This is not a simple interview.
Per un motivo apparentemente banale ma che muove e unisce passione e curiosità: il progetto “This is not a love song” (per comodità, “TINALS”) è una figata megagalattica come non se ne vedeva da tempo nel campo dell’illustrazione e dell’artwork musicale.
L’idea di rendere artistico il packaging di un prodotto musicale ha radici antiche che affondano nel Medioevo, epoca in cui i monaci trascrivevano e illustravano i canti monodici e polifonici sui codici miniati, rendendo così il manoscritto un oggetto di rara bellezza. Dal codice al libretto d’opera impreziosito da disegni art decò nel XIX°/inizio XX° secolo, il passo è breve. In tempi più recenti, l’artwork musicale è stato letteralmente fagocitato dal mondo dell’arte visiva più nota, che ha non solo dato forma e colore ad un suono ma ha anche proposto un nuovo modo di comunicarlo (basti pensare, solo per citare un esempio, alla storica banana di Andy Warhol sulla copertina del vinile di “The Velvet Underground & Nico”).
Suono – disegno – prodotto.
Perché, quindi, i TINALS sono una bomba atomica? Perché, forse per la prima volta, un’illustrazione è slegata dal suo prodotto musicale – cd, vinile, poster per un concerto - non serve per promuoverlo né lo circonda. Non è l’illustrazione il contorno di un suono ma è l’illustrazione il centro del prodotto, il suono stesso.
I TINALS eliminano completamente l’anello finale della catena, il supporto da promuovere, tornano all’osso e alla radice dell’arte favorendo la pura immaginazione a prescindere dalla presenza del suono fisico. Il suono è un ricordo immaginato, illustrato dagli artisti del progetto e di nuovo immaginato e reinterpretato dai ricordi sonori di chi osserva.
Musica, arte, immaginazione.
Pane per i denti affamati di CrunchEd.
L’amore e la curiosità sono talmente tanti che è quasi difficile selezionare le domande. This is not a simple interview, appunto.
Abbiamo avuto il piacere di poter fare due chiacchiere con Andrea Provinciali, il creatore di TINALS, che ha esaudito in pieno il nostro desiderio di saperne di più, giusto in tempo prima del primo appuntamento con ColorAnti al Monk di Roma il prossimo 31 marzo.
Come è nato il progetto TINALS ormai lo sappiamo. Un mix di intuizione, voglia di nuovo e nostalgia. Il perché abbia avuto successo e continui a sfornare prodotti geniali abbinati a illustrazioni incredibili non ci stupisce affatto.
Quello che ci chiediamo è: quando è stato chiaro che la tua idea fosse effettivamente pronta per essere lanciata sul mercato? Quando hai capito che poteva essere un prodotto unico e commercialmente valido?
Penso di non averlo ancora capito (ride).
Ti spiego: quando ti metti in gioco personalmente in completa autonomia coinvolgendo soltanto gli amici fidati e quindi senza nessuna struttura (casa editrice) che ti tuteli, sostenga e consigli, quello che hai davanti è sempre e soltanto un grande punto interrogativo. Ovviamente la cosa ha i pro e i contro - sicuramente più pro che contro, che la libertà è veramente merce rara oggi giorno - e tutto si basa sulla passione e la voglia di fare (continuiamo a sfornare progetti nuovi) ma l'importante è non perdere il divertimento con cui facciamo le cose. Questo è fondamentale.
Però non abbiamo mai avuto la piena consapevolezza che il progetto avrebbe potuto funzionare. Questa è arrivata a posteriori con la reazione positiva del pubblico con tanto di complimenti e attestati di stima anche da parte degli addetti ai lavori (fumettisti in primis).
L'idea che sta dietro TINALS avevo già avuto modo di svilupparla in "Tiamottì! 11+1 canzoni d'amore italiane a fumetti", un libro antologico che ideai e curai per Arcana Edizioni nel 2010: canzoni di De André, Battiato, Afterhours, Diaframma, Ciampi, etc. venivano interpretate a fumetti da Alessandro Baronciani, Mabel Morri, Andrea Bruno, Marina Girardi, etc. e alla fine del volume veniva riproposta addirittura una storia di Tamburini e Liberatore basata su "Ti amo" di Tozzi.
Ecco, quel libro non è che abbia avuto tutto questo gran successo, è andato mediamente come vanno la maggior parte dei libri quando non vengono seguiti abbastanza da un punto di vista della comunicazione e che rientrano in quel meccanismo distorto della filiera editoriale per cui le case editrici sono obbligate a pubblicare tantissimi libri per soddisfare la distribuzione, la quale ti garantisce l'approdo in tutte le librerie prendendosi però una percentuale altissima continuando così ad aggravare la crisi editoriale. Per cui, quando ho deciso di mettere in piedi TINALS una sola cosa sapevo chiaramente: non volevo fare un libro che poi sarebbe finito a prendere polvere sugli scaffali. Da questa consapevolezza è nata l'idea delle cassettine.
