#morsostellato13 | Lucia Biagi

#morsostellato13 | Lucia Biagi

 

 © Lucia Biagi per CrunchEd

 

 

Ci sono regali che arrivano come la pioggia d’estate: il primo orologio serio, la bustina di soldi il giorno del compleanno, quel vinile che proprio non può mancare nella collezione, la graphic novel più rara del mondo che magicamente si materializza nella libreria, un'illustrazione dedicata solo a CrunchEd. Ebbenesì, Lucia Biagi, illustratrice e amica di lunga data, ci grazia con questo regalo: un morso stellato nel suo stile e con i suoi colori inconfondibili.
Di Lucia e del suo lavoro più recente “Misdirection” abbiamo parlato qui.

Sabato 2 dicembre si è inaugura lata tua mostra "Misdirection e altri ricami", alla Teké Gallery, una selezione di tavole originali tratte anche  dal tuo ultimo fumetto, “Misdirection”, Eris Edizioni , “Pets” (Kappa 2009) e “Punto di fuga” (Diabolo Ed. 2014);
Troveremo tue illustrazioni e amigurumi non proprio tipici della cultura giapponese, tutt'altro: oggetti più vicini alla nostra tradizione, come ad esempio la Olivetti Lettera 32 che troviamo anche nel manifesto della mostra.

Da dove nasce questa passione per questa tecnica giapponese? E da dove, e quando, la decisione di occidentalizzarla?  
Sono sempre stata una persona appassionata di quello che ora si chiama "craft"; ho iniziato cucendo pupazzi di panno o con la lana infeltrita costruendo personaggi che nascevano prima come personaggi dei miei fumetti.
Avendo anche l'ossessione per il Giappone, la sua estetica, i manga e tutto il loro immaginario in generale, a un certo punto ho iniziato a interessarmi anche a questa tecnica che loro chiamano amigurumi.
Ho imparato combinando tutorial su youtube agli insegnamenti di parenti ed in particolare di una mia amica che già sferruzzava da un po'.
Partendo da soggetti semplici dall'aspetto kawaii (carino in giapponese) ma rendendoli più occidentali quasi subito, non tanto per una una decisione quanto più per un processo naturale viste le mie origini; adesso passo da soggetti più orientali tipo gli spiriti giapponesi al modernariato tipicamente occidentale e nostrano senza soluzione di continuità e mi sembra che il mix funzioni, o almeno spero che rappresenti a pieno il mio immaginario.

Sappiamo che fumetto, ricamo e uncinetto ti hanno sempre appassionata, fin da bambina, quindi ci viene spontaneo chiederti come sei riuscita a far convivere insieme questi mondi e come ti hanno aiutata e guidata per farti arrivare ad essere la Lucia che conosciamo.
Esattamente come i miei primi fumetti (parlo di quando ero alle medie) si presentavano rilegati a mano e nella mia mente erano già oggetti finiti "pronti per vendita" anche il mondo del craft per me è stato subito legato a creare oggetti che erano gadget dei miei personaggi.
Nel periodo in cui partecipavo a molte fiere e occasioni per vendere autoproduzioni, il mio stand veniva allestito con entrambi i prodotti, fumetti e gadgets DIY e questo mi ha permesso di autofinanziarmi e potermi promuovere in giro a contatto diretto con il pubblico.
C'è stato però un momento in cui mi sono resa conto che le persone apprezzavano e acquistavano più gli amigurumi e i gadget dei fumetti.
Quindi passavo molto più tempo a cucire e uncinettare che disegnare, questo mi ha fatto riflettere, non volevo che il craft prendesse il sopravvento, visto che raccontare storie era quello che mi interessava di più.
Per lunghi periodi di tempo non faccio uncinetto; per esempio adesso mi sono dedicata per circa due mesi a preparare gli oggetti per la mostra ma ad anno nuovo voglio rimettermi a lavoro sul fumetto nuovo e gli amigurumi andranno di nuovo in pausa, portano via davvero tanto tempo per essere realizzati!

Parlaci un po’ di questa mostra, qual è la genesi dell’esposizione? Seguirà un ordine cronologico o tematico? Insomma, puoi passarci qualche briciola della mostra di straforo?
Credo che la genesi possa essere ritrovata nel momento in cui ho creato l'amigurumi della Lettera 32 Olivetti.
Vivevo ancora a Pisa, ero nel pieno periodo dell'università e quindi, visto che non studiavo molto, avevo tempo libero e la possibilità di sperimentare e creare senza ansia.
Così mi sono imbarcata in questo progetto in maniera anche un po' incoscente, avevo l'Olivetti di mio nonno sulla scrivania e ho pensato ok, riproduciamola in scala 1 a 1 all'uncinetto.
Una settimana dopo avevo finito e la odiavo e amavo allo stesso tempo, mi aveva prosciugato le energie ma era veramente il migliore amigurumi che avessi fatto.
Non ho mai avuto il coraggio di separarmene ma l'anno scorso sono stata contattata per metterla in esposizione al Triennale Design Museum di Milano, all’interno del progetto
Woman in Italian Design, e così ho pensato che era arrivato il momento di esporla e farle avere una vita propria... Oddio, ne sto parlando come se fosse un figlio!
Per farla breve, in mostra ci saranno 2 macro sezioni, i fumetti e gli oggetti, nella prima troverete le tavole originali di Misdirection, nella seconda la Olivetti con altri oggetti di modernariato a contornarla, e tanti altri amigurumi a sorpresa!

