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Lo avevano annunciato il 28 maggio durante un concerto al MEI di Milano. Lo hanno realizzato in tempi lampo da registrazione in presa diretta. Verdena e Iosonouncane si sono scambiati promesse d’amore, abiti sonori e demoni nell’atteso SPLIT EP uscito il 2 settembre per Universal Music.
Ma cos’hanno in comune le due band regine del circuito underground? Apparentemente nulla. Esplosivi ed elettrici i primi, onirico ed elettronico il secondo. Se da un lato il gruppo bergamasco distorce e cadenza la fuga dalla nebbia dei tuoi fantasmi, dall’altro il progetto del sardo Paolo Incani fa eco dalle viscere del mare per richiamare a sé quel bestiario di mostri e risputarli fuori sino alla riva delle tue acque coscienti. L’apparenza però non è abitata dagli spiriti e Verdena e Iosonouncane maneggiano l’ectoplasma da così tanto tempo e così in profondità da non poter essere lasciati ad un primo ascolto di chi nei suoi inferi ha paura di scendere. Perché, prima o poi, anche il tuo demone verrà a galla tra la cassa di Luca Ferrari e i guizzi electro di Incani. L’apparenza è abitata dal giudizio superficiale, da quel “mh, ma perché?” a primo impatto quando non si capisce ancora chi si ha di fronte. Come succede nella vita quando incontri qualcuno dalla storia diametralmente opposta alla tua ma poi ti basta un dettaglio uguale, uno sguardo nell’interno per far crollare le differenze e farti innamorare. Se poi questo dettaglio risiede nel profondo di sogni e spiriti, tanto meglio. Ed è in questo che sono simili Verdena e Iosonouncane: nell’approccio alla profondità.
Nello SPLIT EP questo dettaglio è ancora più grande grazie anche alla scelta delle cover: Tanca e Carne (tratte dall’album DIE di Iosonouncane) per i Verdena, Diluvio e Identikit (Endkadenz vol.1 e Endkadenz vol.2 dei Verdena) per Incani. Non è solo una questione di stile o di psichedelia scandagliata in tutte le sue accezioni sonore. Non è neppure solo una questione di similitudine nella composizione dei testi, scarni e volutamente tronchi quasi fossero spezzati dall’asma per la mancanza di ossigeno all’inferno. ll supergruppo di Alberto Ferrari e Iosonouncane riescono entrambi nell’intento di farti urlare quando non hai voce, di cambiare il nome ai tuoi demoni trasformando il nichilismo in sensibilità esasperata. Conosci la loro discografia a memoria, ascolti l'ep cercando di prestare attenzione a ogni singola sfumatura, a ogni singola sillaba senza però sapere quando arriverà la scossa trademark, nè in quali organi sconosciuti andrà a insidiarsi. Un po’ come quando apri il libro di anatomia per cercare l'apparato digerente, poi leggi nomi come ileo o cardias che nemmeno sapevi esistessero.
La prima sciabolata arriva proprio nella track d’apertura Tanca, totalmente spogliata delle atmosfere subacquee della versione originale di Incani e decostruita a colpi di batteria sincopata di Luca e distorsioni lancinanti. Prosegui l’ascolto e in Carne senti addirittura il sapore della nebbia e del terriccio per quell’intro alla Nubi d’Isacco, talmente violento da sembrare uscito da Requiem del 2007. Quel sapore di carne che Incani aveva nascosto dietro ai synth. Nelle cover eseguite dai Verdena c’è tutto quello che ti aspetti da Alberto, Luca e Roberta: casse pestate a bpm da sangue alle mani e ai piedi, voci rotte e urlate, psichedelia. C’è soprattutto la vera firma stilistica dei Verdena, l’emersione di chitarre acustiche e pianoforti dall’invasione di rabbia, a conferma ancora una volta di quanto siano cresciuti a pane, Beatles e Led Zeppelin. Per capire di che parlo, ascoltate il piano in controtempo che in Tanca entra con lirismo esattamente nel momento in cui Alberto canta “corre in riva per riportare il sole ai piedi del pianto”.
Ma ecco lo split, il cambio, il side b. Si chiude Carne e inizia a farsi largo Iosonouncane che ti estrae con forza dalla nebbia per buttarti prima nel sottomondo, poi nello zoo con gli animali in rivolta. Allungata, onirica, quasi “spacetronica”, Diluvio è una Alice che si dissolve, cade nel sogno e cammina nel bosco fino a raggiungere il canyon in cui “c’è un vento gelido che annienta il panico”. Brividi, un diluvio di silenzio, quello che i Verdena nascondono forse solo tra i testi. Poi di colpo il ruggito, Identikit è l’istinto che si libera del collare della ragione e si fa animale, è la legione di bestie di DIE uscita dalle gabbie per andare a mordere le distorsioni mentali (e non) di Alberto e soci su un tappeto di synth, suoni ovattati e cori più “Bjorkeschi” e islandesi che bergamaschi.
I fratelli Ferrari, la Sammarelli e Incani si amano, è evidente. Si amano al punto di donare sé stessi all’altro cambiando i connotati degli arrangiamenti per far emergere e crescere i lati sommersi dell’amato. Il diluvio scompare davvero nello spazio, la carne perde il torpore. Lo SPLIT EP è soprattutto una dichiarazione di grandezza che fa presagire esplosioni nei live e da prendere come modello di contaminazione per le altre band italiche trincerate nel loro stile. È una scossa che non ti aspetti, una folata di vento che annulla le differenze, il dettaglio che innamora. Perché "insieme noi siamo pari, ho un brivido di già".
Album: SPLIT EP
Artista: Verdena e Iosonouncane
Etichetta: Universal Music
Tracce: 4
Genere: Psichedelia, Rock, Electro
© Isabella Di Bartolomeo