«Por favor — considérame un sueño». Franz Kafka - Cartas a Milena
«Please — consider me a dream». Franz Kafka
Ciao Ana e benvenuta tra i morsi quadrati!
Noi di CrunchEd siamo molto affamati di nuove storie e ci piacerebbe conoscere la tua. Quando hai cominciato a disegnare e cosa ti ha spinto a farlo?
Le circostanze.
Da quando ho memoria mi sono sempre cercata qualche veicolo-istrumento-scusa che mi aiutasse a sciogliere dei nodi. Non sempre è stato il disegno al primo posto: mi sono servita della scrittura, della poesia, la fotografia… e tutte mi sono state d’aiuto nella perenne ricerca di un senso di libertà intangibile.
La cosa veramente importante per me non è l'illustrazione in sé, (o le tante ricerche fatte in quanto a tecnica o stile), ma tutto quello che si nasconde dietro. A me quello che mi interessa di più va oltre al risultato estetico e ogni illustrazione suppone uno dei risultati possibili.
Ti va di spiegarci cosa ti ha portato a scegliere questa citazione da illustrare?
«Por favor — considérame un sueño».
Franz Kafka - Cartas a Milena
Era tra le mie ultime letture e mi è piaciuto.
Lo stile non è mai scritto nella pietra. Come ti rapporti a questa componente così fluida e sfuggente? Pensi che si risolva in una ricerca perenne o che a un certo punto incontri si stabilizzerà spontaneamente?
Come indovinarlo?
Di sicuro, per ora, non mi sento di essere arrivata da nessuna parte dove deva fermarmi a lungo. Dove vado?… non lo so… no mi preoccupa più di tanto, basta che abbia la facoltà di portarmi, in questo contesto, fino il profondo di qualcosa, poi si vedrà la metamorfosi formali dello stile, che di sicuro continuerà ad andare avanti!
C’è un autore in particolare che ha illuminato o che ancora illumina le tue opere? In altre parole, c’è un artista, uno scrittore che ti stimola a mordere la vita?
In particolare assoluto sicuramente no. Mi piace vedere e studiare cosa succede in giro e inevitabilmente influisce su quello che faccio. È vero però che torno sempre con piacere a certe avanguardie del XX secolo (in contesto artistico ma anche letterario).
Attualmente hai raggiunto un nuova forma espressiva, senza perdere quel dettaglio essenziale e intrinseco che rende inconfondibili le tue opere. Come è avvenuto questo cambiamento? è stato repentino e urgente o ragionato e graduale?
Ci sono certi aspetti importanti che hanno trasformato la mia vita quotidiana e anche se, mi prendono tantissimo tempo, mi hanno spinto a trovare sotto le rocce il tempo e innanzitutto la necessità nascosta di cambiare approccio, perché di non averlo fatto sarei esplosa in mille pezzi.
Ho sempre dato molta importanza alla esperienza interiore, alla quale ritengo infinitamente più ricca e illimitata rispetto alla esperienza esteriore.
Mi piace il modo della illustrazione perché ha il vantaggio della evocazione e la evocazione, rispetto alla esperienza reale, ha una ricchezza e una facilità infinita. La evocazione eccede alla natura e, in certo modo, può cambiarla. Quindi per me ha la facoltà di partire del conosciuto ma può arrivare ovunque.
E qui succede qualcosa di veramente speciale e divertente: la commedia di un delirio. (il delirio inteso come una cosa normale) Con l’illustrazione scappo del mondo del discorso del mondo naturale e posso entrare nel rifugio della “infinità dei possibili”. Là posso tranquillamente dare morte al mondo logico. I possibili evocati sono irreali e lì mi prendo anche in giro.
Il mio desiderio era quello di stare dentro a quel disordine, dove il reale è distrutto, trasformato, trasfigurato… lì mi trovo bene…
Domanda irrinunciabile per il palato di CrunchEd: qual è il tuo rapporto con la musica e quali vie sceglie per farsi strada fino ai tuoi disegni?
Il mio rapporto con la musica è un po’ viscerale, infantile, naïf… mi piace anche così, anche perché da certi punti di vista è un rapporto simile a quello che ho, da certi versi, con l’illustrazione. Effettivamente tante volte mi faccio accompagnare da tanta musica mentre disegno e sono sicura che in qualche modo fanno anche vibrare le corde dei miei stati d’animo, quindi sì... anche la musica si fa spazio nelle forme mute delle mie illustrazioni.
Chiudiamo con un classicone e, intanto, ti ringraziamo per la disponibilità: progetti futuri? A cos’altro stai lavorando?
Sicuramente mi piacerebbe continuare a trovare i modi di far interagire gli altri miei interessi ed effimere ossessioni con l’illustrazione.
Poco fa mi ero fissata con il concetto “nebbia”, ma lo ho esplorato esteticamente al di fuori dell’illustrazione.
Sto leggendo molte cose che stanno fermentando e sedimentando e che vorrei trovare il modo di farle giocare nel mio mondo dell’illustrazione, ma per ora è un pensiero così vago e poco definito che sarebbe assurdo provare a verbalizzarlo in questo momento.
Grazie mille Ana, noi ti continueremo a seguire:
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