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Non ho mai sopportato le conversazioni sul tempo che passa troppo in fretta, sui ricordi che sbiadiscono e le persone che non tornano più. Così come ho sempre odiato sfogliare il calendario e accorgermi che sono passati due mesi, in meno del tempo di un battito di ciglia.
In poche parole, mi ha sempre infastidito quella spietata legge universale che ci impone una sola – e per giunta troppo breve – vita da vivere.
È salita anche a voi un filo di ansia dopo queste mie parole?
Perché è così che mi sono sentita dopo aver letto le prime pagine di “Andanza” di Sarah Manguso edito da NN Editore: vittima dello scorrere del tempo di una vita non mia, ma di quella di una donna che, a centinaia di chilometri di distanza, ha scritto ben oltre 800.000 pagine di diario – e lo scrivo in numero perché vi rendiate conto di quante sono – e tutto per cercare di non dimenticarsi mai niente. Di non tralasciare nessun particolare importante, nessun evento o conversazione, o pacchetto di cracker mangiato per una ragione ben precisa.
Più leggevo e più la morsa del “Ma allora, prima o poi, dimenticherò tutto quello che ho vissuto?” mi stringeva il cuore e spappolava il cervello. E non mi vergogno nel dire di aver pensato che Sarah Manguso fosse prima di tutto una pazza che una scrittrice.
Ma poi, come succede per tante letture, mi sono lasciata trasportare, smettendo di giudicare chi aveva deciso di parlare di tutto quell’immenso lavoro.
Così ho scoperto che “Andanza” è la storia di un diario senza parlare di un diario; è un’aperta dichiarazione d’amore alla vita e alle sue regole a volte spietate.
Sarah Manguso non cita una sola parola di quelle ottocentomila pagine, ma spiega le ragioni che l’hanno portata a trascrivere anni e anni di avvenimenti, compleanni, viaggi e giornate di merda.
“Scrivere un diario significa fare una serie di scelte su cosa omettere, cosa dimenticare. Un memorabile panino, un’immemorabile rampa di scale. Un memorabile stralcio di conversazione circondato da chiacchiere che nessuno ricorda.”
E lo fa quasi con freddezza, con distacco, come a voler difendere quella che per lei, per tutta una vita, è stata più di un’ancora di salvezza. Un cercare di restare aggrappata il più possibile al suo posto nel mondo.
“Il guaio era che non riuscivo a tenere traccia di tante cose. Ma come avevo fatto ad illudermi che con l’impegno sarei riuscita a ricordare tutto?”
Per questo affermo che, a lettura ultimata, questo libro non parla solo di una donna che ha scritto un diario, ma di una scrittrice che ha volutamente cercato di rendere eterno ogni singolo istante del proprio lungo percorso, dandogli potenza e grazia con il solo mezzo che conosce bene e ama: la scrittura.
“Prima di diventare madre pensavo di potermi chiedere ‘Come posso sopravvivere se dimentico così tanto?’ Poi ho capito che i momenti dimenticati sono il prezzo della partecipazione continua alla vita, una forza indifferente al tempo.”
Un libro che fa riflettere.
Un libro che consiglio perché diverso dal solito, anche per la splendida edizione illustrata da Marco Petrella.
E infine, un applauso a questa casa editrice che continua a proporre letture di qualità uscendo dai soliti standard.
Titolo: Andanza. Fine di un diario
Autore: Sarah Manguso
Editore: NN editore
Collana: La Stagione
Uscita: 21 settembre 2017
Formato: 114 pp., ill., rilegato
Prezzo di copertina: 15 EUR
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© Mara Munerati