Due chiacchiere con i Capitani de La Piccola Volante

 La Piccola Volante
Due chiacchiere con i Capitani de La Piccola Volante

Le Storie.
Ne esistono decine, centinaia… infinite.
Ed è difficile racchiuderle tutte in un vascello, quasi impossibile.
Eppure c’è qualcuno che, da qualche anno a questa parte, cerca di farlo. Di far conoscere Storie, di parlare di Personaggi piuttosto che di autori, di fare innamorare il lettore con un mondo che è Piccolo ma anche vastissimo.Loro sono LaPiccolaVolante, casa editrice sarda che naviga sulle acque della fantasia, stuzzica i propri lettori con giochi di scrittura creativa sulla palestra e presenta il proprio catalogo di libri, t-shirt, illustrazioni e fumetti sulla mercantile.

Emiliano Billai e Michela Meloni sono i Capitani di LPV, intervistati per CrunchEd da Mara e Alen, in concomitanza del PiccoloApprodo di Crevalcore (BO).

Parlateci un po’ di voi, come è nata LaPiccolaVolante e come mai questo nome?
Emiliano Billai. "Parlateci un po' di voi" è una formula che eviterei, se non altro per non venir confusi per un programma di abbinamento per persone sole e incapaci di applicare strategie sociali normali, che non sanno come perdere la propria verginità senza pagare... O c'avete pure un camper con i cuoricini sulla fiancata? Daaaavverooo? Wow!
Come abbiamo iniziato? Eh! Giocando! Su Travian. In principio era un piccolo villaggio-pizza nel settore... nord-ovest, mi pare... sì nord-ovest! Eravamo Io, la Capitana, Lord Von Criceto sua moglie Lora e il Colonello Talpuria. Poi un giorno ci arrivò il messaggio di un Capo Alleanza, il Capo Mantova. “Oh, noi alla meraviglia nun ci arriviamo mica, eh!” ci disse, “Ma, dico, perché non divertirci insieme a scassar le balle ai peggio dissociati di internet?”. Alla fine scoprimmo che i peggio dissociati eravamo noi! Cooomunque, in quel delle bellicose strategie per un palazzo di fango, di tempi morti durante le partite ce ne sono eccome. Allora per spezzare la routine di produzioni e truppamenti, cominciamo a scrivere e diffondere tra i giocatori della nostra alleanza le previsioni del tempo di Lord Von Criceto. Il Meteospam (nel nostro catalogo libri c’è pure una raccolta dedicata ai deliri di LVC). Niente di culturalmente dignitoso, ovviamente. Ma successero due cose che cambiarono il nostro rapporto con quel browser game: il Meteospam si diffuse e oltre le nostre più larghe aspettative, e iniziarono ad arrivare richieste per le future pubblicazioni da ogni parte della regione in guerra. Il Meteospam girava meglio di un ciclostilato in tempo di guerra.
Un piccolo e importante particolare: un'alta percentuale di giocatori indaffarati durante le partite, apparteneva a quella fetta di società a cui il settore “culturale” non rivolge attenzione, ma solo biasimi, perché non legge, non studia, non compra libri.

