I classici di Natale - #03 A Charlie Brown Christmas

I classici di Natale - #03 A Charlie Brown Christmas

Ci stiamo avvicinando all’agognata meta. Chi per lasciarsela finalmente alle spalle, chi per crescente esaltazione festiva. Ma sareste davvero disposti a rinunciare alla compagnia del bimbo con la testa più tonda del mondo?

“A Charlie Brown Christmas” del 1965 è una pillola di innocenza e spirito natalizio della durata di neanche mezz’ora. Perfetto anche per le parentesi fra le ultime mangiucchiate di frittelle e l’assalto del pandoro. O per gli stati comatosi successivi, in cui ci si può lasciar scivolare nell’oblio con dignità, resistendo fino alla fine di questa piccola favola intramontabile.

I Peanuts non hanno bisogno di presentazioni. Sono amici d’infanzia e dispensatori di verità semplici, dal formato piccolo, memorizzabile. Ciò rende questi messaggi a misura di bambino indimenticabili, capaci di far tornare l’ascoltatore (o lettore che sia) in quella stessa dimensione in cui le parole degli adulti erano scarabocchi d’importanza trascurabile e le copertine amiche fidate.

Fra i numerosi episodi animati riguardanti Charlie Brown questo è uno dei più leggeri e scorrevoli nella sua trama a tratti tanto essenziale da sembrare sconclusionata. Eppure è una delle caratteristiche che mi rendono così affezionata a questa breve storia.

Non c’è alcun significato complesso da decifrare e interiorizzare, è tutto offerto con il consueto umorismo discreto e laconico, con una luce alla fine del tunnel, quella della capacità di cercare il buono in ogni cosa, dote che nei bambini è fondamentale. E sarebbe fondamentale anche riuscire a preservarla e farla crescere con sé.

Guardato con occhio cinico “A Charlie Brown Christmas” potrebbe risultare a molti una storiella fin troppo facile e scontata. Ma andrebbe piuttosto guardato con l’ingenuità perduta, senza voler credere a tutti costi che qualcuno stia tentando di rifilarci l’ennesima parabola sul Natale, sui buoni sentimenti e sulla pace in terra agli uomini di buona volontà. Charlie Brown in ogni sua forma andrebbe avvicinato dimenticando, o sforzandosi di farlo, sovrastrutture e concetti artificiali acquisiti negli anni. L’identità di adulti. Che, oltre a renderci alquanto miopi, è una zavorra che pesa, non importa quanto alto sia il livello raggiunto nella nobile arte della dissimulazione.

Potendo scegliere, o illudendomi di poterlo fare, preferisco tenermi stretta l’immagine dell’alberello di legno scarno e spelacchiato che perde aghi sottili tintinnando. Charlie Brown lo sceglie in una foresta di alluminio e modernità sgargianti. Per eccesso di idealismo o per una vista che va ben oltre la realtà? Sono i due ambiti tra i quali il personaggio di Charlie Brown cerca, perde, ritrova, riperde l’equilibrio, in un funambolismo sofferto e raccontato con la leggerezza capace di strappare sorrisi e riflessioni, senza causare alcuna stanchezza. Basta guardare con occhi puliti, senza liste di aspettative, con la fiducia in quella testa tonda piena di sogni.

Possiamo non nominare la colonna sonora?
Il Vince Guaraldi Trio crea magia. L’omonimo disco che accompagna i Peanuts in tutto il loro percorso nella versione animata non ha stagione e non ha limiti di ripetizione. É uno di quei casi in cui la musica si regge in piedi da sola egregiamente, come opera a sé stante, senza rimanere subordinata alla parte visiva.

Alterno periodi di grande silenzio ad altri di ossessione auditiva con materiale più o meno discutibile ma questa è un’opera infallibile. Mi piace dissolvere ogni pensiero nelle sue tinte sognanti e con richiami ad un passato di cui non ho ricordi né esperienze. Quando si ha bisogno di ispirazione e di note che spazzino via un po’ di piombo mentale è una certezza. Riduce in uno stato nostalgico e quieto, dal quale si può ritornare ad affrontare la realtà con quel minimo sindacale di calma e integrità.

In alternativa,  bastano 5 cent. Ma solo se “the doctor is in”.

© Ombretta Blasucci

 

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