Mi dispiace. Volevo fare bene, ma mi dispiace di non aver fatto di meglio. Ero nata un po' come le carriere delle giovani star “promettente” e sono finita per piangere sulla spalla di mia madre guardado Gilmore Girls. Non era questo il futuro che volevo per me e, nonostante sia troppo giovane per dirlo, non vedo un futuro davanti a me.
Volevo fare bene, far tutte le cose bene, ve lo giuro. Non volevo bere fino a dimenticare, svenire, odiare chi sono. Volevo studiare, andare all'estero, fare esperienze, innamorarmi. E alcune di queste cose le ho fatte: ho studiato, nonostante arranchi per finire l'ultimo pezzetto di strada che mi rimane da percorrere, sono andata all'estero, tornando sempre con la coda di paglia, perché da sola non ce l'ho fatta. Volevo fare bene, ma mi è uscita una torta tutta storta e io ancora più storta. Ho fatto esperienze, alcune utili altre inutili, ho lavoricchiato ma non ho mai avuto un vero lavoro, come si definisce qui da noi. Sono una cosa a metà che voleva far bene e invece ha fatto un casino.
Mi sono innamorata e questa è una piega degli eventi che non mi aspettavo. Come si reagisce all'amore, in fondo? Si è completamente nudi di fronte a lui, in inglese si direbbe helpless, senza aiuto, senza appiglio, si è in due, ma nel mondo di fuori si è da soli.
Mi sento sola e lo urlo al mondo perché il mondo me lo legge in faccia ogni giorno, eppure sembra che per me la serenità non arrivi mai.
Ieri sera mia mamma mi ha raccontato una storia: c'era una ragazza sempre triste, studiava, lavorava, ma era sempre triste. Tutti andavano da lei per chiederle consiglio, se ne intendeva un po' dei sentimenti, un po' di libri, varie cose che messe insieme andavano bene per un consiglio. E così lei dava consigli, ma nessuno era in grado di salvarla dal mare di tristezza in cui annegava ogni giorno. Un giorno si innamorò. Finalmente sarà felice. E in un certo senso lo fu, quei fugaci momenti assieme erano ciò che di più intenso e felice avesse mai raggiunto da sola. Ma la verità era che erano infelici in due, due infelici che cercano di completarsi come nella mitologia greca secondo cui all'inizio uomo e donna erano indivisibili, poi per un qualche torto subito, gli Dei decisero di recidere queste entità in due parti ed è da allora che l'essere umano cerco il suo “simile gemello”, colui che lo completerà e saprà farlo sentire intero.
Concludendo, io volevo far bene, ma mi sa che sto facendo un casino.
© Elisabetta Marini
Racconto 03 | Contest Racconta la Musica 012017 | Volevo Fare Bene