Poco a poco si fecero avanti i primi coraggiosi: per ogni Meteospam divulgato inviavano un sequel scritto da loro. Scrivere e leggere, su quella piattaforma, era l'unica maniera di comunicare. Niente foto, gif, video, selfie... scrivere e leggere. Ebbene, quelle persone, molte delle quali non avevano mai minimamente pensato di poter (delle volte pure di averne il diritto!) scrivere e raccontare, molte delle quali non prendevano un libro in mano da eoni, alcune delle quali parlavano l'italiano da relativamente poco tempo, ebbene quelle persone cominciarono a giocare, a raccontare storie: senza che neanche se ne accorgessero, stavano leggendo e scrivendo. Leggevano e scrivevano per interagire in un gioco, con persone nuove. Si divertivano a raccontarsi delle storie.
Pensateci. Sul serio. Tirate ‘ste cazzo di somme oneste: Quello che decenni di eventi, premi, saloni del libro, fiere del libro, campielcazzi, merdastreghe non sono riusciti a fare (accogliere alla lettura nuovi lettori), noi lo vedevamo germogliare, seppur in modo assai acerbo, dentro un gioco di guerra e strategia sul web, in pochi mesi. Leggevano e raccontavano. Lo scoprivano bello e divertente. “Ti rendi conto che stai leggendo e scrivendo storie?”, “Oh, cazzo! È vero!”, “Sei molto lontano dal diventar uno scrittore, ma stai leggendo. E stai raccontando!”, “Vista così... dai la pensavo una cosa molto peggiore, invece è divertente!”.
Una meraviglia simile non potevamo perderla. Non è permesso perdere tanto splendore, è immorale! E abbiamo deciso di proseguire il gioco, anche fuori da Travian. Testammo le prime piattaforme, scegliemmo quella più adatta, continuammo a pubblicare il Meteospam su un blog di WP e poi finalmente aprimmo la sezione “laboratorio LaPiccolaVolante” con i primi giochi di scrittura, i primi regolamenti, i primi testi che dovevano esser raccontanti ancora e ancora e infine approdammo alla produzione e alla pubblicazione di Storie. Semplicemente Storie.  
Il Nome? Eh, ogni volta che abbiamo esposto il progetto a qualcuno su questa terra fioccavano, piovevano, straripavano sorrisini, sarcasmi, dubbi, più che dubbi, e disfattismo in macigni. Insomma sembrava che avessimo sbranato l'albatros in piena bonaccia, maledetti da una scelta irresponsabile! Ma tanto la maledizione della fame non ci avrebbe... andiamo!, non ha abbandonato neanche i più ortodossi sacrificali della società! E allora abbiamo deciso da soli, abbiamo scelto quale fosse l'albatros da sbranare, abbiamo scelto noi la nostra maledizione. L'abbiamo mangiato, e abbiamo dedicato a quella maledettissima Olandese il nome del nostro brigantino! LaPiccolaVolante.


Da dove è nata la voglia di aprire proprio una casa editrice e qual è la vostra “politica” editoriale?
Michela Meloni. Immaginate una persona che passa il tempo a leggere, sempre, appena può. Una persona che ad appena sei anni ha ricevuto il secondo premio per aver preso in prestito il maggior numero di libri di tutti gli iscritti alla biblioteca comunale (il primo premio lo vinse il figlio del bibliotecario). Avere ogni giorno voglia di scoprire nuove storie…  prendere un tè con il Cappellaio Matto e la Lepre Marzolina, star nascosta nel barile della nave insieme a Jim Hawkins per scoprire gli oscuri propositi di Long John Silver, o piangere con Gwynplaine perché è costretto a ridere, e stare in ansia per Pereira, o per Sherlock Holmes alle cascate di Reichenbach. Scoprire il nome della Rosa e quello del Maestro amato da Margherita, la follia del dottor Moreau e quella di Jekyll. Alla fine è naturale avere voglia di creare un mondo fatto di Storie, ed è proprio per questo che abbiamo deciso di creare la nostra casa editrice. Molto poco ortodossa, come ben sa chi partecipa ai nostri laboratori di scrittura ma anche tutti gli aspiranti autori che ogni giorno inviano i loro manoscritti, in random, perché se leggessero le nostre linee guida saprebbero che uno dei capisaldi della nostra casa editrice è che non accettiamo manoscritti esterni. La nostra politica è quella di pubblicare solo le storie che nascono nella nostra palestra-laboratorio. Ogni libro del nostro catalogo è l’espansione di una scintilla che ha acceso qualcosa dentro di noi, una scintilla che, nata come racconto breve, ci fa dire: “Voglio conoscere tutto di questo personaggio!”. La nostra politica è questa: dar dignità ai personaggi e alle storie che ci entusiasmano. Il nostro catalogo ha una forte propensione per il genere fantastico, in tutte le sue forme (dark fantasy, horror, avventura, surreale…) e da poco abbiamo aperto le porte al fumetto pubblicando O.Z, una libera interpretazione de Il Meraviglioso mago di Oz in chiave dark.

