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Continuo a leggere male il nome del nuovo album di Alberto Turra: al posto di “Filmworks” la mia testa lo trasforma automaticamente in “Fireworks”, che in realtà è un sostantivo non così tanto diverso dalla sensazione che si prova ascoltando le 16 tracce del disco. Il corpo viene pervaso da impressioni sempre diverse, costantemente calibrate rispetto al brano che si sta ascoltando.
Faccio un passo indietro e torno all’inizio di questa strana storia musicale: Alberto Turra è - come si definisce lui nella bio sul suo sito - chitarrista, arrangiatore, improvvisatore, compositore, un musicista completo e multiforme che si muove sulla scena italiana da oltre dieci anni collaborando con artisti come Roy Paci, Diego Mancino, Pierpaolo Capovilla e tanti altri, fondendo l'urgenza creativa con l’arte improvvisativa, il jazz visionario, l’anima balcanica, la vitalità del rock, in un personalissimo e non convenzionale mondo sonoro. Ecco, dopo questa introduzione generale nel mondo musicale di Alberto Turra, si può cominciare a parlare di “Filmworks”, uscito per l’etichetta torinese Felmay.
Un album che è in realtà una raccolta di colonne sonore create da Turra per il cinema e non solo, brani che sono stati composti in momenti diversi e per scopi diversi ma che collimano perfettamente uno con l’altro e che sembra quasi facciano tutti parte dello stesso strampalato film visionario.
“Filmworks” è una macchina che si muove nel tempo e nello spazio usando le note come carburante e l’immaginazione come percorso, creando una serie di emozioni eclettiche e di stati d’animo contrastanti. L’album si apre con la chitarra slide tirata a tutta forza, con un'atmosfera da film western e paesaggi polverosi, e subito dopo salta in un ambiente classico in cui le buone maniere la fanno da padrone e così via per tutto il disco. Alberto Turra ci fa addentrare in storie che forse neanche esistono, creando personaggi immaginari che scompaiono dopo pochi minuti per lasciare spazio ad altri.
“Filmworks” è in realtà, per chi ama sognare ad occhi aperti, una raccolta di cortometraggi mentali che prendono forma con facilità fra una nuvola di pensieri e l’altra.
Ci sono assaggi di jazz, di blues, di musica classica e anche una delicatissima cover di Blue Velvet, portando così a casa un morso per ogni gusto.
Insomma, il nuovo album di Alberto Turra è una coperta patchwork di suggestioni, ambienti ed emozioni che assicurano un lungo viaggio ad occhi aperti. La meta? Ovunque si voglia.
Brani da ascoltare assolutamente: Otto Haiku sulla morte (The First), Cellule, Darvish, Blue Velvet.
Artista: Alberto Turra
Album: Filmworks
Etichetta discografica: Felmay
Tracce: 16
Genere: Strumentale, jazz, rock, colonna sonora mentale
Uscita: 24 gennaio 2017
© Fiorella Vacirca