#crunch166 | Sebastiano Pirisi

#crunch166 | Sebastiano Pirisi

Kurosawa, Ran - "In a mad world, only the mad are sane."

Ciao Sebastiano e benvenuto tra i morsi quadrati! Noi di CrunchEd siamo molto affamati di nuove storie e ci piacerebbe conoscere la tua. Quando hai cominciato a disegnare e cosa ti ha spinto a farlo?
Disegno da che ho ricordo. Mi ricordo di disegnare le pareti della mia camera, la mia scrivania, i banchi di scuola. Da piccolo già disegnavo le mie storie ispirandomi a fumetti, film o videogiochi. Poi, per varie vicissitudini, ho abbandonato il disegno andando all’università, finché un paio d’anni fa, ho ripreso in mano le matite e le penne e da allora non mi sono più fermato.

Ti va di spiegarci cosa ti ha portato a scegliere questa citazione da illustrare?

Sintetizza in poche parole tanti ragionamenti fatti negli ulti anni. Strade, contesti, che mi hanno portato a decostruire tanto di quello che avevo imparato e costruire un percorso che fosse mio e che mettesse sempre in dubbio la “normalità” che, di fatto, non esiste. Quello che può sembrare assurdo, folle, in realtà è sempicemente un altro punto di vista dettato da chissà quali altre esperienze.



I tuoi lavori sono spesso caratterizzati da un tratto pulito, nero su bianco, accompagnato da dettagli grigi. Si alterna però a un uso di colori sgargianti, perlopiù privi di sfumature. Come ti rapporti con il colore? Preferisci partire dal disegno o sono le matite a guidarti?

Ho passato un sacco di tempo a sperimentare varie tecniche e forme di rappresentare quello che ho in testa, per adesso questo è la forma con cui mi esprimo meglio. Ma ha subito un sacco di evoluzioni e cambierà ancora. Sono molto avaro col colore ma per lo più perché fa parte dei miei limiti, non riesco sempre ad usarlo come vorrei, per cui ho una palette sgargiante e limitata che uso per sottolineare dei momenti.


C’è un autore in particolare che ha illuminato o che ancora illumina le tue opere? In altre parole, c’è un artista, uno scrittore che ti stimola a mordere la vita?

A questa domanda è difficilissimo rispondere. Vorrei fare un elenco gigantesco partendo dai primi fumetti di Tex che mi regalava mio nonno, fino a tutto quello che ha pubblicato Gipi o Igort, perché ad illuminare, fortunatamente, ci sono una marea di fari, lampadine, lucciole e lanterne che si aggiungono, si spengono e riaccendono continuamente.

Nei tuoi lavori compare frequentemente un cosmonauta. Da dove viene, dove va? Cosa nasconde sotto il casco?
Nasce da una serie di illustrazioni che facevo in cui fissavo delle particolari situazioni ed emozioni che vivevo, dopodiché, col tempo, gli ho dato un nome, Gustavo, l’uomo dello spazio, e ha cominciato ad essere il protagonista di queste brevi storie che pubblico settimanalmente. La sua non è una traiettoria chiara, anzi, si nutre appunto di quella confusione e precarietà che circonda tantissime persone.
Sotto il casco ci sono tutte quelle espressioni che animano un volto, le increspature delle labbra, gli arricciamenti di naso e i movimenti sconclusionati delle sopracciglia. Sono nascosti, perché tutte queste espressioni sono una finestra troppo palese su chi siamo.


Domanda irrinunciabile per il palato di CrunchEd: qual è il tuo rapporto con la musica e quali vie sceglie per farsi strada fino ai tuoi disegni?

La musica mi accompagna spesso, entra nelle parole che scrivo e nelle immagini che rappresento. Fa parte di quel calderone di conoscenze e ispirazione che poi finisce in quello che faccio. Dalla musica come portatrice di significati come quella dei Crass fino alla musica portatrice di immagini come tanto post-rock, passando per la follia di Tom Waits, la meraviglia dei Lafayette Afro Rock Band e per mille altri generi, gruppi, periodi. È tutto lì.

Chiudiamo con un classicone e, intanto, ti ringraziamo per la disponibilità: progetti futuri? A cos’altro stai lavorando?
L’obiettivo è continuare a sfornare una storia di Gustavo ogni settimana, finché posso. Ho appena venduto e spedito un po’ di stampe di alcune mie illustrazioni e spero di continuare perché da moltissima soddisfazione ed è molto divertente. Sto lavorando ad un progetto più complesso che proporrò a delle case editrici e vedremo. Insomma, si costruisce piano piano, passo dopo passo.
In bocca al lupo per i tuoi progetti Sebastiano!
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