Quali sono le opere o gli autori particolari che vi hanno ispirato e fatto dire “Vogliamo creare qualcosa, dare una voce agli autori e alle storie”?
M. Non ci sono opere o autori particolari (anche se il nome della CE è arrivato da una leggenda popolar-letteraria), l’ispirazione ce la dà ogni giorno la fantasia delle persone che ci stanno vicine, spalla a spalla, come ciurma. Sono loro che ci fanno andare avanti, sono le storie che crescono come foreste nelle loro menti a intrigarci. Il nostro orgoglio e il nostro futuro da editori sono l’occhio della Balena che scruta la ciurma di Fryg Blue, il mantello di Merice la cacciatrice d’Orsi, la poltrona in pelle del Signor W., la testardaggine di Carnia, spiritello eterico indomabile, la stanza vuota di Penelope, la furia dei silmehej… E tutti i mondi che ancora arriveranno.

Il genere che presentate ha uno zoccolo duro di appassionati ma, d’altra parte, può essere visto come “di nicchia” per chi è più abituato a narrativa contemporanea. Secondo voi qual è il rapporto di questo genere con l’Italia?
E. Narrativa contemporanea. Nicchia. Esiste davvero questo sistema simil golf club privato, nel mondo della narrativa? La risposta indosso al settore editoriale e narrativo italiano è, purtroppo, sì. Esiste.
Ma il problema è una cancrena molto più vasta e grave del semplice “gusto” di lettore. Noi riteniamo assolutamente legittima e intoccabile la preferenza di genere (in tutti i sensi, assolutamente, in tutti i sensi!), Ma “preferenza” è una pratica plausibile dove le opzioni sono molte e mantenute su un livello di dignità e valore paritario. Ora, guardatevi intorno, contate i numeri onestamente, osservate attentamente e provate a misurare la vastità del cazzo che esiste un settore reale, vero, sano librario/editoriale italiano. Quanti editori stanno affondando? Le strategie di ingrandimento fisiologicamente coinvolgono le prime etichette e quelle qualche gradino più in basso. In Italia non si attuano neanche più strategie di espansione, il primo gruppo editoriale ingloba quello un passo dietro di lui, con il legittimo dubbio che non lo faccia per ingrandire, ma per tappare le falle. Quante librerie chiudono ogni giorno in Italia? Eppur si spendono decamigliaiadimilionate per premi letterari, fiere di libri, saloni del libro, ma fuori da quei salotti il fatturato non cresce. Le serrande continuano ad abbassarsi una dopo l'altra. I lettori diminuiscono, i negozi di telefonia e bastoni per selfie aumentano. Non si tira fuori un indotto utile, una professione. Quello italiano, ha smesso di essere un settore vero e reale da tempo. Ha assunto il profilo di un salotto dedicato a pochi. Abbiamo come l'impressione che chi ci sguazza dentro goda dell'esser osservato come un eletto e stringa ancora il passaggio per evitare che dentro il salottino si crei troppa ressa. Hanno sollevato e elevato tanto i toni, han preso così gusto ad agghindarsi e profumarsi, tanto da creare disagio a chi, anziché sdrucciolare “erre” sui tavolini, cercava solo una bella storia da leggere. Questo è successo, in Italia: la pratica della lettura di Storie si è raffinata a tal punto da non essere più appetibile per i non addetti ai lavori. Intimismi hypsteriani, finti casual, facciotte irresistibili, lodi, meriti, lauree, onori sempre poggiati in primo piano. Hanno reso le Storie un prodotto per esperti del settore, annoiando, discriminando, imbarazzando quando avrebbero dovuto educare, istruire, farsi venerare di meno, porre Eroi e personaggi sotto il riflettore prima dei loro volti da copertina gossippiana, hanno esasperato tanto da cancellare dalla voce “Letteratura” i generi più popolari, quelli che coinvolgono troppe persone e troppo poco specializzate, che avrebbero invaso il loro palcoscenico, ridimensionato il loro ruolo. Li chiamano, sottovoce, quando tra di loro si prendono gioco degli ignoranti in luogo di istruirli, “sottogeneri”. Guardate dall'altra parte, tanta parte della grande e meravigliosa famiglia che è il genere fantastico è uscito dai salotti e si è riverso in piazza, per le strade, tra il gioco del cosplay, quello dell'illustratore e degli ultimi lettori. Ma forse che di Wilde, Lovecraft, Shelley, Chambers, Barrie, Jacques, Stevenson e quanti ancora, si può dir che non valessero nulla perché lontani dal raccontar dell'intimissimo dramma scassapallottole tra guerre, bimbi sfortunati, pianti e tragedie quotidiane? Sì, eccome, il rapporto con la lettura in questo paese è stato tanto distorto da decretare “infantile” un genere solo perché avrebbe occupato troppo spazio in salotto. Solo per evitare che l'importanza del lettore con gli scarponi da lavoro sporchi adombrasse lo splendore del finto letterato di turno.