Ogni canzone avrebbe avuto vita a sé stante, scollegata dalle altre, e chiunque avrebbe potuto acquistare quella desiderata. E ciò avrebbe annullato anche il limite numerico di canzoni da scegliere rendendo il progetto potenzialmente in infinita espansione, che è sempre stato il mio sogno: una serie interminabile di canzoni d'amore disegnate, di ogni genere ed epoca, di nicchia e mainstream.
Il progetto TINALS parte con il preciso intento di autoprodursi. Questa scelta di lasciare fuori le grandi case editrici e di distribuzione è in qualche modo legata al concetto di vintage?
Se TINALS fosse sotto contratto, pensi che cambierebbe qualcosa a livello di approccio all’arte, alla scelta dei materiali, degli autori e dei luoghi/degli eventi in cui promuovere e distribuire il vostro catalogo?
È stata una scelta naturale, nel senso che nessuna casa editrice sarebbe così “pazza” da gestire un progetto come TINALS, non potrebbe mai farcela a meno che non disponga di un'intera redazione per seguire il progetto (fossi un editore lo farei al volo, eh). TINALS non rientrerebbe mai nella tradizionale filiera editoriale per cui si lavora tot mesi a un libro e poi si passa a quello successivo e così via. Ed anche con la distribuzione sarebbe il caos. Stampando in digitale, ci possiamo permettere di pubblicare titoli di nicchia che impreziosiscono il catalogo ma che se ne vendono pochissime copie. Un esempio: "D" dei Codeine illustrata da Andrea Bruno; ti immagini se dovessimo distribuire quella cassettina in tutte le librerie di Italia? Sarebbe un suicidio economico, nonostante sia una delle più riuscite dal punto di vista artistico.
Per cui, tornando alla tua domanda, penso che con un editore questo progetto non potrebbe mai essere quello che è oggi, in catalogo avrebbe solo canzoni famose e non farebbe mai illuminare gli occhi al fan, ad esempio, dei Microphones quando trova la cassettina della bellissima I Felt Your Shape (illustrata da Monica Barengo).
E quindi, sì, penso che ci sarebbero un bel po' di limitazioni per come è strutturato e organizzato oggi il contesto editoriale in Italia. Però mi piace credere che TINALS possa rappresentare una valida alternativa a tutto ciò e che una casa editrice potesse mettere in piedi qualcosa di simile, puntare su un formato atipico che non sia il solito libro e gestire in maniera diversa ogni uscita, ovvero curare il progetto nel suo insieme e non soltanto nelle singole pubblicazioni.
Lo sappiamo, il vintage sta prepotentemente tornando di moda investendo qualsiasi campo dell’arte e non. Basta guardarsi un po’ intorno per scoprire eventi o negozi dal sapore antico colmi di vinile, vestiti o oggetti che non si usano più per poter dare loro una “nuova vita”. Una sorta di ritorno alle radici a partire da ciò che riguarda il nostro quotidiano. Credi che tutto questo sia davvero solo una moda e che verrà presto soppiantato da altro? Nel catalogo TINALS è facile trovare canzoni/film/serie tv dell’ultimo decennio “moderno”. Che fascino hanno i supporti vintage per te e quanto il vintage influenza il progetto TINALS, vedremo mai ad esempio un “this is not an ipod”?
Certo che potremmo vederlo. Il vintage o il fascino che esercita ai giorni nostri non è stato assolutamente la base di TINALS. Quello che ci stava a cuore era diversificare il supporto editoriale e l'intuizione è stato individuare nella musicassetta quello. Poteva essere tranquillamente un ipod o la custodia degli occhiali, ma questi esercitano ancora la loro primaria funzionalità, quella per cui sono nati, mentre la musicassetta non aveva più ragione di esistere (anche se negli ultimi anni molte band hanno ripreso a pubblicare musicassette, ma più per gioco e per una questione feticistica, sicuramente non per essere “suonate” tutti i giorni).
Noi gli abbiamo fornito una nuova vita, anche perché danno la possibilità di contenere al proprio interno la striscia di carta piegata a libretto. Poi, sì, c'è da dire che io sono cresciuto a pane e cassette per cui anche inconsciamente è stato facile pensare a quel formato, che è quello che più ho amato insieme al vinile (con buona pace per i cd). Per cui la componente nostalgica c'è, ma è solo secondaria. E devo dire che sinceramente non sono propriamente un amante del vintage inteso come moda fine a se stessa.
L’attenzione verso i nuovi talenti vi contraddistingue. Oltre al classico “recruiting” di illustratori, negli anni avete organizzato anche dei contest rivolti a giovani artisti per illustrazioni di canzoni come “Cosa mi manchi a fare” di Calcutta. Parallelamente avete creato delle vere e proprie compilation in streaming (tinals.bandcamp.com) con una raccolta delle canzoni illustrate. Pensi sia auspicabile un evento a 360 gradi che combini, ad esempio, una mostra del vostro catalogo con IL suo concerto, magari proprio per giovani band emergenti, o con una serata cinema all’aperto?