Spiragli di Giappone si intravedono non solo in illustrazioni dedicate ma anche nel tratto, nella stilizzazione dei personaggi. Inutile dire che ci affondiamo i denti con piacere. Cosa puoi dirci di questi richiami onnipresenti? Da dove arrivano? Ci sono autori di fumetti che ti hanno in particolar modo ispirata in ciò che poi è diventato il tuo personale modo di raccontare tramite le immagini?
Prima ho parlato di ossessione per il Giappone e non ho usato una parola a caso! E' stato così sin da quando ero piccola, raccoglievo tutto quello che aveva ideogrammi, mi nutrivo di manga e quando per la prima volta sono arrivata a Tokyo mi sono quasi sentita a casa. E' stato come sbarcare nel mondo che avevo sempre vissuto nella mia immaginazione, tutto era al proprio posto, so di non essere l'unica che ha provato questa sensazione perché molti della mia generazione sono cresciuti con gli anime (cartoni animati) giapponesi e capiscono di cosa sto parlando.
Crescendo ovviamente i miei gusti sono cambiati ma ci sono moltissimi autori a cui sono rimasta legata, grandi maestri del manga che ancora adesso rimangono i mie preferiti, ad esempio Tezuka Osamu o Mizuki Shigeru.
Potrei dire che a livello narrativo quello che mi lega di più al manga è proprio la scelta di mettere il disegno al servizio della storia; purtroppo mi manca la possibilità di prendermi tutto il tempo e lo spazio che di solito si ritova in un manga, che magari in media è composto almeno da un migliaio di pagine, i miei fumetti sono ben più brevi e quindi sono costretta a scelte diverse.
Poi, se da un lato come dicevo il disegno è funzionale alla storia, è anche vero che parliamo di produzioni che hanno costruito imperi economici sul merchandising, ad esempio i kaiju (mostri giganti alla godzilla per intendersi) di Ultraman che ho ricamato, sono giocattoli in vinile da collezione sin dalle prime versioni anni 70. E a me questa roba fa proprio impazzire!
Tra i miei mangaka preferiti potrei citare in ordine sparso Adachi Mitsuru, Asano Inio e Urasawa Naoki, ce ne sarebbero tantissimi... Per esempio il primo fumetto in bicromia che ho visto è stato uno di Kaneko Atsushi, che aveva anche il tratto colorato, e a cui mi sono ispirata per le mie colorazioni.

Le tue tavole a colori sono bicromatiche ed essenziali. Ciò le rende molto comunicative e dirette. Difficili da dimenticare e base perfetta per elucubrazioni ben lontane dal contrasto equilibrato di quei colori. È un’esigenza narrativa o una spontanea inclinazione?
Un po' entrambe le cose perchè avevo sempre disegnato fumetti in bianco e nero, esigenza dovuta proprio dai miei mezzi di stampa dei primi tempi, una fotocopiatrice. Quindi, quando ho deciso di introdurre il colore, sono comunque rimasta legata alla stilizzazione e minimalismo precedenti, per seguire il naturale percorso stilistico iniziato.
Quello che invece è esigenza narrativa è sicuramente la scelta dei due colori, che cambiano in base al fumetto e a quello che sto raccontando.
Come il giallo era il colore giusto per raccontare Sabrina in Punto di fuga, così ho scelto il viola e il verde per raccontare il mondo di Misdirection, mi sembravano adatti alla tranquillità della montagna, alla freddezza della tecnologia e mixandoli ho ottenuto i contrasti tipici dell'adolescenza. O almeno questo è quello che speravo di trasmettere!

La domanda cruciale. Case editrici, autoproduzioni. Da molti interpretato come un binomio tra cui scegliere. Per noi va bene qualsiasi cosa purché sia appetibile agli occhi. Qual è la tua esperienza in questo ambito? Hai una preferenza per uno dei due ambienti?
Per me possono coesistere, non ho una preferenza, anche se ho capito che autoprodursi è molto più stancante perchè devi ricoprire tutti i ruoli editoriali e in un certo senso paghi la libertà totale con la pressione di avere tutta la responsabilità della riuscita del prodotto finito.
Un progetto più complesso, come è stato per me "Misdirection", senza l'aiuto di Eris Edizioni non sarebbe stato lo stesso. Ho ricevuto supporto e consigli che sono stati importanti, senza editing alcune parti sarebbero rimaste leggermente incompiute e soprattutto quando ho finito di colorare il tutto ero esausta e in quel momento sapere che il mio lavoro passava in mani esperte che si sarebbero occupate di stampa e promozione mi ha permesso di rilassarmi davvero.
Ora chiaramente non faccio un'autoproduzione da un po' e l'artigiano che è in me scalpita di impaginare, fotocopiare e spillare!

Per concludere una domanda irrinunciabile per il palato di CrunchEd.
Qual è il tuo rapporto con la musica e che tipo di musica ascolti quando rifletti su nuove idee?
Mhhh, mi vergogno un po' a rispondere a questa domanda perchè io non ascolto tanta musica! Quando rifletto su nuove idee lascio andare serie tv in sottofondo.
Non è vero che proprio non ascolto niente ma tendenzialmente torno su dischi e generi vecchi che ho ascoltato e metabolizzato, difficilmente mi metto a cercare musica nuova.
Quindi, o ascolto rap anni 90/00 che era la mia fissazione o in generale musica anni 90 circa.
Ora che mi ci avete fatto pensare mi è venuta voglia di riascoltare Mezzanine <3

Grazie Lucia e a presto!

(c) Ombretta Blasucci, Elisa Marchegiani 

 

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