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Uscito il 10 Marzo per Bonimba/Santeria/Audioglobe, Kulbars è un album dal grande contenuto, che strizza l’occhio alle sonorità del passato.
Ho approcciato l’ascolto di Kulbars, il primo album di Gaube, carico di aspettative piuttosto alte.
Sì perché per uno come me, la premessa di Lorenzo Cantini, in arte Gaube, giovane cantautore toscano, oramai bolognese di adozione, era praticamente irresistibile:
«L’arte deve tornare a farsi politica e per farlo deve necessariamente legarsi alle grandi questioni del presente.»
A leggere questa dichiarazione ho avuto un sussulto, un impeto interiore; finalmente qualcuno con qualcosa da dire, e voglia di farlo senza giri di parole.
Una volta iniziato l’ascolto mi sono reso conto di avere a che fare con un esordio coraggioso, che rifugge le logiche asettiche del mercato. Coraggioso perché affrontare certi temi vuol dire, inevitabilmente, prendere una posizione e mettere in preventivo di non piacere a qualcuno.
ph. Giovanni Laghetto
L’album inizia con la title track, Kulbars, che affronta il tema degli ultimi, dei lavoratori sfruttati, con il brano che si chiude con le parole «Sii il cambiamento che vuoi vedere», quasi una sorta di ammonimento, alla luce del mondo disegnato dal resto dell’album.
In questo brano c’è una sorta di riassunto dell’intero lavoro di Gaube, che viene poi sviluppato nelle successive tracce.
La lotta di classe, la presa di posizione politica e la conseguente radicalizzazione ideologica alla ricerca di un cambiamento, sono i temi affrontati dai successivi brani Spettro, Verme, Sangue pt. 1&2 che diventano una sorta di flusso di coscienza di un immaginario protagonista.
Confini e Muro si concentrano sul tema delle migrazioni, il secondo brano nello specifico si concentra sul dramma delle frontiere balcaniche, troppo spesso dimenticato.
Arriverà ritorna a sui temi del lavoro e della speranza, illusoria secondo l’autore, di una qualsiasi mobilità sociale tanto agognata dai ceti più deboli. Questo è il preludio a La Crepa, Il Declino, brano che chiude questo lavoro in maniera apparentemente dolce, ma in realtà brutale; la constatazione del fallimento di una generazione nata in un mondo in declino che non ha prospettiva oltre la crisi.
Un lavoro intenso questo di Gaube, coerente nel suo svolgimento, che nelle sonorità si rifà al cantautorato italiano degli anni ‘70, con il pianoforte che costruisce la struttura portante di quasi tutti brani, per essere poi arricchito da parti elettroniche che rendono l’ambientazione, a tratti, greve.
Un lavoro intenso, dicevamo, che purtroppo fa della sua peculiarità il suo più grande limite; guardare al passato non è certo uno sbaglio, ma questo album è fin troppo ancorato ad un tempo che non c’è più. Alla lunga i riferimenti che hanno ispirato Lorenzo sembrano schiacciare il suo lavoro, e con lui il messaggio che vuole mandare, rendendo Kulbars un album che suona fuori tempo e poco fruibile al giorno d’oggi.
E non è questione di omologarsi ai canoni della discografia, ma di usare un linguaggio che sia al passo con il presente, perché quello che hai da dire è importante, ma farsi capire, forse, lo è di più.
Peccato
Brano migliore: Muro
Tracklist
1. Kulbars
2. Verme
3. Spettro
4. Sangue (parte I)
5. Sangue (parte II)
6. Confini
7. Muro
8. Arriverà
9. La crepa, il declino
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Credits
Testi e musica di Lorenzo Cantini
Lorenzo Cantini - voce, chitarre, pianoforte, mellotron, omnichord
Davide Sorresina - batteria e percussioni
Lorenzo Chiarello - basso, sintetizzatore, elettronica
Emilio Valentino - chitarra elettrica
Francesco Cerasi - pianoforte, organo elettrico
Amedeo Monda - chitarra classica
Alessandro Citterio - Roland TB-303
Registrato da Stefano Bechini presso Mulino Records (VT) e Davide Sorresina presso Bonimba Studio (RM) Missato e masterizzato da Stefano Bechini presso Green Brain Studio (SI)
Prodotto da Lorenzo Cantini, Francesco Cerasi, Lorenzo Chiarello e Davide Sorresina
Concerti - Locusta Booking
Edizioni: Bonimba
Etichetta: Bonimba/Santeria (Santeria Records su licenza concessa da Bonimba)
Distribuzione: Audioglobe
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