Ci siamo sempre mossi verso quella direzione, le nostre prime feste del progetto erano “feste” per l'appunto: mostra, djset, concerti... Non abbiamo mai amato le classiche presentazioni, che sono fredde, troppo spesso ingessate, nelle quali ci si annoia. Abbiamo sempre cercato di ravvivare il contesto in cui ci muoviamo. Ed oggi che che il nostro catalogo si è espanso a dismisura (oltre 130 cassettine, per dire, e ad aprile ne faremo un'altra bella sfornata... più le vhs e le serie tv...) la possibilità di celebrarlo con un bel party è quanto mai concreta.
Partito con l’intento di illustrare “semplicemente” le canzoni della storia della musica, il catalogo dei TINALS si è poi allargato, andando a toccare anche il mondo del cinema (VHS) e delle serie tv (Not Tv- Seriously). Di prossima uscita Zapping, il nuovo volume di Not TV, 12 fotogrammi illustrati sulla tv commerciale anni ‘80/’90. In quale altra direzione artistica intende viaggiare TINALS? Quale mondo dell’arte vuole conquistare ancora? Più semplicemente: progetti futuri?
Quest'anno sono in programma ben due sfornate di cassettine (una primaverile, l'altra autunnale) intervallata dalla pubblicazione di vhs quasi bimestrale e di un altro volume ZPPNG a fine anno. Nel mezzo ci sarà molto probabilmente l'uscita di un nuovo progetto, ancora tutto in divenire per cui top secret al momento. Posso solo anticipare che il formato sarà atipico come sempre (meno legato al “vintage” forse) e ci darà la possibilità più degli altri di svariare su più fonti: illustrazione, narrativa, poesia, generi musicali, eros, categorie porno, le stagioni, l'oroscopo, gatti, l'amore.... Curiosa, vero? (eheheheeh)
In quanto padre del progetto hai l’ultima parola sulla scelta delle canzoni (o delle squadre di calcio) o a volte ti è capitato di dover chiudere un occhio per assecondare l’illustratore?
Gli illustratori hanno quasi totalmente carta bianca. Ovviamente, cerco di consigliare al meglio, ma è un’interazione informale e amicale. Diciamo che il lavoro più grosso lo facciamo in fase di selezione ma, una volta scelto il fumettista, quest'ultimo ha la massima libertà. Abbiamo una lista infinita di canzoni d'amore, la maggior parte pescano da lì, sono rari i casi in cui il fumettista avesse già le idee completamente chiare. Quello che ci piace è mantenere il costruttivo equilibrio tra underground, nicchia, culto, pop e anche mainstream che caratterizza il nostro catalogo di cassettine. La vera cosa importante è l'interpretazione artistica che l'illustratore dà alla canzone scelta, che chiediamo sempre sia originale e personale il più possibile. Anche qui non sempre il risultato è soddisfacente, ma siamo un'autoproduzione, ci piace poter sperimentare, cercare nomi nuovi, non ricerchiamo la perfezione assoluta. Per le vhs o le Serie Tv è diverso, in questi casi il titolo scelto è importante per cui si crea un lavoro più di squadra, la scelta del fumettista è più ponderata e la supervisione più attenta.
Ma mai né rigida né invasiva. Ci mancherebbe.
Ora una domanda irrinunciabile per il palato di CrunchEd: qual è il tuo rapporto con la musica avendo a che fare quotidianamente anche per lavoro con il mondo delle sette note?
Non riesco a pensare alla mia vita senza la musica. Ho un rapporto totalizzante. Per farti capire meglio dirò una cosa abbastanza impopolare: Internet, gli mp3, lo streaming, il free download, avere tutta la musica a portata di click... è un sogno che si avvera. Mi permette di ascoltare sempre tutto quello che voglio dove voglio quando voglio e mi dà la possibilità di ascoltare band e artisti nuovi e attuali senza per forza comprare il disco a scatola chiusa (come dovevo fare invece qualche decennio fa, spendendo milioni di lire in dischi). Sì, sono un amante del nuovo, di tutto ciò che è aderente alla realtà, all'attualità. Non sono d'accordo con l'opinione comune che la musica oggi sia peggiore rispetto al passato, che è già stato detto e inventato tutto. Per me non è così, è molto più semplice: la musica di oggi rispecchia la realtà nella quale viviamo e la racconta. Per me è questo che conta. Faccio un esempio: oggettivamente lo so che i Sonic Youth rompono il culo a tutte le band indie di oggi, ma oggi i Sonic Youth non mi raccontano niente della attualità, mi risultano datati... Con questo non significa che non li ascolti, anzi, ma voglio avere la possibilità di ascoltarmi anche i Teen Suicide o Palmistry o Frank Ocean: forse non rimarranno nella Storia ma sono emblematici di questi ultimi anni. Per cui a me oggi fa impazzire di gioia l'idea di poter ascoltare Sonic Youth, Cure, Radiohead e Teen Suicide, Palmistry e Frank Ocean. Ecco. Non sono poi così vintage, eh? (ride)
© Elisa Marchegiani © Isabella Di Bartolomeo