Brian Wilson ha scritto la storia della musica in vari modi: è stato leader dei Beach Boys, ha composto diverse canzoni che ormai sono patrimonio dell'umanità, ha creato un album (“Pet Sounds”) che ha "spinto avanti" la scena musicale ed è, infine, l'unico "vecchietto" del panorama internazionale che riesce a tenere il palco a 75 anni suonando da seduto; lo ha dimostrato, per l'ennesima volta, sabato sera 15 luglio sul palcoscenico di Umbria Jazz davanti ad un pubblico appassionato di ogni età.
Forse alcuni potrebbero essere rimasti delusi, in effetti Wilson a tutt’oggi sente gli effetti dell'età e, oltre ad esser rimasto seduto tutto il tempo davanti al suo piano durante il concerto, ha avuto anche qualche difficoltà con la voce ma la magia dei Beach Boys e la potenza della sua musica sono rimaste intatte grazie anche ad un gruppo di ottimi musicisti che ormai lo accompagna da anni (tra cui Al Jardine, membro storico del gruppo, e Blondie Chaplin che quando non suona con Wilson accompagna i Rolling Stones, per non farsi mancare niente).
Già dalle prime note di “California Girls” le gradinate si sono subito scaldate e tutti, ma davvero tutti, abbiamo iniziato a ballare: è sempre bello vedere e sentire come la musica accomuni persone così disparate tra loro, dove non arrivava l'estensione vocale di Brian, ci ha pensato il pubblico a dargli man forte e a creare un effetto dolby surround emozionante e partecipativo.
In scaletta non potevano mancare di certo i grandi successi dei Beach Boys, oltre ai brani di “Pet Sounds”, regalando così quasi due ore di musica pressoché ininterrotta.
Da grande fan di Wilson e di “Pet Sounds” forse avrei preferito un’esposizione più organica del suo capolavoro ma la visibile emozione dell'artista nel cantare “Don't talk” e “Caroline No” rimane impagabile.
Un’emozione così tangibile e la magia di cui l’aria era piena non potevano non spingere anche Al Jardine a metterci del suo, cantando ancora come il ragazzino degli anni sessanta che era il suo “Sloop John B” con un lieve cambio di testo ("This is the best trip I've ever been on") ed una strizzata d'occhio per omaggiare il pubblico.
A 75 anni suonati e con una carriera mostruosa alle spalle, Wilson si diverte ancora a cantare e a far cantare, lo si nota ancor più quando in concerti come questo si lascia andare durante l’esecuzione dei brani più classici, muovendosi a ritmo e dirigendo anche i cori del pubblico.
Quasi alla fine del concerto poi, sulle note di “Good Vibrations” tutte le prime file si sono spinte sotto il palco, “costringendo” l'organizzazione ad aprire i cancelli per permettere anche a noi delle gradinate di scendere nel pit, regalando così a tutti un’inattesa festa per gli ultimi brani.
Rimane sempre un’emozione assistere ad un live di Brian Wilson grazie all'atmosfera che riesce a creare, alla sua bravura e a quella del suo storico gruppo.
Sicuramente ci sarà chi avrà trovato difetti nella sua performance, ma voglio concedere loro il beneficio dell’errore solo perchè, forse, le loro saranno le stesse voci che si sono levate più in alto per cantare insieme a tutto il resto del pubblico, perdendo così l’ascolto di ciò che avveniva sul palco.
© Marco Castelletti