobelgi, che sono quelli più vicini a noi, e se guardiamo degli indicatori generazionali come le riviste Tintin, Spirou, Pilote, A suivre, Heavy Metal, Fluide Glacial… si fa oggettivamente molto più in fretta a contare le autrici (quasi sulle dita di una mano) che gli autori. Il Festival non può rifare la storia del fumetto.”
Se provassimo ad analizzare questa citazione e a contare le parole veicolo di sessismo e stereotipi, invece di contare le donne autrici, ci accorgeremmo che a rimanere sulle dita di una mano sarebbero solo gli articoli e i segni di interpunzione.
A leggerla così sembra una dichiarazione estratta dai periodi più bui della storia del secolo scorso, dagli anni ’20 del proibizionismo e della censura. Invece, purtroppo, la memoria non deve correre a cercare troppo indietro nei cassetti della cronaca artistica. È il 2016 l’anno domini da inserire nello spazio bianco.
Padri-padroni della dichiarazione gli organizzatori del Festival International de la bande dessinée d’Angouleme, una delle rassegne sul fumetto più prestigiose al mondo, oggetto nell’inverno scorso di critica massiva da parte prima del collettivo delle 100 autrici francesi di fumetto, poi di tutto il mondo dell’illustrazione big, per non aver inserito candidature femminili tra le fila dei suoi premi.
Fa rabbrividire il pensiero che sia stato proprio chi della comunicazione visiva ne fa una missione, a ghettizzare per preconcetti l’autorialità rosa, in un periodo poi di violenze di genere come questo in cui l’arte dovrebbe ancor più sottolineare il suo status di unità di cuori e menti diverse.
Come se la storia del fumetto non abbia una Rumiko Takahashi (Lamù, Inuyasha…) o una Marjane Satrapi (Persepolis, Pollo alle prugne...), simbolo di una rivendicazione disegnata di libertà dalle costrizioni del regime teocratico islamico in Iran.
Come se l’illustrazione non fosse un ’anima che si disegna per delineare la sua evanescenza, ma un organo genitale.
L’immaginazione non ha sesso. È come un foglio immacolato, dentro puoi vederci quello che più desideri. Puoi vederci il silenzio. Puoi vederci la luce, il bianco come la summa di tutti i colori.
Senza le donne, l’arte sarebbe come un prisma cromatico che difetta dell’assenza dei colori primari, un Icaro dalle ali di cera che tende alla luce del sole senza mai raggiungerla.
Dopo l’imbarazzante episodio di Angouleme sono stati tanti i big dell’Olimpo dell’illustrazione a schierarsi contro il sessismo e a favore della battaglia del collettivo di autrici francesi. Gli immensi Daniel Clowes, Milo Manara, Etienne Davodeau e Joann Sfar ritirando allora il proprio nome dalle candidature per i premi, il grande e italianissimo Carmine di Giandomenico (Iron Man, Spider-Man Noir, Fantastic Four per Marvel e DC Comics), invece, dedicando oggi al sesso femminile il Festival fumettistico di Teramo Heroes.
“Il fumetto è donna”, questo il tema scelto per l’edizione 2016 svoltasi dal 10 al 12 giugno nella suggestiva Villa Comunale di Teramo. Uno slogan che campeggia un po’ ovunque nei meandri della rassegna in onore degli illustratori eroi che tanto grande stanno facendo nel mondo il nome dell’Italia e degli eroi disegnati. Una sorta di mantra da ripetere in loop passeggiando attraverso il parco finché non entra nel DNA insieme all’odore di erba tagliata e della tipica tranquillità rigenerante della provincia. Come a dire “non esistono supereroi senza supereroine”.
Che le donne siano il filo conduttore del festival lo si capisce già varcando la soglia della Villa, un autentico fil rouge che si dipana tra gli stand degli espositori e delle scuole di fumetto, e il grande palco centrale teatro di dibattiti e interviste agli autori big ospiti: Barbara Baraldi (sceneggiatrice di Dylan Dog), Elena Casagrande (disegnatrice Marvel e attualmente impegnata sulla testata del Doctor Who per la Titan Comics), Lola Airaghi (Brandon, Legs Weaver, Morgan Lost per Bonelli Editore), Sara Pichelli (illustratrice di Ultimate Spider-Man, X-Man, Dylan Dog), Micol Beltramini (sceneggiatrice di Viva Valentina, in uscita per Edizioni BD), Emiliano Mammucari (John Doe, Orfani per Bonelli Editore), solo per citarne alcuni.
E più il cammino prosegue più il passo si fa morbido e femmineo, più il rosso del filo si fa acceso. Fino al momento in cui il volume del mantra tocca il picco di db udibile, i piedi entrano nella pinacoteca civica e le donne nel DNA. Per Teramo Heroes 2016, infatti, le due stanze speculari del pian terreno sono state impreziosite dall’allestimento di due mostre, diverse ma complementari: a destra l’omaggio di oltre 100 illustratori a Rodolfo Valentino, a cura di Alessio Fortunato (autore di Dampyr, Bonelli Editore); a sinistra“Viva Valentina” con le reinterpretazioni della Valentina di Crepax in chiave art noveau, sinuosa ma naturale, della meravigliosa Lola Airaghi e del talentuoso Adriano de Vincentiis, erede ideale dell’erotismo di Milo Manara.
Rodolfo Valentino, l’attore che da oltre un secolo incarna il sogno femminile e l’immaginario dell’erotismo dirompente ma educato del casanova. E Valentina, da decenni l’immagine della donna fatale.
Immaginario e Immagine. Maschile e Femminile. Due stanze speculari come lati della medaglia, quasi a voler dimostrare quanto l’uno non possa coesistere senza l’altro, quanto indispensabili siano entrambi per dare completezza all’immaginazione.
Una menzione d’onore va proprio al grande Carmine Di Giandomenico che, come uno hero di Teramo, ha sfidato sonno, tremori, pioggia e caldo per entrare nel Guinness World Record disegnando per 43 ore no stop le 56 tavole che compongono il capitolo finale del suo Oudeis (opera edita per Saldapress).
56 tavole formato 70×100 di una bellezza struggente in cui predominano i toni freddi del mare e del peregrinare solitario di Oudeis/Nessuno. 56 tavole senza dialoghi da guardare sottovoce e che creano quindi un gemellaggio ideale con le meravigliose donne dall’ “innocenza Lolitesca” di Emiliano Mammucari esposte nel giardino. Lolite contemporanee, quelle di Mammucari, distese verticalmente su pannelli giganti come fossero alberi del parco per dare radici alla sensualità nel fumetto, e da ammirare con lentezza per sognarne le movenze, i sussulti e i gemiti.
Teramo Heroes 2016, quindi, è riuscito nell’intento di creare un ponte solidale con le donne discriminate nell’arte, divenendo un invito dalla provincia a guardare sottovoce all’immaginazione come la ragion d’essere del silenzio assordante di un foglio bianco, fine ultimo di tutti i colori e delle storie di tutti.
© Isabella Di Bartolomeo