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Al netto della considerazione che i vissuti sono sempre individuali e privatissimi, penso che si possa dire che questo 2020 ci abbia regalato (anche) profonda tristezza, disperazione, cose per molti versi drammatiche e altre anche incomprensibili, e varie perle di bellezza. Tra queste mi sento di inserire la scoperta della cantante svedese Sarah Klang. L’ho scoperta, “inciampandoci” (come spesso succede nella bolla del web) tramite un tweet degli Still Corners, il gruppo inglese trapiantato negli USA capitanato da Tessa Murray e i cui album sono stati prodotti in parte dalla storica Sub Pop Records di Seattle, la stessa che ha dato il via negli anni 90 al ciclone grunge con Nirvana, Soundgarden, Mudhoney.
Il 7 dicembre scorso gli Still Corners hanno postato sul proprio profilo Twitter una playlist di brani evidentemente da loro amati fra cui di Serge Gainsbourg, The Clientele, Chet Baker, Black Sabbath ma soprattutto un brano di Sarah Klang dal titolo Endless Sadness, e la mia attenzione è appunto caduta su quel brano. Le cose piccole e nascoste spesso sono le più belle. Mi ha colpito la linea melodica, la bellissima voce della cantante, suadente e arrotondata, con quell’accento svedese pur cantando in inglese, quel suono vagamente gutturale e quelle esse strascicate tipiche della lingua scandinava. Sono andato sul canale YouTube della cantante, il brano aveva poco più di 25.000 visualizzazioni, credo di aver contribuito in modo sostanziale al loro aumento nelle ultime settimane.
La canzone, contenuta nel secondo album del 2019 dal titolo Creamy Blue dell’autrice nata a Goteborg 28 anni fa e che ha esordito con il singolo Sleep nel 2016, merita un approfondimento non solo musicale ma soprattutto testuale. Questo il testo in lingua inglese:
Endless sadness over you
I Feel helpless when you cry
Do you see yourself in me?
When you look into my eyes
They're blue like summer oceans
Grey like windy rain
Sleeping in the sunrise
Angel hair just the same
There's so much I want to tell you
I Don't think I ever will
Are we cursed with sadness?
Is it growing from within?
You said we have this hole inside
But I don't know if I do
I Felt sick for a while
Cause you told me to
They're blue like summer oceans
Grey like windy rain
Sleeping in the sunrise
Angel hair just the same
Endless sadness over you
I Feel helpless when you cry
Do you see yourself in me?
When you look into my eyes
Endless sadness over you
Dal punto di vista musicale il brano si presenta come la classica ballata romantica, con assonanze che arrivano direttamente dai sixties, dal filone contemporaneo dell’indie-pop, dream pop, soul bianco e da interpreti come Lana Del Rey, Mazzy Star, e gruppi come i Beach House di Victoria Legrand e gli stessi Still Corners di Tessa Murray o, per andare più indietro nel tempo, i Cocteau Twins di Elisabeth Fraser.
Il testo di questa canzone, di colei che è definita “La ragazza più triste di Svezia”, per tono e tematiche legate alle sue canzoni, riesce in un modo diretto anche se non immediato a focalizzare, almeno secondo chi scrive, alcune delle più stringenti implicazioni e caratteristiche del sentimento amoroso:
Le due parole iniziali, che sono anche il titolo del brano, costituiscono il suo incipit che è dirompente e dirimente: Tristezza infinita su di te, io mi sento senza aiuto quando piangi. È “la ragazza dai capelli d’angelo” (altra frase ripetuta due volte nel brano) a parlare al suo amato e a sentirsi senza difese proprio per la di lui tristezza, perché l’amore è rispecchiamento e ferita. Non servirà qui citare poeti, filosofi o romanzieri, ognuno potrà trovare quelli a lei o lui più affini. Io mi sento di citare solo una poesia del 1951 di Vittorio Sereni contenuta ne Gli Strumenti umani: L’equivoco. In questa il rispecchiamento, oltre a quello legato al sentimento amoroso, è anche quello inerente al gioco linguistico e poetico che serve per esprimerlo.
La tristezza è quella dell’amato del quale si domanda lei: Vedi te stesso in me quando guardi nei miei occhi? Il brano prosegue con una strofa nella quale si descrivono in modo lirico quelli occhi, blu come oceani d’estate. Poco dopo è lei a prendere la parola: Ci sono così tante cose che avrei da dirti, ma non penso che lo farò mai. Altro topos sull’amore: l’inesprimibile. Ne parla bene Roland Barthes nel suo Frammenti di un discorso amoroso, Barthes che dirà anche: “Giulietta abita al venticinquesimo piano, non c’è più un Romeo, non c’è più la scena del balcone”. Molti, prima e dopo di lui hanno ripreso in vario modo questo concetto dell’amore come parola, espressione, poesia quindi.
Siamo afflitti dalla tristezza, cresce dentro di noi? È ancora la ragazza dai capelli d’angelo a porsi la domanda osservando l’amato, rispecchiandosi in lui che evidentemente glielo aveva detto: Tu dici che abbiamo questo vuoto dentro, ma io non so se è vero, mi sono sentita infelice per un po’ perché tu me lo hai detto.
Lei si rispecchia in lui, si pone la domanda se ciò che l’amato ha detto sia vero e se sia giusto considerare in questo modo l’amore. È dubbiosa ma non può fare a meno di rispecchiarsi nella di lui ferita, nel suo vuoto da riempire. È Jacques Lacan a intervenire in questo caso con il suo complesso discorso sul’amore, sul desiderio, e appunto sulle ferite che ne sono la parte fondante con tutte le sue implicazioni di tipo psicanalitico.
Le due ultime strofe sono la ripresa in ordine invertito delle prime due, con lo slancio lirico sugli occhi di lei, blu come oceani d’estate e la domanda forse destinata a rimanere irrisolta di lei che chiede all’amato se lui veda se stesso in lei, rivolgendo a se stessa, forse implicitamente, la stessa domanda
Non sarà Shakespeare, non sarà Keats, non sarà Petrarca, Foscolo o chissà quale altro poeta che dell’amore ha saputo parlare in modo certamente più sublime, non saranno nemmeno Barthes o Lacan, in ogni caso è stupefacente che anche in una semisconosciuta canzone pop nella quale uno può casualmente inciampare, possano addensarsi tanti contenuti e tanta bellezza musicale e testuale, che parla in modo chiaro anche se da approfondire di quel sentimento che “fa girare il sole e le altre stelle”
Il valore aggiunto della “ragazza dai capelli d’angelo” proveniente da Goteborg, definita anche se in modo riduttivo “La ragazza più triste di Svezia”, lo si può scoprire dalla foto profilo del suo canale YouTube, in cui mette se stessa in bella mostra con tutte le sue forme come una diva di quel fashion style, abbattendo quel modello di bellezza tossico e dannoso che vorrebbe le donne chissà perché tutte filiformi e al limite dell’inedia. Anche questo secondo me un bellissimo messaggio che viene dalla stessa Svezia dove un'altra donna, anzi una bambina affetta da sindrome di Asperger (ma quali sono i confini, e cos’è la normalità?) di nome Greta Thunberg, la quale per ben altre tematiche e occorrenze ha diffuso il suo messaggio e grido di allarme al mondo.
© Simone Bachechi