Per la rubrica dei Morsi Quadrati, ospitiamo e intervistiamo
Chiara Ferrante
«D’un tratto comprese che quella schiena, di cui da giorni si occupava in maniera ossessiva, smentiva tutta la sua teoria sulla sostenibilità della solitudine. Dal momento che l’essere umano è dotato di una parte del corpo che da solo non riesce a toccare, significa che la natura, l’universo, Dio – in qualunque modo vogliamo chiamarlo – aveva immaginato la cosa diversamente da come lei si ostinava ad affermare.»
Una questione di pelle \ Marina Vujčić \ Bottega Errante edizioni
Ciao Chiara e benvenuta tra i morsi quadrati!
Ti va di spiegarci cosa ti ha portato a scegliere questa citazione da illustrare?
Ciao a voi, sono molto contenta di poter rispondere alle vostre domande! Ho scelto questa citazione, perché appena l'ho scorta, mi ha catturato. Mi è parso che parlasse a una larga parte della popolazione che, spesso, confonde lo stare bene con se stessi con l'evitare ogni forma di conforto e vicinanza con l'altro. I legami, siano essi romantici o meno, ci ricordano che è proprio la nostra limitatezza a renderci umani e questa citazione lo rappresenta alla perfezione.
Noi di CrunchEd siamo molto affamati di nuove storie e ci piacerebbe conoscere la tua. Raccontaci la tua storia d'amore per il disegno. Da piccola, non passava giorno senza che avessi una matita in mano. Così è nato tutto. Purtroppo, questa storia ha avuto alti e bassi, ma dopo molti anni di allontanamento dal disegno sono felice di essere qui a parlarne come di un percorso in fieri che, nonostante tutto, mi sono convinta a non abbandonare e mi sta portando a intraprendere un lavoro tanto difficile quanto desiderato.
Da quando iniziamo a poter tenere in mano matite fino a un oscuro momento di interruzione disegniamo tutti. Hai memoria di quando hai capito che non avresti smesso? Cosa ricordi del tuo modo di disegnare da bambino? Ne conservi qualcosa ancora oggi?
Quando andavo a scuola non vedevo l'ora che arrivasse l'estate. Per me quel periodo di vacanza era contrassegnato da un rito quotidiano: tutti i giorni, sedevo al tavolo del soggiorno con i giornali di moda di mia zia e cercavo di ricreare i bozzetti che trovavo tra quelle pagine. Un giorno, quando non sentivo già più la magia estiva, ho messo i fogli in uno scatolone e li ho lasciati lì fino al 2019. In quell'anno ho capito che era inutile continuare a tapparmi le orecchie per non sentire il richiamo dell'arte. Ho ripreso i vecchi pennelli di mia madre, ho comprato nuovi fogli e colori a poco prezzo e iniziato a pasticciare e da allora, ogni giorno, mi prometto di non fermarmi più.
Il cibo è il nostro carburante psicofisico prediletto e muove anche le mani di chi crea. Anche l’ispirazione ha bisogno di essere nutrita, tu come la alimenti? Che forme d’arte saziano la tua fame visiva?
Sono sempre alla ricerca di ispirazione. La trovo su internet, sui social e nei video su Youtube, ma mi piace anche cercare dei dettagli per la strada, sui portoni, nelle chiese delle città che visito. C'è sempre qualcosa di interessante e ho moltissimo da imparare dagli artisti contemporanei e del passato. Anche sfogliare i miei vecchi libri di fiabe illustrati mi aiuta a ritrovare lo stile con cui ho imparato a familiarizzare fin dalla tenera età e ad alimentare la mia immaginazione.
C’è un autore in particolare che ha illuminato o che ancora illumina le tue opere? In altre parole, c’è un artista, uno scrittore che ti stimola a mordere la vita?
Parlando di libri per bambini, ricordo la folgorazione nel vedere la Fata Madrina di Bianca Pitzorno, in abitino trasparente e cappello a imbuto, grazie alla matita sfacciata e autoironica di Quentin Blake. Inaspettatamente sopra le righe, sono anche molte miniature medievali, con cui sono entrata in contatto solo in età adulta e che, da qualche tempo, ispirano i miei lavori. Infine, i colori sgargianti e la libertà espressiva di Emily Powell e Sandi Hester, due artiste contemporanee che seguo da anni: sono un invito costante a mordere l'arte e la vita.
Il disegno è una pratica sconfinata nei risultati ma anche la sua attuazione varia da persona a persona. Dall’altro lato della tavola, tu come disegni? Hai dei personali riti di avvicinamento al foglio? Hai delle condizioni indispensabili da esaurire? Per esempio prediligi la mattina o la notte fonda, il silenzio della solitudine o essere accompagnato da altri esseri viventi e non?
Disegno quasi in continuazione, ma in condizioni molto diverse a seconda della mia intenzione artistica. Se so di voler realizzare un'opera con la quale narrare una storia, caricandola di simboli e astrazioni, prima ricerco le fonti a cui fare riferimento, poi prendo il mio sketchbook e mi impegno al massimo per realizzare una bozza precisa, da ricalcare, successivamente, in digitale. Se, invece, ho bisogno di un momento in cui scaricare ansie e tensioni, raduno i colori più accesi e traccio linee frettolose e sporche, senza badare al risultato, ma solo al processo artistico, che, in questi casi, diventa terapeutico.
Continuando a esplorare i luoghi invisibili che portano alla creazione artistica, come hai raggiunto la tua attuale espressione visiva? Hai tentato di inseguire un obiettivo stilistico prefissato o hai sperimentato a briglia sciolta?
Fino ad ora, ho sempre cercato di non pormi limiti di alcun genere e sperimentare il più possibile. Essendo autodidatta, questo metodo mi ha dato la possibilità, non solo, di mantenere viva la fantasia, ma anche di scegliere, tra le varie tecniche, quelle che mi sembrano più confacenti al mio modo di esprimermi.
Domanda irrinunciabile per il palato di CrunchEd: qual è il tuo rapporto con la musica e quali vie sceglie per farsi strada fino ai tuoi disegni? La musica fa quasi sempre da sottofondo al mio processo creativo e spesso, lo ispira direttamente. Oltre a dedicare opere ad artisti musicali senza tempo, di cui sono fan o su cui mi sono documentata per concorsi o commissioni, mi piace rielaborare immagini e sensazioni che alcuni brani richiamano alla mente, talvolta con immediatezza maggiore rispetto a molti testi in prosa.
Chiudiamo con un classicone e, intanto, ti ringraziamo per la disponibilità: hai progetti per il futuro? E se si, ti va di darcene un'anteprima? In primo luogo grazie a voi di Crunched per l'opportunità e a chiunque abbia dedicato del tempo a leggere questa intervista! Per quanto riguarda i miei progetti, quest'anno, ho intrepreso un lungo e impegnativo lavoro personale, che è ben lontano dalla fine: illustrare i 56 Arcani Minori, o almeno quelli a me più affini.
Col mio progetto intendo reinterpretare tali carte, coniugando il loro tradizionale significato divinatorio alla funzione narrativa che esse ricoprivano in molte corti rinascimentali.
Per questo ho deciso di creare un mazzo che unisca riferimenti all'arte e mitologia classica e medievale ad elementi folkloristici, agiografici e grafiche pop. Al momento, ho rielaborato 5 lame in ordine sparso, come una vera e propria stesa, consultabile sul mio profilo Instagram.
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