Cosa deve avere una storia per farvi accendere la scintilla dell’interesse?
M. Dei personaggi vivi. Una storia può avere una trama avvincente senza che il lettore si affezioni al personaggio che la vive? Potrebbe essere, ma è più facile viaggiare con un personaggio che ci prende per mano oppure a schiaffi, e sentirli davvero quei passi fatti insieme o il sangue dentro la bocca. Ecco, la scintilla dell’interesse è quello: un personaggio che è persona, che potrebbe venir fuori dalle pagine del suo libro e avere comunque qualcosa da dire.

All’interno de LaPiccolaVolante i vostri ruoli sono “intercambiabili” o ognuno di voi ha compiti specifici?
E. No. Non sono intercambiabili. O per lo meno non del tutto. Ognuno in Ciurma, man mano che lavora, assume una posizione specifica. Correttore, narratore, illustratore, addetto alla comunicazione, musicista. Poi chi illustra, racconta una sua storia o un brano per un'altra persona, prende le parti di un personaggio nelle presentazioni, collabora in sede organizzativa, insomma ci si dà una mano sempre, ma i settori sono comunque tracciati e specificano il ruolo principe di ognuno. Tutti, in sede creativa, danno il loro contributo comunque. Tutti sono tenuti a lavorare per il progetto o la storia di un altro membro della ciurma. Non si lavora per se stessi, ma per le Storie e per il progetto LPV.

Non abbiamo una struttura strettamente democratica. Anche se le gerarchie sono tenute sempre sotto testo, contano eccome. L'ultima parola è sempre quella dei capitani, ma pareri e intuizioni sono tesori preziosi, e non ne faremo mai a meno. Molte teste analizzano più aspetti e più opzioni di due sole. Eppur l'ultima parola viene pronunciata dentro il quadrato ufficiali dai due capitani. Funziona, sapete? Occorre non dimenticare mai che ogni decisione peserà sul futuro di tutti: è per il vantaggio di tutti e allora del progetto, che bisogna scegliere e decidere. Occorre non farsi mai sedurre dalle proprie anagrafiche, e lavorare perché ogni avventura porti quanto più vantaggio a tutta la ciurma. Fondamentalmente rispondiamo tutti a un progetto, perché il progetto sia produttivo per tutti.

