Amo Laura, l’amo più di me stesso… però si sa, un’occhiata di qua, un sorriso di là ed è così che, al compleanno del mio cuginetto di tredicesimo grado, conobbi Celeste. Sarebbe anche nata una bella storia, se non fosse che è una donna fastidiosa, dalla voce stridula che sicuramente non puoi ascoltare appena sveglio la mattina se non vuoi uscire di casa terrorizzato, asfissiante in termini di epica gelosia e…puzza? Non lo so. A forza di starle vicino non ho più il naso. Ma sapete come va, una cosa tira l’altra…
La vita è veramente strana: l’unica volta in cui sono riuscito a gestire diligentemente due impegni, sono stato scoperto e nessuna delle due adesso mi vuole vedere, soprattutto la non così celestiale Celeste, che ha troncato ogni via di comunicazione.
In fondo è una fortuna avere del tempo per me e soprattutto per riconquistare Laura, l’amore vero.
Cercando su internet qualcosa di memorabile, stavolta –spero- vorrei impegnarmi senza distrazioni, mi imbatto nella possibilità di far trasportare uno striscione con un messaggio, da un aereo ultraleggero. Lei ama così tanto i gesti eclatanti che mi perdonerà sicuramente… o perlomeno ci farà un pensierino.
Con l’entusiasmo di un adolescente al primo appuntamento al cinema, mi rimbocco le maniche perché il risultato sia perfetto ma semplice: la data d’inizio della nostra relazione seguita dalla scritta: “Ti amo, torna da me” basteranno. Non posso mica inviare un poema cavalleresco, alla fine lo striscione rimarrebbe accartocciato per terra come carta igienica e non si librerebbe in volo.
Ma ecco il giorno designato per così tanta spettacolarità. Sono a casa mia, l’orologio da polso segna cinque minuti all’ora “X”. Esco in giardino attraversando solennemente la porta finestra, compongo il numero della mia bella e la supplico con voce cantilenante e lagnosa, di guardare per qualche minuto il cielo insieme a me. Proprio quando decide di acconsentire, ecco l’aereo che solca l’azzurro.
Osservare quella cosa volare è tanto leggero quanto così pesante, che la gola si chiude come se avessi inghiottito un mattone. Quella data ha qualcosa di strano… perché è così vicina al compleanno di mio cugino, quando Laura l’ho conosciuta minimo sei mesi prima?
Il mio grottesco silenzio funebre la dice lunga sulla situazione, troppo spinosa da esprimere a parole.
A quel punto realizzo con rassegnazione che sono uno spreco umano di ossigeno: si trattava solo di ricordare una data, nemmeno quella della ragazza giusta…
© Federica Forlini
Racconto 01| Contest Racconta la Musica 012017 | Volevo Fare Bene