"Someone I loved once gave me a box full of darkness. It took me years to understand that this, too, was a gift." Mary Oliver.
Noi di CrunchEd siamo molto affamati di nuove storie e ci piacerebbe conoscere la tua. Quando hai cominciato a disegnare e cosa ti ha spinto a farlo?
Ciao a tutti e grazie ancora per avermi dato la possibilità di condividere con voi questo bellissimo spazio! Non è facile rispondere a questa domanda, perché non ricordo che ci sia mai stato un momento della mia vita in cui il disegno non ci fosse. Forse c’era pure prima che ci fossi io dato che ho ereditato questa passione da mia madre. Quindi, tornando alla domanda, credo di aver cominciato a disegnare appena ho capito come si teneva in mano la matita, anzi, il pennarello. A spingermi a disegnare è stata soprattutto la possibilità di mettere su carta quello che avevo in testa.
Ti va di spiegarci cosa ti ha portato a scegliere questa citazione da illustrare?
Ho conosciuto l’autrice di queste parole, Mary Oliver, durante quest’anno. Il titolo della poesia “L’utilità della sofferenza” descrive bene qualcosa che in questo anno si è dimostrato essere ancora più valido. Di “scatole di buio”, in questo 2020, ne abbiamo ricevute tante. Eppure, questo buio ci ha anche insegnato e ci sta insegnando parecchio. Saremo in grado di cogliere i suoi insegnamenti? Tutti nella vita attraversiamo dei momenti bui. E mentre li viviamo pensiamo che quel momento ce lo ricorderemo come uno dei peggiori della nostra vita. Eppure, a volte, può succedere che, a distanza di tempo, nel ripensare a quel momento, lo vediamo in modo diverso. A volte è necessario attraversare tante “scatole di buio” per poter arrivare esattamente dove bisogna essere.
Le tue illustrazioni sono caratterizzate, con effetto felicemente dirompente sulle nostre retine, da vividi contrasti, il tutto esaltato dalla presenza di texture mai uguali a se stesse. C’è una combinazione di colori, ma anche di texture sullo sfondo, che preferisci su tutte le altre o ti muovi alla ricerca di quella che più ti ispira sul momento?
Non posso dire di avere una combinazione di colori preferiti… Ma per quanto riguarda le texture, quello sì. Capelli e foglie sono la cosa che mi piace disegnare di più e di cui non posso fare a meno. Poi certo, ogni disegno, racconta una sua storia e allora cerco di utilizzare la combinazione di elementi che per me è più adatto a raccontare quella cosa. Ma l’effetto finale non cambia: disegnare quelle texture mi piace e mi rilassa tantissimo!
C’è un autore in particolare che ha illuminato o che ancora illumina le tue opere? In altre parole, c’è un artista, uno scrittore che ti stimola a mordere la vita?
Questa sì che è una domanda difficile. Com’è che si dice? “Quando l’allievo è pronto, il maestro appare”. Se si ha voglia di conoscere, tutto ci insegna. Anche una passeggiata nel parco, con le betulle con gli occhi “disegnati” sui tronchi. L’ispirazione è ovunque, quando ascoltiamo. Credo che un ruolo importante, però, lo abbia avuto la fotografia. Se devo fare un nome non posso non citare Francesca Woodman. Ad avermi colpita è stato il suo modo di raccontarsi attraverso la fotografia. I suoi scatti raccontano delle storie, il suo mondo interiore, bello e inquietante allo stesso tempo. Ecco, il suo modo di raccontarsi è sicuramente una delle cose che mi hanno “segnata”.
Molti dei tuoi lavori ti vedono protagonista, narratrice e soggetto della narrazione. Hai sempre avuto questa tendenza a raccontarti e mostrarti attraverso il disegno o è una modalità d’espressione a cui sei arrivata di recente?
Per ricollegarmi anche alla domanda di prima… Credo di esserci arrivata proprio attraverso lo studio della fotografia, quindi direi una decina di anni fa. Ad interessarmi di più sono sempre stati i ritratti. La stessa persona può raccontare tante storie, una situazione ma anche cose che riguardano qualcosa di più nascosto, un segreto magari o un’emozione. Forse, per me il disegno, è un po’ come la fotografia era per Francesca Woodman, un modo per raccontarsi, per raccontare delle storie e un modo per liberarsi da quello che ci inquieta. raccontarsi, per raccontare delle storie e un modo per liberarsi da quello che ci inquieta.
Domanda irrinunciabile per il palato di CrunchEd: qual è il tuo rapporto con la musica e quali vie sceglie per farsi strada fino ai tuoi disegni?
Non mi piace disegnare in compagnia di altre persone. Ma se la compagnia è la musica allora è un altro discorso. Anzi, direi che è una cosa che non deve quasi mai mancare. A volte mi piace ascoltare cose che abbiano lo stesso mood di quello che sto disegnando. Altre volte, invece, sono proprio le canzoni a suggerirmi delle immagini.
Chiudiamo con un classicone e, intanto, ti ringraziamo per la disponibilità: progetti futuri? A cos’altro stai lavorando?
Ho sempre la testa piena di idee. Anzi, il problema è che non riesco a non averne. Mentre lavoro ad una cosa me ne vengono in mente altre e vorrei davvero che le giornate fossero più lunghe per poter fare tutto! Attualmente sto lavorando ad alcuni progetti personali che spero di poter concretizzare presto. Ma presto o tardi, alla fine, non ha tutta questa importanza, perché nel frattempo io continuo a disegnare lo stesso. Grazie mille!
Grazie a te Sara e a presto!
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