Una domanda per ognuno: Michela, qual è l’autore che vorresti editare? Emiliano qual è il libro di cui vorresti disegnare la copertina?
M. Sono un editor che ama capire nel profondo quel che legge, che ama vivere con i personaggi la loro storia e interviene nel testo soltanto quando la via della coerenza è abbandonata per motivi poco chiari. Ogni personaggio, proprio come accade nel mondo reale, ha un suo carattere, e secondo quel carattere deve agire all’interno della storia. I miei commenti di revisione insomma sono spesso delle domande, più che delle bacchettate. Soffocare stile e intuizioni autoriali non ha senso, per questo mi piacerebbe editare autori con uno stile bello tosto e personale. Chuck Palahniuk, per esempio, anche se avrei la forte tentazione di fargli cambiare tutti i finali dei suoi romanzi. O dar fuoco a manoscritti come Pigmeo.

E. Migliaia, e migliaia di volte ho risposto a questa domanda. Non esiste “Quel” titolo che vorrei disegnare, illustrare. Potrei dirti che mi piacerebbe vestire un nuovo Moby Dick, ma poi mi viene in mente che nessuno o pochissimi hanno illustrato il lato diabolico di Peter Pan, la cattiveria della sua fatina. Oddio! La copertina di Zanna Bianca, oppure illustrare le cronache pugilistiche di London! Peake, Hovyng, Evangelisti... Son troppo curioso, non sono in grado di scegliere. Troppi han raccontato splendidamente! Troppi per sceglierne uno solo! Posso dirti che accetterei solo per soldi, perché sono un miserabile, e imbottito di plasil, di illustrare roba tipo Jane Austen, che mi fa scagazzare come un innaffiatoio.

Si è appena concluso il secondo Approdo a Crevalcore. Ma che cosa s’intende per Approdo? Volete raccontarci un po’ di che cosa si tratta e com’è andata?
M. Approdare, giungere in porto. Per dei pirati che navigano prevalentemente le acque di codice e stringhe web l’approdo “in terra ferma” è un momento topico. Significa scendere da quella scaletta che odora di legno e sale e mostrare il carico a una folla che non conosce il contenuto delle casse che portiamo. Fondamentalmente storie, stralci di vite fantastiche che vogliamo presentare a chi ha la curiosità di ascoltarle. Con noi approdano infatti anche i personaggi dei nostri libri, che diventano carne e sangue grazie ad attori e persone che si mettono in gioco e indossano per il tempo dell’evento i panni dei personaggi che fino a quel momento eran di inchiostro e carta. Ma l’Approdo (in Sardegna e in Emilia) è anche la scusa per riunire la nostra famiglia allargata, la nostra ciurma sparsa qua e là per l’Italia. Per questo ogni Approdo diventa una festa.

Progetti futuri?
M. Il futuro è oggi ☺. Stiamo già lavorando a tantissime novità editoriali. Con Federica Leonardi e Laura Saddi ci prepariamo a portare in stampa il sequel delle vicende weird-entomologiche di Il Signor W., questa volta in uno scenario steampunk in cui ci sono blatte-carrozze, cavallette da corsa e dolcini con ripieno di… crema di larva; altre grandi novità saranno i libri di due nuovi autori, Marco Viggi e Davide Grilloz (nuovi solo in catalogo, nel nostro laboratorio Mas Mas e Grilloz sono ben attivi da tanto) con due libri in cui avventura e invenzioni danno vita a storie ad alto tasso WoW, fra fuochi d’artificio d’ispirazione cthlhuiana e zeppelin che volano alti su mondi in rovina. Poi ovviamente stiamo sempre in vedetta per la saga di I Signori delle Balene, di cui Alen deve scrivere (anzi DEVE scrivere) a breve il quarto libro. E un horror da far rivoltare le budella, Ghislaine, la donna che sfidò la Donna vestita di nero con la faccia bianca. E questi sono solo quelli che già stanno in lavorazione. Ce ne sono tanti altri, fra gabbie mentali di gheppi (Mara, spicciati), streghe tatuate da opprimenti catene, spin-off che riprendono, come Patti di Streghe, i personaggi dell’amata Cacciatrice d’Orsi… Insomma, la bonaccia non esiste, fischia forte il vento delle Storie!

 © Mara Munerati e © Alen Grana

 

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